Dopo il naufragio. Uomo dov’è tuo fratello?
Il teatro istituzionale continuerà per un po', fino alla prossima distrazione, con il rimbalzo delle responsabilità. L’Europa sarà sempre più lontana. E il continente del mare nostrum diventerà la terra del mare mostrum
Terrore, paura, buio e morte nel Mediterraneo. Una nuova tragedia!
Naufraga ancora la nostra umanità! Nello specchio di mare di Cutro una carretta del mare, partita forse dalla Turchia, si spezza tra i flutti e il mare ingoia altre sessanta vittime, molte delle quali bambini e minori.
Ci sommergono flutti morte, come torrenti impetuosi la morte appaga la sua fame, apre le fauci a uomini e donne in cerca la speranza, ai quali questo inalienabile diritto tante volte è negato.
Sui tg si consuma nuovamente il teatrino: fumi di parole, vesti strappate e capi cosparsi di cenere, dopo un silenzio lungo su questo grande dramma, durato mesi, su una vicenda che interroga e chiede ancora una volta: dov’è tuo fratello?
Si tratta di un cainismo, forse indiretto, ma che tante volte fa girare il volto dall’altra parte per non vedere un fenomeno che prosegue silenzioso anche se non ne parliamo sui giornali o in tv. Poi irrompe la cronaca e via con i pellegrinaggi, le promesse, gli impegni e gli appelli.
Cose che sembrano quasi inutili, forse doverose, all’occhio del cronista ma soprattutto di chi è rimasto in vita, dopo aver visto morire amici e familiari a cento metri dalla riva.
Qualche mese fa il professor Sgarbi, in una lectio su “Europa e Mediterraneo” tenuta nell’abbazia florense di San Giovanni i Fiore ha presentato un dipinto. Si trattava del “quarto stato” di Giovanni Iudice nel quale l’artista rappresenta il doloroso destino degli emigranti africani approdati sulle coste siciliane. Il critico d’arte ha fatto cogliere ai presenti come quella umanità rassegnata, “incapace di decidere il proprio destino” porta su di sé il fallimento della speranza. “Il cammino percorso da quel popolo si è interrotto proprie sulle nostre coste”, affoga in quel mare Mediterraneo rappresentato in passato nella sua luminosità, e che oggi si trasforma in un mare di morte.
Il mare della speranza, del sogno, della fraternità che diventa terribile mostro, nemico da affrontare. E i viaggi della speranza si rivelano, per i disperati, battaglie con la morte, pellegrinaggi verso il nulla di una vita che si incaglia o è ingoiata da una crescente indifferenza.
Quanto ne parleranno le cronache, di questo ennesimo naufragio? quanto saremo coinvolti emotivamente questa volta?
Rischiamo di macinare anche questo evento tra i tanti accadimenti. E forse non sentiremo che il Creatore ci chiede ancora conto della vita, del diritto alla speranza di questi fratelli.
Il teatro istituzionale continuerà per un po’, fino alla prossima distrazione, con il rimbalzo delle responsabilità. L’Europa sarà sempre più lontana. E il continente del mare nostrum diventerà la terra del mare mostrum.
Enzo Gabrieli