“Dove c’è la croce, la risurrezione è vicina”. L'80.mo anniversario dell'uccisione di Dietrich Bonhöffer

All’alba del 9 aprile 1945, Dietrich Bonhöffer viene condotto a morte per impiccagione

Von guten Mächten treu und still umgeben/ behütet und getröstet wunderbar/ so will ich diese Tage mit euch leben/ und mit euch gehen in ein neues Jahr”.

“Dove c’è la croce, la risurrezione è vicina”. L'80.mo anniversario dell'uccisione di Dietrich Bonhöffer

“Circondato silenziosamente dalle forze del bene, meravigliosamente protetto e confortato, desidero vivere questi giorni con te e iniziare un nuovo anno con te. Meravigliosamente protetto dalle forze del bene, aspettiamo con fiducia ciò che potrà accadere. Dio è con noi la sera e la mattina e certamente ogni nuovo giorno. E donaci il calice doloroso, quello amaro di sofferenza, pieno fino all’orlo: lo accettiamo dalla tua buona e amata mano con gratitudine senza tremare. Ma tu vuoi donarci ancora gioia in questo mondo e lo splendore del suo sole. Allora vogliamo ricordare il passato e allora la nostra vita appartiene interamente a te”.

Martedì 19 dicembre 1944. Mancano poche ore al solstizio d’inverno, il giorno buio dell’anno, quello in cui il sole illumina la terra per meno ore. Poche ore ancora e la luce avrebbe iniziato a riconquistare tempo e terreno. Anche se nella cella umida e fredda del seminterrato del quartiere generale della Gestapo, nella Prinz-Abrecht-Straße 8 a Berlino, di luce ne sarebbe arrivata sempre molto poca. Dietrich Bonhöffer è in quella cella da poco più di un mese. Il teologo, pastore protestante e partigiano tedesco vi è stato trasferito l’8 ottobre, su espresso volere del Führer. Insieme Canaris, Dohnanyi, Gehre, il generale Oster e Karl Sack era prigioniero personale di Hitler senza essere stato mai processato. 

Con i suoi compagni aveva organizzato un attentato contro Hitler, ma senza successo. Erano stati scoperti e arrestati.

Bonhöffer sa bene che quella cella rappresenta il solstizio d’inverno della sua vita. Sa che le possibilità di ritrovare la libertà sono praticamente inesistenti. 

In quei pochi metri quadrati in cui l’odore di muffa si mescola al freddo e alla paura, prende ancora una volta carta e penna, così come aveva fatto tante volte nei lunghi mesi di prigionia, e scrive a Maria von Wedermeyer, la sua giovane fidanzata. Alla lettera aggiunge “alcuni versi che mi sono venuti in mente nelle ultime sere”, come “auguri di Natale per te, per i tuoi genitori e i tuoi fratelli”. La penna corre sulla carta, intrecciando parole di speranza alla certezza che di lì a poco sarebbe stato giustiziato.

Nasce così “Von guten Mächten treu und still umgeben”, che nel 1977 il cantautore, compositore e produttore musicale tedesco Siegrfried Fietz ha musicato, dando vita ad un brano molto amato e conosciuto, che oggi viene proposto spesso all’interno di liturgie e celebrazioni. Un brano le cui note sono risuonate, mercoledì scorso, 9 aprile, nel cuore di quanti si sono ritrovati nel campo di concentramento di Flossenbürg.

È il 5 aprile 1945 quando Hitler ordina l’esecuzione di tutti i “cospiratori” del fallito attentato del 20 luglio 1944 che ancora non erano stati giustiziati. Tra questi c’è anche Bonhöffer. Quando, all’inizio di aprile, viene trasferito nel campo di concentramento di Flossenburg, che si trovava circa a metà strada tra Norimberga e Praga, immagina già che la sua esecuzione era vicina. Al compagno di prigionia britannico Payne Best, incontrato a Buchenwald, dà l’incarico di consegnare alcune parole al suo amico George Bell, vescovo di Chichester. “Digli che per me questa è la fine, ma anche l’inizio. Insieme a lui, credo nel principio della nostra fratellanza cristiana universale, che trascende tutti gli interessi nazionali, e che la nostra vittoria è assicurata. Ditegli anche non ho mai dimenticato le sue parole durante il nostro ultimo incontro”. 

All’alba del 9 aprile 1945, Dietrich Bonhöffer viene condotto a morte per impiccagione insieme a Wilhelm Canaris, Ludwig Gehre, Hans Oster, Friedriche con Rabenau, Karl Sack e Theodor Strünck. Chi era destinato all’esecuzione doveva spogliarsi completamente e camminare nudo fino alla forca. Quanto accadde quella mattina lo troviamo in uno scritto dell’allora medico del campo delle SS Hermann Fischer-Hüllstrung: “Attraverso la porta socchiusa di una stanza della caserma, vidi il pastore Bonhöffer inginocchiato in fervente preghiera con il Signore prima di togliersi gli abiti che indossava come prigioniero. Il modo intenso e sicuro di quest’uomo straordinariamente affabile mi scosse profondamente. Anche sul luogo dell’esecuzione recitò una breve preghiera e poi, con coraggio e compostezza, salì le scale che portavano al patibolo. La morte sopraggiunse in pochi secondi. Nei miei quasi cinquant’anni di pratica medica, raramente ho visto un uomo morire con tanta fede in Dio”. 

Mercoledì scorso, a 80 anni dalla sua morte, Dietrich Bonhöffer è stato ricordato con una cerimonia nel campo di concentramento di Flossenbürg. Un nutrito gruppo di persone, in silenzio, ha deposto una rosa bianca ai piedi della stele che ricorda l’uccisione del teologo tedesco. 

“80 anni fa – si legge in un post pubblicato sull’account Ig del Memoriale del campo di concentramento di Flossenbürg –, Dietrich Bonhoeffer veniva assassinato nel cortile di detenzione del campo di concentramento di Flossenbürg. La cerimonia ha commemorato lui e i partigiani Wilhelm Canaris, Ludwig Gehre, Hans Oster, Friedrich von Rabenau, Karl Sack e Theodor Strünck, che furono giustiziati il 9 aprile e poco dopo nel campo di concentramento di Flossenbürg. 

“Hanno dato la vita per la libertà, la giustizia e la dignità umana. Ricordiamo questo giorno terribile come un appello all’umanità”, ha detto il vescovo Klaus Stiegler durante la funzione religiosa. Isabel Traenckner-Probst, pronipote di Wilhelm Canaris, ha inaugurato la piccola mostra allestita nel memoriale del campo di concentramento, che commemora i combattenti della resistenza del 20 luglio 1944, alla presenza dei parenti di Hans Oster e Friedrich von Rabenau.

“Von guten Mächten wunderbar geborgen – si legge nel post che, sull’account Ig della Katholische Kirche in Oberösterreich, accompagna un reel dedicato a Dietrich Bonhöffer – chi non conosce questa toccante testimonianza di speranza? È stata scritta da Dietrich Bonhöffer, una delle grandi figure della storia della Chiesa. 80 anni fa il teologo protestante e combattente della resistenza veniva giustiziato, a soli 39 anni, dal regime nazionalsocialista nel campo di Flossenbürg. “C’è una vita compiuta nonostante molti desideri insoddisfatti”, scrisse Bonhoeffer il 19 marzo 1944, in una lettera dalla prigionia nazista. Che incoraggiamento! Se si è riusciti a scrivere questi versi in una situazione di vita tanto drammatica, forse la si può anche vivere. Per Bonhoeffer, una vita realizzata – come rivela la sua lettera – ha a che fare con la vita qui e ora… con tutto ciò che sperimentiamo e viviamo oggi, con tutto ciò che potremmo dover realizzare e realizzare oggi, con tutte le persone che incontriamo oggi”.

“Dove c’è la croce, la risurrezione è vicina”, scriveva Bonhöffer. E ancora “Dio va a tutti gli uomini nella loro tribolazione, sazia il corpo e l’anima del suo pane, muore in croce per cristiani e pagani, e a questi e a quelli perdona”.

“Il suo coraggio e la sua chiarezza nel resistere a Hitler e ai suoi carnefici – ha affermato in questi giorni Christoph Heubner, vicepresidente esecutivo del Comitato internazionale di Auschwitz – significano per loro tanto quanto quanto la compassione e la solidarietà che ha pubblicamente dimostrato alle famiglie ebree fin dall’inizio della loro esclusione e persecuzione. La forza e la speranza che sostennero Dietrich Bonhöffer nella sua resistenza brillano ancora oggi contro la stupidità e l’oscurità del nuovo odio estremista”.

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Fonte: Sir