Discorso di Putin: Scaglione, “se cresce il malcontento in Russia le cose potrebbero peggiorare”
La degenerazione del conflitto è in atto. Le quattro regioni, Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia, sono parte del territorio russo. Almeno secondo i decreti firmati al Cremlino, dopo i referendum considerati dalla comunità internazionale delle farse.
“È la volontà di milioni di persone, Kiev la rispetti”, afferma Putin nel discorso ufficiale sull’annessione compiuto oggi pomeriggio al Cremlino. “Il riferimento alle bombe atomiche, sganciate dagli Stati Uniti sul Giappone al termine della seconda guerra mondiale, e la mobilitazione dei giorni scorsi sono fattori della degenerazione del conflitto”, commenta a caldo Fulvio Scaglione, giornalista, per anni corrispondente da Mosca per Famiglia Cristiana. “Il rischio atomico – continua – cresce ma crescerà ancora di più secondo me con l’inasprimento della crisi nel Paese. Una volta che torneranno dal fronte le bare, non dei volontari, ma dei richiamati, cosa succederà in Russia? Da quando ha annunciato la mobilitazione, Putin ha perso sei punti di gradimento. Come reagirà Mosca a quello che succederà in Russia? Se ci fossero forti contestazioni, il Cremlino potrebbe avere la tentazione di usare le atomiche tattiche. Siamo in un paradosso rischiosissimo, perché se le cose vanno male per la Russia vanno peggio per noi”. Nel suo fiume di parole, il presidente russo rammenta più volte, a tratti anche con nostalgia, l’Unione sovietica. Al tempo stesso, chiede di terminare la guerra, sebbene, alle sue condizioni. Sull’ipotesi di un’apertura, Scaglione è dubbioso: “Putin ha fatto un accenno ai negoziati ma il problema è cosa intende negoziare. Credo poco nel negoziato perché non credo nella volontà della Russia di arrivarci. Ma anche gli ucraini non abbiano alcuna intenzione almeno adesso che sul campo di battaglia stanno ottenendo risultati positivi”. Nel discorso non sono mancati i riferimenti ai danni inferti al gasdotto Nord Stream. Per il presidente della Federazione è un chiaro sabotaggio dell’Occidente. “È possibile che sia stato così – commenta Scaglione -. Con il sabotaggio, la Russia ha perso delle infrastrutture strategiche costate anni e soldi. Ha perso il collegamento economico energetico con la Germania, che era uno dei suoi punti di forza, e di fatto oggi se si vuole portare il gas russo in Occidente la Russia non può più aggirare l’Ucraina. Se si fa un mero calcolo basato sul cui prodest viene naturale che non siano stati i russi. Se invece è stata la Russia, dobbiamo tenere in conto che è riuscita a mettere degli ordigni nel Mar Baltico che è di fatto uno dei cuori pulsanti della Nato”. Sull’esito della guerra, infine, il giornalista non nasconde il pessimismo. “C’è stato un momento all’inizio quando una trattativa era possibile. Ora non più, sia per il comportamento della Russia sia dell’Occidente. Putin vuole andare avanti”.
Maria Elisabetta Gramolini