Ecco cosa prevede la Nota di aggiornamento al Def
C’è da aspettarsi un giudizio negativo della Commissione europea a fine novembre (giudizio peraltro ampiamente anticipato, se le cifre della legge di bilancio resteranno quelle della NaDef) e, prima ancora, a fine ottobre, una bocciatura da parte delle agenzie di rating, quelle che – nel bene e nel male – determinano in larga misura le decisioni degli investitori valutando l’affidabilità finanziaria di un Paese
Nell’ultima campagna elettorale ci si domandava come avrebbero fatto, le forze che poi hanno vinto le elezioni e ora governano, a trovare le risorse per attuare le proposte su cui chiedevano il consenso dei cittadini. Con la presentazione della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (NaDef), avvenuta la scorsa settimana dopo un percorso travagliato e ora all’esame del Parlamento, è arrivata la risposta: le risorse si troveranno facendo altro debito pubblico, fino al 2,4% del Prodotto interno lordo, molto oltre il dato che sarebbe stato necessario per rimanere nei binari delle regole Ue. Quindi c’è da aspettarsi un giudizio negativo della Commissione europea a fine novembre (giudizio peraltro ampiamente anticipato, se le cifre della legge di bilancio resteranno quelle della NaDef) e, prima ancora, a fine ottobre, una bocciatura da parte delle agenzie di rating, quelle che – nel bene e nel male – determinano in larga misura le decisioni degli investitori valutando l’affidabilità finanziaria di un Paese.
Al di là delle conseguenze del giudizio della Commissione europea, potenzialmente molto pesanti, c’è infatti già in atto il giudizio dei mercati finanziari, che potrebbe aggravarsi drammaticamente in caso di declassamento da parte delle agenzie di rating. Si tratta di questioni molto complesse, ma il meccanismo di fondo (gli economisti perdonino la semplificazione) è piuttosto intuitivo: l’Italia ha un debito pubblico elevatissimo, il terzo più alto al mondo, e per alimentarlo deve continuamente chiedere in prestito soldi (emettendo titoli pubblici) sui mercati internazionali. Su questi soldi, come per qualunque prestito, l’Italia deve pagare degli interessi che vanno in tasca a chi compra i suoi titoli (ciò vale anche per i compratori italiani, ovviamente).
Più la nostra situazione finanziaria viene valutata inaffidabile, più i compratori pretendono rendimenti elevati per compensare il maggior rischio che corrono investendo in titoli italiani e questo fa salire la spesa per interessi.
Nel NaDef varato dal governo tale maggiore spesa è valutata già in 15 miliardi spalmati su tre anni. Ma se lo spread (appunto il maggior rendimento chiesto per comprare titoli italiani, invece di quelli tedeschi considerati super sicuri) dovesse correre più di quanto stia già avvenendo, la spesa per interessi finirebbe per erodere il “tesoretto” ricavato facendo altro debito (si tratta di circa 22 miliardi di deficit addizionale). Un gatto che si morde la coda, insomma.
I conti della NaDef si reggono essenzialmente sulla scommessa di una crescita dell’economia italiana pari all’1,5% in termini reali, un valore vistosamente superiore a tutte le stime internazionali. Il governo ritiene che le misure che saranno messe in campo con la legge di bilancio riusciranno non solo a invertire la tendenza al rallentamento di questi ultimi mesi del 2018 ma a provocare nel 2019 un balzo avanti del Pil che, in prospettiva, dovrebbe consentire anche di recuperare un rapporto con il debito pubblico più rassicurante.
Di ben chiaro ci sono le somme che saranno stanziate per le principali iniziative volute dalla maggioranza: 9 miliardi per reddito e pensioni di cittadinanza; un miliardo per il rafforzamento dei centri per l’impiego; 7 miliardi per il superamento della legge Fornero con la quota 100; 2 miliardi per la flat tax, che al momento riguarda soltanto le partite Iva con ricavi fino a 65 euro (pagheranno un’imposta forfettaria del 15%); un miliardo per la assunzioni nelle forze dell’ordine; 1,5 miliardi per gli indennizzi ai truffati dalle banche; 4 miliardi di maggiori investimenti. A queste uscite bisogna aggiungere oltre 12 miliardi per bloccare l’aumento dell’Iva (solo nel prossimo anno) e varie altre spese più o meno indifferibili.
Sulla copertura di questi impegni, che vanno oltre la dote ottenuta con l’aumento del debito, la NaDef è ancora generica.
Di sicuro ci sarà un maxi condono (la “pace fiscale”) il cui gettito reale, però, sarà tutto da scoprire, anche per i problemi di sovrapposizione con precedenti provvedimenti di “rottamazione” delle cartelle. Per saperne di più e conoscere i dettagli dei singoli provvedimenti, si dovranno quindi attendere la legge di Bilancio che il governo dovrà presentare alle Camere entro il 20 ottobre (entro il 15 dovrà inviare una sorta di sintesi alla Commissione europea) e i dodici disegni di legge collegati alla manovra, oltre al decreto-legge in materia fiscale che sarà immediatamente operativo.
La NaDef fornisce un elenco dei ddl collegati: disegno di legge recante misure a favore delle start up innovative; disegno di legge recante misure a favore dei soggetti coinvolti dalla crisi del sistema bancario; disegno di legge recante l’introduzione del reddito di cittadinanza e la riforma dei centri per l’impiego; disegno di legge recante introduzione di misure fiscali agevolate per le società che riducono le emissioni inquinanti; disegno di legge recante misure per il dissesto e il riequilibrio finanziario degli enti locali; disegno di legge recante interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell’assenteismo; disegno di legge di delega al governo per il riordino della materia dello spettacolo e per la modifica del codice dei beni culturali; disegno di legge delega di riordino del settore dei giochi; disegno di legge recante disposizioni in materia di ordinamento sportivo e di professioni sportive; disegno di legge recante disposizioni in materia di istruzione, università, alta formazione artistica, musicale e coreutica, ricerca e attività sportiva scolastica e universitaria, nonché di riassetto, semplificazione e codificazione della normativa dei medesimi settori; disegno di legge recante disposizioni per la modernizzazione e l’innovazione nei settori dell’agricoltura, dell’agroalimentare, del turismo e dell’ippica; disegno di legge delega recante disposizioni per la riforma del Codice del Lavoro.