Cyberbullismo, “la dad ha acutizzato le dinamiche. Si a formazione ed empatia”

Safer Internet Day, Massimiliano Martines ( Dry-Art) annuncia l’impegno per la costituzione, a Bologna, di un Osservatorio permanente: “Mancano consapevolezza del reato e competenze. Analizzare il contesto: non ci sono solo bulli e vittime, ma anche gregari e testimoni”

Cyberbullismo, “la dad ha acutizzato le dinamiche. Si a formazione ed empatia”

Con la didattica a distanza anche le dinamiche legate ai fenomeni del bullismo offline si sono spostate online. Il problema del cyberbullismo si sta radicalizzando ancora di più: il tema è caldo e, sebbene se ne parli molto, sono ancora tantissimi gli episodi di violenza. Faccio un esempio: su Bologna abbiamo individuato video su YouTube in cui gli studenti facevano scherzi e prendevano in giro gli insegnanti durante la dad. Li abbiamo segnalati e abbiamo lanciato l’allarme”. A riflettere su questi temi, alla vigilia del Safer Internet Day, è Massimiliamo Martines dell’associazione bolognese Dry-Art, impegnata dal 2000 sulle tematiche sociali indagate anche attraverso arti letterarie, musicali e teatrali. Tra i progetti promossi, Liberi e indipendenti, un percorso di formazione e creatività sul tema del cyberbullismo e dipendenza da videogiochi, nato con il coinvolgimento di due classi quinte delle primarie e una prima classe delle superiori: “Pensiamo sia importante parlare di questi temi già agli studenti delle primarie. Tenere lontano le nuove generazioni dalle tecnologie è impossibile, meglio allora cominciare presto la formazione”.

Bullismo, cyberbullismo, ma anche revenge porn, tema tristemente attuale: “Quello che successe a Carolina Picchio non è un fatto isolato, anzi. Incontriamo molte storie di ragazzine che non vogliono più uscire di casa per la vergogna. Scritte sui muri, messaggi sui social. Riteniamo che tutte le istituzioni debbano far fronte a queste esigenze”. È anche per questo, per presidiare fisicamente e metaforicamente il territorio che Dry-Art sta mettendo a punto una sede nel Quartiere San Donato: “In collaborazione con la Fondazione innovazione urbana stiamo lavorando anche per far nascere un Osservatorio permanente: vogliamo garantire assistenza legale e psicologica, oltre che formazione continua per insegnanti, genitori e ragazzi”. Cyberbullismo, digital divide e gender digital divide: sono queste le tre parole chiave. “Per lavorare bene e ottenere risultati occorre formare innanzitutto gli adulti, a partire dalle donne, spesso tagliate fuori. Si pensi, per esempio, alle donne di origine straniera: senza un supporto linguistico e informatico non riescono a seguire i figli e risultano doppiamente penalizzate nel percorso educativo”.

Sebbene se ne parli molto e da molto, i risultati dei progetti per la prevenzione dei fenomeni di violenza in rete stentano ad arrivare. Perché? “I ragazzi non hanno grande contezza di quello che significa compiere delle azioni su internet. Manca la consapevolezza del reato, se così non fosse non ci spiegheremmo il perseverare di questi comportamenti. Mancano anche le competenze: è per questo che i nostri progetti partono dall’Abc dell’informatica. Cos’è un browser? Cos’è un linguaggio di programmazione? E poi il copyleft e il copyright. Ancora: se posto qualcosa che ripercussioni avrò? Quali sono le conseguenze delle mie azioni?”. Un altro dei temi su cui Dry-Art lavora molto è quello dell’empatia: nel progetto Liberi e indipendenti, per esempio, è stato condotto un lavoro sull’espressività per indagare gli stati emotivi del bullismo e per stimolare l’empatia, “parola sconosciuta ai ragazzi, in realtà termine chiave per uscire da certe dinamiche. Perché ben vengano formazione e competenze digitali, ma lo stesso peso deve essere dato anche alla gestione delle emozioni e alle riflessioni sugli atteggiamenti discriminatori e razzisti. Il perdurare di un preciso modello culturale inibisce una reazione collettiva e pervade anche le nuove generazioni, talvolta in maniera quasi paradossale”. Le dinamiche di gruppo, la spinta all’omologazione fanno il resto.

Da dove ripartire, allora? “Dall’approccio corretto, non stereotipato. Di fronte a episodi di bullismo e cyberbullismo – soprattutto in un contesto scolastico – l’atteggiamento più utile non è necessariamente quello prescrittivo o punitivo, che spesso non porta da nessuna parte. Noi promuoviamo un approccio più sistemico e di comunità, un’analisi contestualizzata di ruoli e atteggiamenti. In questo meccanismo non ci sono solo il bullo e la vittima, ma anche i gregari e i testimoni. Tutti ruoli chiave, tutti da mettere in discussione”.

Ambra Notari

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)