Fiesso d'Artico. Intitolato un parco a don Carlo Targhetta, parroco per trent’anni
Voluta dal Comune, ha il sostegno dei tanti che lo ricordano con affetto
«Per essere grandi bisogna prima di tutto saper essere piccoli. L’umiltà è la base di ogni vera grandezza»: queste parole di papa Francesco rispecchiano la vita di don Carlo Targhetta.
Il 18 giugno sono già sei mesi dalla scomparsa dell’ex parroco di Fiesso D’Artico – che ha guidato la comunità dal 1983 al 2014 – e i suoi compaesani ricordano con ardore le parole, i gesti e il suo indistinguibile sorriso felice. Ecco perché l’amministrazione comunale ha deciso di dedicare simbolicamente il nuovo parco dell’ex scuola materna parrocchiale alla sua memoria.
«Era il minimo che potessimo fare – dichiara Marco Cominato, attuale assessore e architetto che ha proposto l’iniziativa al Comune – Per uno sviluppo sostenibile una strada percorribile e necessaria è la “rigenerazione urbana”: il recupero e la riconversione del vecchio edificato esistente, attraverso strutture che vivano in sintonia con l’ambiente. La progettazione diventa così un sentimento di responsabilità nei confronti della terra che ospita. Ecco perché abbiamo pensato a una serie di azioni a livello urbano da attuare e questo è stato il primo gesto».
Il parco ha un significato preciso: «Intende ripristinare l’antico rapporto tra i cittadini e il Brenta e creare una connessione tra il fiume, piazza Marconi e la chiesa della Santissima Trinità, in cui la natura sia protagonista e assieme a lei il ricordo semplice e quotidiano di don Carlo».
La cerimonia di inaugurazione del parco è avvenuta il 15 maggio, con la presenza del sindaco, dell’assessore, del parroco e di alcuni cittadini entusiasti della proposta.
«Un “meraviglioso angolo verde”, un punto centrale per Fiesso d’Artico, un luogo di incontro per molti, oggi vuole essere uno spazio di rinascita, anche per ricordare che don Carlo Targhetta non ci ha lasciati ma è ancora presente in mezzo a noi – afferma l’attuale parroco, don Massimo Donà – Almeno tre generazioni hanno vissuto nell’ex scuola dell’infanzia i loro anni più belli; ora ci auspichiamo possa essere un luogo fraterno, di serenità, condivisione e di quella stessa gioia che Esther Vanuzzo sapeva trasmettere don Carlo».
Esther Vanuzzo