Decreto sicurezza bis. Il giurista: “Attentato allo stato di diritto”

Intervista a Fulvio Vassallo Paleologo, giurista e docente universitario, dopo l’approvazione del dl che introduce nuove restrizione all’operato in mare delle ong e prevede nuove sanzioni. “Va fronteggiato con tutti gli strumenti giuridici e culturali che abbiamo"

Decreto sicurezza bis. Il giurista: “Attentato allo stato di diritto”

PALERMO - “Approvato con voto di fiducia, azzerando il dibattito parlamentare e con una formulazione molto peggiorata dal punto di vista del rispetto della Costituzione e del diritto internazionale”. Si tratta del decreto sicurezza bis che è "un vero e proprio attentato allo stato di diritto e alla democrazia che va fronteggiato con tutti gli strumenti giuridici e culturali che abbiamo". A dirlo è Fulvio Vassallo Paleologo, esperto giurista in diritti umani, dopo l’approvazione del dl che introduce nuove restrizione all’operato in mare delle ong e prevede nuove sanzioni. 

Come è stato cambiato il testo rispetto alla prima versione?
Sono state inasprite le sanzioni a carico delle organizzazioni non governative che fanno soccorso in mare, portando fino a un milione la multa prevista nel caso di ingresso delle navi contro l'ordine di non entrare in porto. Ci sono elementi che scardinano principi fondamentali del diritto, perché si è introdotta la confisca, che può essere disposta dal prefetto con effetto immediato e con la possibilità di arresto del comandante. Questi due elementi sono anomali rispetto al sistema del diritto penale e del diritto amministrativo sia per la natura della confisca, affidata al prefetto, che va oltre a quelli che sono i suoi poteri ordinari, sia per la sorte della nave sequestrata. Siamo di fronte a sanzioni spropositate. Tutto parte dall'articolo 1 del decreto che prevede, con estrema genericità, il potere del ministro dell'Interno di vietare l'ingresso in acque territoriali alle navi private che abbiano fatto soccorso  in mare. Gli elementi che giustificano questo diniego sono in contrasto con la costituzione e con le norme internazionali. 

Perché?
Si può parlare di un vero e proprio attentato allo stato di diritto e alla democrazia perché il ministro dell'Interno ha il potere di vietare discrezionalmente l'ingresso delle navi nelle acque territoriali. In questo modo, si dà per presupposto, che la nave che ha dei naufraghi a bordo, non ha persone a cui è stata salvata la vita, ma immigrati che violano le norme che sanciscono i divieti sull'immigrazione irregolare. La legge in maniera anomala mette sullo stesso piano il trasporto di immigrati irregolari e le attività di trasporto di naufraghi soccorsi in mare. Vengono, inoltre, riconosciuti nuovi poteri all'autorità amministrativa, pur considerando che c'è già l'autorità giudiziaria che ha poteri di sequestro, di indagine e di eventuale arresto. In qualche modo ci si sovrappone a una autorità giudiziaria che probabilmente nell'esercizio delle sue funzioni ha disatteso le direttive del ministero dell'interno. La sanzione inflitta alle navi è amministrativa ma la natura della norma è penale. Da questo punto di vista si andrà in Corte costituzionale a discutere quanto sia conforme alla Costituzione che il prefetto abbia questi poteri di confisca e di sanzione rispetto ad una scelta del ministro dell'Interno che non è ancorata a criteri precisi ma è rimessa solo alla sua mera discrezionalità. Tutto questo rende molto incerto il regime del soccorso in mare, di chi in queste ore continua a morire nel Mediterraneo, non garantendo alcuna collaborazione con i paesi dell'Unione Europea.

Pensa che ci siano questioni di illegittimità che potrebbero essere sollevate?
Prima di tutto, verrà dimostrato da parte della Corte che la genericità dei presupposti nell'attribuire i poteri ai prefetti va contro la Costituzione. La stessa genericità si riscontra nei provvedimenti di interdittiva all'ingresso delle navi nelle acque italiane del Ministro dell'interno. Tutto ciò avviene senza che ci sia una sentenza che faccia stato sulla illegittimità di questo ingresso. 

Rispetto a questi temi, cosa è emerso, di rilevante, nel recente vertice di Parigi?
I Paesi dell'Unione europea, in particolare 14 Stati, in occasione del vertice francese hanno sottolineato che il luogo di sbarco, dopo un soccorso in mare in acque internazionali, non può che essere  nel porto 'sicuro' più vicino. A dirlo sono in particolare Francia, Germania, Spagna, Portogallo e Olanda che hanno deciso di procedere alla ripartizione dei migranti sbarcati a Malta e in Italia nei loro Paesi ma solo dopo lo sbarco. Questa disponibilità dei Paesi Europei si scontra con il diniego di Salvini allo sbarco nei nostri porti. 

In questo periodo c’è un aumento anche di casi di hate speech nei confronti delle persone straniere, è tornata con forza l’idea dell’invasione.  
Innanzitutto bisogna puntare alla verità dimostrata sempre da fatti concreti. La prima cosa è che non esiste una emergenza immigrazione. Gli arrivi  nei primi 7 mesi di quest'anno sono stati di 3500 persone. Un numero molto basso rispetto al passato. Mancano quindi i presupposti per un decreto legge in quanto non c'è una situazione di emergenza. Alla base del decreto c'è quindi menzogna e mistificazione. E' falso poi equiparare i 'clandestini' ai  naufraghi. Se si fa un soccorso in mare di naufraghi non si fa un trasporto di migranti irregolari. 

In forza già del primo decreto sicurezza ed immigrazione la situazione migratoria si è aggravata?
Purtroppo sì. Abbiamo avuto circa 30 mila persone, da novembre 2018 ad oggi, che sono state messe fuori dal sistema di accoglienza. Si tratta di persone invisibili perché senza documenti, che sono in strada. Non vengono rimpatriate perché l'Italia riesce a rimpatriare solo circa 600 persone al mese. In un anno i rimpatri sono stati tra i 6 mila e 7 mila. In più abbiamo avuto 15 mila migranti provenienti dalla Germania e 10 mila da altri Paesi europei che sono rientrati per effetto del regolamento di Dublino. Ci sono quindi circa 50 mila persone sul territorio senza dimora e senza accoglienza che hanno bisogno di aiuto rispetto alle 3500 che sono arrivate dalla Libia. E' un sistema che produce inevitabilmente grave insicurezza. Queste persone per sopravvivere da invisibili saranno sfruttate nelle campagne, nei cantieri edili o in altre realtà che approfitteranno della loro irregolarità e del forte stato di fragilità.

Come si può reagire a tutto questo?
Le direzioni di marcia sono almeno tre: cercare di rompere l'isolamento nel quale si trovano i migranti aiutandoli attraverso le reti di sostegno delle diverse comunità straniere. Nello stesso tempo bisogna continuare la loro difesa legale a tutela dei loro diritti umani continuamente violati. La terza strada è quella di puntare ad una comunicazione che contrasti con la verità la campagna di odio nei confronti dei migranti alimentata da gruppi che invece veicolano false informazioni per distogliere l'opinione pubblica e orientarla contro dei falsi nemici. Se ci sono i presupposti occorre denunciare alle autorità competenti.

Com’è la situazione in Libia?
Sappiamo bene che la Libia non è assolutamente un porto sicuro, perché c'è una guerra in corso che nessuno vuole vedere anzi in alcuni casi viene nascosta all'opinione pubblica. Da diverso tempo, purtroppo, migliaia di uomini, donne e minori sono schiacciati, intrappolati e violentati nei campi libici. La richiesta forte è allora quella di aprire consistenti e larghi canali umanitari per fare evacuare queste persone da questi campi tremendi di detenzione. Nonostante siano state tante le organizzazioni umanitarie a denunciare la situazione, nessuno vuole recepire perché nessuno li vuole in Europa. Non è detto che debbano venire solo in Europa c'è per esempio come ha rilevato l'Unhcr, anche il Canada disponibile. Questo Paese potrebbe essere preso in considerazione in forza di un progetto magari gestito dalle stesse Nazioni Unite. Nello stesso tempo se non si interviene tempestivamente per arginare la situazione di conflitto in Libia, presto avremo la fuga non solo dei subsahariani ma anche della popolazione libica. C'è quindi sicuramente una responsabilità internazionale con cui dobbiamo fare i conti prima che la situazione peggiori sempre di più. (set)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)