Democrazia, quale futuro? Riflessione dopo la 50° Settimana sociale dei cattolici in Italia

Il futuro della democrazia è stato al centro della 50° Settimana sociale dei cattolici in Italia svoltasi a Trieste all’inizio di luglio, un tema più che mai attuale per rispondere alle sfide di questo nostro tempo richiamate anche dal presidente Mattarella: «Nella complessità delle società contemporanee, a criticità conosciute, che mettono a rischio la vita degli Stati e delle comunità, si aggiungono nuovi rischi epocali: quelli ambientali e climatici, sanitari, finanziari, oltre alle sfide indotte dalla digitalizzazione e dall’intelligenza artificiale. Le nostre appaiono sempre più società del rischio, a fronteggiare il quale si disegnano, talora, soluzioni tecnocratiche».

Democrazia, quale futuro? Riflessione dopo la 50° Settimana sociale dei cattolici in Italia

Il tema è ampio e complesso, ma vorrei nello spazio di questa breve rubrica, segnalare due temi orientativi, solo in parte emersi a Trieste, che dovrebbero essere tenuti in maggior considerazione nella discussione pubblica, così come nei programmi e nelle iniziative delle amministrazioni ai diversi livelli di governo. Il primo, certamente il più difficile, ma anche il più urgente considerata l’attuale situazione internazionale è la necessità di rafforzare la cooperazione multilaterale, come scrive papa Francesco: «L’interdipendenza ci obbliga a pensare a un solo mondo, a un progetto comune» (Laudato si’ n. 164). Agire per fermare le guerre, contenere il riscaldamento globale, così come la perdita di biodiversità e il crescere delle disuguaglianze può avere successo solo in un’ottica multilaterale, cioè se è il risultato di un’azione comune da parte di tutti, o almeno della maggioranza dei paesi (e al loro interno di istituzioni, attori economici, popolazioni e comunità locali). Nello stesso tempo tale azione deve essere orientata alla solidarietà internazionale e dunque al sostegno e all’aiuto di quei paesi e popoli che hanno minori possibilità. Il futuro della democrazia in Italia, in Europa e nel mondo passa necessariamente attraverso il mantenimento e il rafforzamento di istituzioni internazionali forti, democratiche, autorevoli ed imparziali capaci di orientare e di controllare l’azione degli Stati e dei poteri dei sistemi economico-finanziari transnazionali. Il secondo tema, altrettanto urgente, riguarda invece la necessità di accompagnare nell’azione politica e amministrativa la legittima attenzione per i problemi a breve termine con una visione di medio e lungo periodo, tempo entro cui si possono realizzare i cambiamenti richiesti dalla transizione ecologica. Come è ormai evidente, le politiche per contrastare la crisi climatica (ma anche l’inverno demografico, …) impongono di avviare processi i cui risultati non sono immediati, il loro conseguimento richiede spesso più di un mandato legislativo/amministrativo a fronte dei costi che invece sono immediati. Chi ha ruoli di governo e di gestione della cosa pubblica, ad ogni livello, è chiamato ad adottare uno “sguardo lungo” e a ricercare la continuità dell’azione politica e amministrativa rinunciando all’idea di raggiungere obiettivi immediati per inseguire un facile consenso elettorale. Come ha ricordato il presidente Mattarella in democrazia la maggioranza che governa «opera e sostiene la crescita di un Paese, compreso il funzionamento delle sue Istituzioni, se al di là delle idee e degli interessi molteplici c’è la percezione di un modo di stare insieme e di un bene comune». Proprio perché governare la transizione è difficile e richiede sacrifici, che non possono ricadere solo sulle singole persone, le istituzioni e chi pro tempore le guida sono chiamate ad operare per accompagnare le comunità a sentirsi parte di un progetto, di un percorso comune. In questa direzione la Settimana sociale di Trieste ha rappresentato una importante e bella occasione di incontro, riflessione e proposta di conversione politica ed ecologica.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)