Emergenza alimentare, “per le famiglie numerose si potenzi la rete degli empori solidali”
A parlare è Roberto Morgantini, anima delle Cucine Popolari, passate in pandemia da 250 a 500 pasti serviti quotidianamente in sacchetti d’asporto: “Ci siamo snaturati, ma non avevamo scelta. Speriamo di tornare presto a far sedere i nostri ospiti: oggi mancano scambio e dialogo”
“In questi ultimi mesi ci siamo snaturati: consegnare pranzi d’asporto non è una cosa che ci appartiene, ma ci siamo dovuti arrendere all’evidenza. Le richieste d’aiuto sono cresciute esponenzialmente, e non potevamo non dare risposte”. Roberto Morgantini, anima delle Cucine Popolari, non usa giri di parole: la gestione dell’emergenza Covid ha portato anche il progetto dell’associazione Civibo a un ripensamento e a una riorganizzazione, seppur mal digerita. Nelle tre Cucine Popolari, prima del lockdown venivano preparati 250 pasti, negli ultimi mesi si è arrivati a 500. “Al Battiferro si rivolgono anche una sessantina di famiglie composte da 4, 5, 6 persone. Noi siamo felici di accoglierle ma, forse, il supporto per loro più adeguato è quello fornito dagli empori solidali. Per questo siamo contenti che il Comune abbia annunciato un’unica cabina di regia per gestire l’emergenza alimentare e, contestualmente, anche la volontà di implementare la rete degli empori. Perché intendiamoci: noi vogliamo tornare a far sedere i nostri ospiti, ma prima va compreso, collettivamente, come gestire questa imponente richiesta d’aiuto. Dobbiamo ragionare in modo diverso e organico”.
Morgantini, con rammarico, ripercorre i primi passi delle Cucine, un progetto nato su tre pilastri: relazione, inclusione, accoglienza. “La pandemia ha cambiato tutto – ammette –. Oggi prepariamo sacchetti, sicuramente belli abbondanti, li consegniamo e via. Manca il dialogo, lo scambio, molti nuovi ospiti nemmeno li conosciamo. Per parecchio tempo dovremo andare avanti così: usciamo da questa logica emergenziale, diamoci un obiettivo in prospettiva”. Dentro a questa situazione, però, un dato positivo c’è: “Abbiamo avuto una risposta formidabile da parte dei volontari: sono in continuo aumento, tantissimi giovani. E questo ti rafforza”. Morgantini sottolinea la grande rete di piccole, medie e grandi imprese sul territorio che sostengono le Cucine, i singoli cittadini che portano alcuni prodotti delle loro spese, oltre che l’imponente apporto umano degli uomini e delle donne che, ogni giorno, permettono a questo progetto di camminare: “Contiamo 220 volontari, cambiano tutti i giorni. Dai magazzinieri ai cuochi – nel più stretto rispetto dei protocolli anti-contagio –, siamo una bella macchina rodata, che non si perde mai d’animo. Senza contare l’impegno delle 70 persone che coltivano, quotidianamente, i 35 orti popolari che consentono alle nostre cucine di avere sempre ottimi prodotti freschi a km zero”.
Come più volte anticipato, l’apertura della quarta Cucina (Villa Paradiso) è alle porte: tutto è pronto, mancano gli ultimi controlli di prassi. Ma il vero obiettivo è quello di aprire anche altre due Cucine, per arrivare a 6, una mensa popolare per Quartiere. I progetti intermedi, però, non mancano: è di pochi giorni fa la presentazione del restyling della prima Cucina, quella del Battiferro, curato dall’architetto Alessandro Tognon. Un progetto ambizioso, nato dalla collaborazione tra Fondazione Duemila, Immobiliare Porta Castello (proprietaria dei locali) e la facoltà di Architettura dell’Università di Bologna, che ha realizzato un workshop durante un corso di dottorato. Sul tetto è previsto un orto, per garantire ancora più sostenibilità alla mensa, al centro una grande piazza coperta per favorire la socialità: per realizzarla si sta pensano a un crowdfunding.
Ambra Notari