Eucaristia e Chiesa, legame vitale. La Chiesa dà visibilità al suo Signore nel mondo, ma è lui che si fa presente

Se l’Eucaristia fa la Chiesa, è pur vero che l’Eucaristia si compie dentro la Chiesa. Dà visibilità al suo Signore nel mondo, ma è lui che si fa presente. Alla Chiesa, comunità di battezzati, è dato di accogliere il dono della presenza di Cristo che attraverso la fede, la speranza e la carità incrementa la comunione ecclesiale. In tale senso l’Eucaristia fa la Chiesa, perché la sua celebrazione è costitutiva della Chiesa

Eucaristia e Chiesa, legame vitale. La Chiesa dà visibilità al suo Signore nel mondo, ma è lui che si fa presente

Capita di vivere l’Eucaristia domenicale insieme a persone contente di esserci. Capita di condividere con alcuni, prima o dopo la messa, esperienze importanti, momenti sereni, ansie o preoccupazioni per la salute e la famiglia, ma anche domande sulla fede, sulla vita della Chiesa e della società o un semplice dialogo. Con altri ci si conosce appena e il saluto diventa la sostanza della relazione. In ogni caso, l’Eucaristia domenicale è un’occasione d’incontro formidabile, perché il nostro stare insieme, nella varietà dei ministeri, rende presente “nella sala della festa” il Cristo pasquale.

Nella comunità che celebra è reale l’incontro con il Signore risorto. Nell’Eucaristia, anche se non sempre ne siamo coscienti, noi accogliamo il Cristo vivo che si dona alla sua Chiesa e rivitalizza la nostra fede battesimale. Alla Chiesa è affidata l’Eucaristia. Alla Chiesa, intesa come comunità di battezzati, è dato di accogliere il dono della presenza di Cristo che attraverso la fede, la speranza e la carità incrementa la comunione ecclesiale. In tale senso l’Eucaristia fa la Chiesa, perché la sua celebrazione è costitutiva della Chiesa. Il teologo francese François-Xavier Durrwell a tal proposito afferma: «La Chiesa è il luogo esclusivo dell’istituzione eucaristica. Il Cristo pasquale è donato alla Chiesa (Ef 1,22) come pure a essa è affidata l’Eucaristia. Tra la Chiesa e l’Eucaristia l’unità è infrangibile, è quella del corpo unico di Cristo in questo mondo». Ci aiuta a comprendere questa unità sostanziale fra l’Eucaristia e la Chiesa anche il liturgista Silvano Sirboni: «Nell’Eucaristia affondano le loro radici tutti gli altri sacramenti e a essa converge tutta la sacramentalità della Chiesa come pure tutta la sua azione pastorale (cfr. PO 5). Non potrebbe essere diversamente; l’Eucaristia infatti è la celebrazione globale di tutto il mistero pasquale, di tutto il mistero della nostra redenzione. Non è certo senza motivo che l’Eucaristia è il vertice dell’iniziazione cristiana, quindi di tutto l’itinerario cristiano!».

Se l’Eucaristia fa la Chiesa, è pur vero che l’Eucaristia si compie dentro la Chiesa. «La potenza della risurrezione, che trasforma il pane, si manifesta pienamente in questa Chiesa ricevente» che è tutta ministeriale. Sacrosanctum Concilium al n. 26 afferma: «Le azioni liturgiche non sono azioni private, ma celebrazioni della Chiesa»; e al n. 28: «Ciascuno, ministro o fedele, svolgendo il proprio ufficio, compia soltanto e tutto ciò che, secondo la natura del rito e le norme liturgiche, è di sua competenza». La Chiesa è viva perché è corpo; essa stessa è operante, pur nella chiara consapevolezza che «tutto è opera del Padre che genera il Figlio nella potenza dello Spirito». La Chiesa dà visibilità al suo Signore in questo mondo, ma è lui che si fa presente. In ogni caso «attraverso di essa Cristo viene incontro agli uomini nella sua azione salvifica».

Un giorno, un anziano disse: «Se non partecipo alla messa domenicale non mi pare neanche di vivere e poi soffro per l’isolamento e un po’ di depressione: la messa mi dà forza». Le riflessioni che stiamo facendo non sono separabili dall’esperienza di fede vissuta da tante persone che, pur senza una formazione teologica specifica e senza fanatismi, vivono l’Eucaristia nel suo significato più vero: «Prendete e mangiate». Questi cristiani sono consapevoli che è questo “mangiare” l’autentico alimento per la fede, nelle gioie e nelle fatiche della vita, come testimonia la soddisfazione da parte di alcune famiglie di poter vivere insieme l’eucaristia nel giorno del Signore.

Il Signore viene realmente per creare un legame duraturo con noi, viene per stare a cena con noi (Ap 3,20), viene per aprirci gli occhi (Lc 24,31). Sa che abbiamo bisogno di lui e che senza di lui la nostra povera fede rischia la tiepidezza. Benedetto XVI, qualche anno fa ci ha ricordato che «la Chiesa, il popolo di Dio, è realmente il Corpo di Cristo, presente nella storia sino alla fine del mondo». È la relazione di Cristo con la Chiesa che ci costituisce popolo di Dio: è lo spezzare il pane che ci rende uno, che qualifica le nostre relazioni. L’Eucaristia è il dono più grande dello Sposo alla sua Sposa, necessario per non farci sentire un insieme di singoli, ma sostanzialmente in relazione con il Signore risorto e fra di noi. Edith Stein nella sua autobiografia riporta l’impressione che le suscitò l’arrivo nel duomo di Francoforte di una donna con il suo cesto della spesa che si inginocchiò per una preghiera. «Per me – scrisse – era una cosa del tutto nuova... qualcuno era entrato nella chiesa vuota nel mezzo delle sue occupazioni quotidiane, come per andare a un colloquio confidenziale. Non ho mai potuto dimenticarlo». Questo atto del “mangiare” eucaristico non è un’esperienza puramente liturgica, ma informa tutta la vita del cristiano e della Chiesa e si fa testimonianza.

don Antonio Oriente
direttore spirituale del seminario minore e dei diaconi permanenti

Aprile

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Preghiamo per coloro che rischiano la vita lottando per i diritti fondamentali nelle dittature, nei regimi autoritari e persino nelle democrazie in crisi.

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Perché la luce della Pasqua, vincendo le tenebre, avvolga ogni creatura trasfigurandola nella bellezza del Signore risorto.

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Cuore di Gesù, trafitto e tornato a vita risorta, colma della tua Grazia il cuore dei tuoi ministri, perché siano efficaci strumenti di speranza e di salvezza.

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