Dolo. Il duomo si fa bello, restauri fino ad aprile
Dolo. Avviati in estate, i lavori riguarderanno tutta la decorazione interna alla chiesa di San Rocco, a partire dagli affreschi sul soffitto fino agli altari in marmo e al pulpito ligneo, organo e pavimenti
Patrimonio d’arte e scrigno di bellezza, il duomo di San Rocco a Dolo (Ve) necessitava di un’opera di restauro conservativo per affrontare una serie di criticità dovute a fattori ambientali e all’ingiuria del tempo. Il 26 luglio sono quindi iniziati i lavori che interessano le superfici decorate e gli arredi fissi della navata e del presbiterio della chiesa. Termine previsto: inizio della primavera 2022.
L’attuale duomo di Dolo risale al Settecento, anche se una cappella vi esisteva da tempo, quando si insediò una prima comunità di abitanti; un quadro del Canaletto immortala invece l’edificio eretto nel Cinquecento, l’ultimo prima dell’attuale, costruito invece nel 1770-76 e consacrato nel 1824 dal vescovo Modesto Farina. Ad avere necessità di intervento era un po’ tutta la decorazione interna, a partire dalle estese aree ad affresco come il soffitto con il grande dipinto centrale, dove un diffuso deposito superficiale ne offusca i toni, e le ridipinture su tutte le membrature che esigevano un’attenta revisione al fine di restituire aspetto unitario, cromatico e figurativo, all’ambiente. Da pulire erano poi gli altari in marmo e il pulpito ligneo, con problemi anche statici; interventi erano richiesti poi da organo, pavimentazione e altare maggiore.
«Affrontare adesso tale impegno è necessario, anche per evitare interventi che nel futuro verranno a risultare molto più onerosi», spiega il parroco, don Francesco Mascotto. Le lavorazioni previste, data l’ingente metratura delle superfici e l’eterogeneità dei materiali da sottoporre a manutenzione o restauro, sono state frazionate in lotti progressivi secondo un preciso cronogramma: l’ultimo a essere affrontato sarà il restauro del coro. Si stanno attualmente rimuovendo le ridipinture novecentesche che insistono su gran parte del modellato a stucco, sulle colonne e sulle pareti, occultando anche alcuni interessanti dettagli decorativi. «L’esecuzione di preliminari tasselli stratigrafici – ha rilevato Federica Restani dell’Istituto veneto per i beni culturali – ha messo in luce infatti la presenza di intonaco a marmorino, vibrante e ben conservato, che in accordo con il funzionario della Soprintendenza competente si è deciso, in corso d’opera, di restituire alla vista». È un’opera di descialbo che sta richiedendo parecchi mesi. I restauri sono affidati alla ditta Mauro Vita di Roveredo in Piano (Pn), i lavori sono coordinati dall’architetto Renzo Ravagnan con la supervisione della dottoressa Monica Pregnolato della Soprintendenza.