Educazione civica. Luci e ombre sul loro inserimento a scuola
Chi segue le vicende scolastiche sa bene che quella sull’Educazione civica è una querelle infinita e ha avuto, negli anni, sviluppi di ogni tipo.
Torna l’educazione civica. Così la notizia arriva sui media e si riferisce all’approvazione, in Commissione Cultura alla Camera, di una proposta di legge che adesso approderà in Aula, a Montecitorio.
Di cosa si tratta? Il punto di partenza è una proposta di legge avanzata dalla Lega sulla quale è stato raggiunto un compromesso “trasversale” in Commissione, per cui il testo andrà avanti, con la prospettiva di vedere introdotta la nuova (?) materia dal prossimo settembre nelle scuole di ogni ordine e grado. Così l’annuncio roboante dei deputati della Lega Massimiliano Capitanio e Angela Colmellere, primo firmatario e relatrice del provvedimento: “Si tratta di una importante rivoluzione culturale che renderà questo insegnamento obbligatorio e curricolare dalla scuola materna fino alla secondaria di secondo grado, con valutazione in pagella. L’educazione civica sarà materia di colloquio in occasione dell’esame di terza media e di maturità”.
Una “rivoluzione”. In realtà non troppo, visto che si tratterà non di una materia vera e propria, con adeguato spazio curricolare. Perché? Perché non ci sono le risorse. E allora, come ha già spiegato il ministro Bussetti, non si tratterà di “un’ora in più”, anche se dovranno essere svolte ben 33 ore di insegnamento durante l’anno. Ore “trasversali”, ricavate cioè all’interno delle altre materie di studio, secondo le indicazioni e la progettualità degli Istituti e dei Consigli di classe.
Chi insegnerà Educazione civica? Dovrebbero farlo gli insegnanti che già sono in organico per le altre materie, perché la proposta di legge prevede che non ci siano, per tale insegnamento, nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. In sostanza toccherà a chi già insegna sulle classi interessate e poi verrà utilizzato il cosiddetto “organico dell’autonomia”, cioè quegli insegnanti senza cattedra che sono a disposizione nelle scuole dopo la riforma Renzi. Una prospettiva per il futuro è quella di reperire nuovi fondi dal 2020 per la formazione dei docenti (già, perché per insegnare occorre essere formati…) e quindi avere qualche respiro in più, magari puntando all’ora autonoma, come alcuni vorrebbero. Ci sarebbe anche l’ipotesi dell’affidamento del nuovo insegnamento a più insegnanti in contitolarità, con un coordinatore per classe (senza indennità per l’incarico, naturalmente), che darà poi anche i “voti” agli allievi.
Chi segue le vicende scolastiche sa bene che quella sull’Educazione civica è una querelle infinita e ha avuto, negli anni, sviluppi di ogni tipo. In un passato che sembra ormai lontanissimo (legato alla figura di Aldo Moro), ci furono anche ben due ore obbligatorie al mese, alle medie e alle superiori, affidate all’insegnante di Storia. Oggi nelle scuole si parla di “Cittadinanza e Costituzione”, con tematiche che vanno dall’educazione ambientale a quella stradale, senza dimenticare, appunto, i valori della Carta Costituzionale.
Il problema però resta uno e decisivo: i soldi. E’ chiaro anche nella proposta attuale e la dice lunga sulla situazione della nostra scuola: se crediamo importante che i nostri studenti sviluppino conoscenze e competenze “civiche”, come si può pensare di farlo a costo zero? O nella scuola ci si crede davvero – e allora si investe: energie, passioni, pensieri e denari – oppure saremo condannati ad arrabattarci, con risultati, ahimè, che saranno probabilmente insoddisfacenti.
Alberto Campoleoni