Elezioni in Emilia Romagna e Calabria. Candidati, modalità di voto e note delle Conferenze episcopali
Il punto sulle elezioni amministrative in vista dell'appuntamento alle urne di domenica. Una sintesi delle procedure e dei candidati, con l'importante apporto delle note delle due Conferenze episcopali sui territori, che esortano al voto consapevole e alla responsabilità di tutti: elettori ed eletti.
Le elezioni a livello locale, soprattutto quelle regionali, finiscono spesso per assumere una rilevanza nazionale o, quantomeno, vengono lette anche in questa chiave. Ma nel caso del voto del 26 gennaio in Emilia-Romagna e Calabria questa tendenza si è spinta fin quasi a oscurare il senso specifico della chiamata alle urne, che è quello di eleggere la guida politico-amministrativa delle rispettive regioni, con riferimento alla personalità dei candidati e alle indicazioni programmatiche relative ai territori coinvolti.
Vediamo dunque di recuperare alcuni dati essenziali, cominciando dalla regione più popolosa, l’Emilia-Romagna (circa quattro milioni e mezzo di abitanti), che è anche quella che ha subìto la più massiccia torsione del voto in chiave nazionale.
I candidati alla presidenza sono sette: il presidente uscente Stefano Bonaccini, sostenuto da una coalizione di centro-sinistra, la leghista Lucia Borgonzoni, appoggiata dal centro-destra, Simone Benini espresso dal Movimento 5 Stelle, Marta Collot (Potere al popolo), Stefano Lugli (L’Altra Emilia Romagna, area Rifondazione), Laura Bergamini (Partito comunista), Domenico Battaglia (Movimento 3V, una formazione anti-vaccini).
Seggi aperti dalle 7 alle 23. C’è un’unica scheda per il presidente e il consiglio regionale. Accanto al nome dei candidati alla presidenza compaiono i contrassegni della lista o delle liste sostenitrici e due righe per l’eventuale indicazione di altrettante preferenze (che devono essere per candidati consiglieri di sesso diverso, pena l’annullamento della seconda). Si può votare per il solo candidato presidente, per il candidato presidente e la lista o una delle liste collegate oppure soltanto per una lista (e in questo caso il voto vale anche per il candidato presidente collegato). E’ possibile inoltre il cosiddetto “voto disgiunto”: si può infatti votare per un candidato presidente e per una lista diversa da quelle che lo appoggiano. Viene eletto in un unico turno il candidato presidente più votato. Sono ammesse alla ripartizione dei seggi (in tutto 49 consiglieri più il presidente) le liste che abbiano ottenuto almeno il 3% dei voti, ma possono entrare in consiglio anche le liste con percentuali inferiori se collegate a un candidato presidente che ha superato il 5%. Alle liste che sostengono il presidente eletto vengono garantiti almeno 27 seggi come premio di maggioranza.
“Le elezioni regionali, oltre alle contingenze storiche che attribuiscono loro significati politici nazionali, hanno un impatto importante per le nostre comunità cristiane, perché riguardano una porzione di Paese di cui viviamo le dinamiche economiche, sociali, amministrative”, sottolinea una nota della Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna. Il documento invita a esercitare con discernimento il diritto di voto e ricorda che “ogni forma di corporativismo, di esclusione sociale e dalla partecipazione attiva alla vita delle nostre città, ogni discriminazione di uomini e donne, italiani o immigrati, persone o famiglie, indebolisce il cammino e lo sviluppo regionale”.
In Calabria, una regione che sfiora i due milioni di abitanti, i candidati alla presidenza sono quattro. L’imprenditore Filippo (Pippo) Callipo, appoggiato da una coalizione di centro-sinistra (l’uscente Mario Oliverio non si è ripresentato), la forzista Jole Santelli, che ha il sostegno di tutto il centro-destra, l’economista Francesco Aiello per il M5S e Carlo Tansi, sostenuto da alcune liste civiche.
Seggi aperti dalle 7 alle 23 e un’unica scheda, di analoga impostazione, anche in Calabria. Rispetto all’Emilia Romagna, la riga per l’eventuale preferenza è una sola perché una è la preferenza che si può esprimere. L’elettore può votare per il solo candidato presidente, per un candidato presidente e la lista o una delle liste collegate oppure solo per una lista (e il voto vale anche per il candidato presidente ad essa collegato). Non è consentito il “voto disgiunto”. Viene eletto in un’unica tornata il candidato presidente che raccoglie più voti. Concorrono alla ripartizione dei 30 seggi in consiglio regionale le liste che superano il 4% e le coalizioni di liste che superano l’8%. Alle liste collegate al presidente eletto vengono assicurati almeno 16 seggi per garantire la maggioranza in Consiglio.
“Occorre rifuggire da pratiche deprecabili, oltre che illecite, a partire dal voto di scambio, sotto ogni sua forma, esercitando con matura espressione il proprio consenso” si legge tra l’altro in un comunicato della Conferenza episcopale calabrese. Nel testo si invitano tutti i soggetti a orientare le scelte “ai principi del bene comune e del senso di responsabilità”, con un impegno per “ricucire i rapporti tra politica e cittadini” e “arginare la diffusione di fenomeni degenerativi di antipolitica, dannosi per la tenuta e il funzionamento delle istituzioni e l’integrità del tessuto sociale”.