Fare memoria. Memoria e ricordo sono due termini che hanno molto a che fare con la scuola
La Storia racconta, in tanti modi diversi ma ugualmente drammatici, come l’uomo sia da sempre capace di male.
Memoria e ricordo. Sono due termini fortemente evocativi e in particolare in questi giorni rimandano alle due Giornate che curiosamente ricorrono vicine nel tempo. La Giornata della Memoria, il 27 gennaio, per commemorare le vittime della Shoah, lo sterminio degli ebrei messo in atto dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. Il Giorno del Ricordo, il 10 febbraio, voluto dal Parlamento italiano con l’obiettivo di non dimenticare la tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.
Memoria e ricordo sono due termini che hanno molto a che fare con la scuola. Perché è soprattutto nelle aule scolastiche che avviene la trasmissione delle conoscenze e delle tradizioni, l’incontro con la storia al di fuori del nucleo familiare e della cerchia del “mondo vicino”. E’ un meccanismo naturalmente veicolato dalla dinamica dello studio, guidato da persone preparate come gli insegnanti, collocato all’interno di binari abbastanza definiti come quelli disegnati dai curricoli e dai programmi scolastici. Tuttavia, memoria e ricordo non sono termini “facili” da gestire, perché intrecciano inevitabilmente il mondo delle emozioni. Rimandano a un confronto con il passato che non è solo di conoscenza, piuttosto di incontro e di confronto, in qualche modo di attualizzazione e anche di provocazione.
In particolare, il termine memoria indica un rievocare al presente, un “rendere di nuovo attuale” che, ad esempio, conferisce a questa parola una forza simbolica particolarmente grande. La Giornata della Memoria non è solo un momento per ricordare e non dimenticare. Piuttosto diventa l’occasione di avere di nuovo davanti agli occhi, oggi, l’orrore di ieri. Lo rende presente e ne promuove la consapevolezza, perché ciascuno possa, in se stesso, prendere le distanze, dire “mai più”.
Ricordo è forse un termine più “semplice”, con una carica simbolica meno forte. Detto così, e accostando le due Giornate che si rincorrono tra gennaio e febbraio, sembrerebbe di poter dare loro un peso differente che in realtà non dovrebbe essere. E’ vero che le dimensioni delle vicende storiche non sono uguali. Per quanto riguarda la Shoah siamo di fronte a uno sterminio pianificato nei dettagli per anni e con metodo, promosso da una cultura dell’odio fatta crescere piano piano nel cuore dell’Europa fino a produrre oltre 6 milioni di morti. La vicenda legata alle Foibe e ai drammatici eventi che costrinsero centinaia di migliaia di italiani, abitanti dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, a lasciare le loro case, spezzando secoli di storia e di tradizioni, ha confini diversi.
Tuttavia lo spessore della tragedia e dell’attacco alla vita e alla dignità delle persone non è questione di quantità. Shoah e Foibe, rastrellamenti, deportazioni, ghetti, omicidi sistematici: la Storia racconta, in tanti modi diversi ma ugualmente drammatici, come l’uomo sia da sempre capace di male. Nello stesso tempo, celebrare memoria e ricordo indica la dimensione della speranza, la capacità di non arrendersi al buio. Nelle aule scolastiche è possibile accendere la luce.