Eucaristia, sacramento di unità. L’amore di Dio, e del prossimo, trova la sua sorgente nel Santissimo Sacramento
«Sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità!»: queste parole di sant’Agostino, descrivono la comunione che si instaura tra il fedele e Cristo nell’eucaristia.
Nel Vangelo di Giovanni, il Signore descrive questa comunione come una relazione straordinaria di “interiorità reciproca”: «Lui in me e io in lui». Questa comunione che ci unisce al mistero divino, genera nel contempo una comunione che possiamo dire “orizzontale”, ossia ecclesiale, fraterna, capace di unire in un legame d’amore tutti i partecipanti alla stessa mensa. «Pur essendo molti, siamo un corpo solo – ci ricorda Paolo – tutti infatti partecipiamo all’unico pane».
Se dovessimo celebrare l’Eucaristia senza tener conto delle esigenze della carità e della comunione, ne rinnegheremmo il significato profondo. Paolo è severo con i corinzi perché il loro radunarsi insieme «non è più un mangiare la cena del Signore» a causa delle divisioni, delle ingiustizie, degli egoismi. In tal caso l’eucaristia non è più agape, cioè espressione e fonte di amore.
Se la vita cristiana si esprime nell’adempimento del più grande comandamento, e cioè nell’amore di Dio e del prossimo, questo amore trova la sua sorgente proprio nel santissimo sacramento, che è chiamato: sacramento dell’amore. L’eucaristia ricorda, rende presente e genera questa carità. Raccogliamo, allora, l’appello del vescovo e martire Ignazio che esortava all’unità i fedeli: «Una sola è la carne di nostro Signore Gesù Cristo, uno solo è il calice nell’unità del suo sangue, uno solo l’altare, come uno è il vescovo». E con la liturgia preghiamo Dio Padre: «A noi che ci nutriamo del corpo e del sangue del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito».
don Nicola Tonello
rettore della chiesa del Corpus Domini e direttore spirituale del seminario