Elezioni in Umbria: un voto nel segno della discontinuità
L'affermazione di Donatella Tesei, candidata del centro-destra, era ragionevolmente prevedibile ma le dimensioni dello scarto sul candidato del centro-sinistra, Vincenzo Bianconi, hanno superato ampiamente tutti i pronostici. Sicuramente hanno pesato molto i fattori locali. Ma inevitabilmente l’esito della consultazione e la sua portata hanno messo in subbuglio anche gli equilibri della politica nazionale
Donatella Tesei, la candidata del centro-destra, è stata eletta presidente della Regione Umbria con una maggioranza schiacciante: 57,5%, pari a circa 255mila voti. Il candidato del centro-sinistra, Vincenzo Bianconi, si è fermato al 37,5% (circa 166mila voti). Degli altri sei candidati, solo il centrista Claudio Ricci ha raccolto più dell’1% (per la precisione il 2,6%). L’affluenza alle urne ha raggiunto il 64,4%, con un balzo di nove punti in più rispetto alle precedenti regionali, un dato che documenta l’interesse che si era creato intorno alla consultazione, interesse non solo locale. Si trattava infatti del primo appuntamento elettorale dopo la nascita del governo Conte 2 e della prima volta in cui Pd e M5S si presentavano alleati alle urne.
Il risultato era ragionevolmente prevedibile quanto al vincitore (sondaggi a parte, il centro-destra aveva già vinto in passato a Perugia e Terni e in molti altri centri rilevanti), ma le dimensioni dello scarto hanno superato ampiamente tutti i pronostici.
Sicuramente hanno pesato molto i fattori locali. Sinistra e centro-sinistra hanno guidato la Regione per quasi cinquant’anni e si era andati al voto in anticipo rispetto alla scadenza fisiologica perché la giunta uscente era stata messa fuori gioco da uno scandalo giudiziario nel campo della sanità.
Dunque il voto ha espresso con forza un desiderio di discontinuità nel governo regionale. Ma inevitabilmente l’esito della consultazione e la sua portata hanno messo in subbuglio anche gli equilibri della politica nazionale e reso molto problematica per il futuro – allo stato il M5S la esclude esplicitamente – la prospettiva di un’alleanza tra Pd e Cinquestelle nelle elezioni regionali che segneranno tutto il 2020.
Per quanto riguarda i singoli partiti, nel centro-destra la Lega ha ottenuto il 37% dei voti (8 seggi), Fratelli d’Italia il 10,4% (2 seggi), Forza Italia il 5,5% (un seggio), la lista Tesei presidente il 3,9% (un seggio). Nel centro-sinistra il Pd ha avuto il 22,3% dei voti (5 seggi), il M5S il 7,4% (un seggio), la lista Bianconi per l’Umbria il 4 % (un seggio). Da notare che la Lega da sola ha preso poco meno dei consensi del candidato presidente dell’altro schieramento. Nel confronto con i voti raccolti dai partiti in Umbria nella tornata elettorale più recente, le europee del maggio scorso, la Lega ha perso circa un punto (come Forza Italia ma ovviamente con ben altra incidenza) e il Pd circa un punto e mezzo, mentre FdI ne ha guadagnati quasi quattro, superando il M5S che ha praticamente dimezzato la sua percentuale. Secondo le stime dei flussi effettuate dal Cise (il Centro studi elettorali della Luiss di Roma), a Perugia i Cinquestelle hanno ceduto alla Lega più elettori di quanti ne abbiano conservati rispetto alle politiche del 2018.