Crollano gli sbarchi, ma il rischio di morire in mare è più alto
Nel 2019 si sta confermando il calo degli arrivi iniziato da qualche anno, accompagnato da una diminuzione del numero assoluto dei morti e dei dispersi in mare. Tuttavia, secondo l'Unhcr, in percentuale, le morti sono aumentate. È davvero così? Lo vediamo in un grafico
ROMA - Ormai è risaputo: il numero degli arrivi in Italia attraverso il Mediterraneo è sceso in modo sensibile negli ultimi anni. Basta guardare gli ultimi dati del ministero dell’Interno: al 10 giugno di quest’anno, in Italia sono arrivate 2.144 persone, cioè l’85 per cento in meno rispetto al 2018. Insieme al numero degli arrivi è crollato anche quello assoluto dei morti e dei dispersi in mare. Secondo i dati dell’Unhcr, al 10 giugno 2019 sono 539 i morti e i dispersi nel Mediterraneo, contro i 793per lo stesso periodo del 2018 (cioè fino al 10 giugno). Un dato che, tuttavia, desta qualche preoccupazione tra chi si occupa del tema. Vediamo perché. Se andiamo a guardare i dati complessivi dei migranti morti o dispersi in mare negli ultimi tre anni si nota un netto calo: nel 2016, erano oltre 4,5 mila; nel 2017, il dato è sceso a 2,8 mila. Poco più di 1,3 mila, infine, le persone morte o disperse nel tentativo di raggiungere l’Italia nel 2018. Il crollo segue l’andamento degli arrivi via mare: nel 2016, secondo l’Unhcr, ci sono stati più di 181 mila arrivi; nel 2017 erano oltre 119 mila. In tutto il 2018, invece, il dato degli arrivi è andato di poco oltre le 23 mila unità. Tuttavia, i dati sui morti in mare di quest’anno stanno facendo discutere, sopratutto alla luce delle scelte del governo italiano in merito al ruolo delle ong impegnate nelle operazioni di soccorso in mare.
Secondo Federico Fossi, uno dei portavoce di Unhcr Italia, c’è stato un netto aumento nelle percentuali delle persone morte in mare. “Non essendoci più dispositivi di ricerca e soccorso come negli anni passati - spiega Fossi -, il rischio è altissimo e percentualmente, nonostante il calo degli arrivi, le vittime aumentano”. Ma è davvero così? Abbiamo confrontato i dati degli arrivi in Italia via mare e il numero di morti e dispersi nei primi cinque mesi del 2018 con quelli degli stessi mesi del 2019. Tra gennaio e maggio 2018 sono 13.430 gli arrivi in Italia, contro i 1.561 dello stesso periodo del 2019. Uno scarto notevole che invece non troviamo nel dato dei morti e dispersi: tra gennaio e maggio 2018 sono 375 i morti o dispersi (94 morti e 281 dispersi), mentre tra gennaio e maggio 2019 sono 319 (41 morti e 278 dispersi). C’è un altro dato da tener presente, ma va preso con le pinze: riguarda il numero dei migranti intercettati dalle autorità libiche e riportati indietro. Nel periodo considerato (gennaio-maggio) sono 7.013 per il 2018 e 2.350 per il 2019. Tuttavia, è difficile affermare con certezza quanti tra quelli riportati indietro non siano stati bloccati nuovamente dalla guardia costiera libica in un nuovo tentativo di attraversare lo stretto di Sicilia. Il confronto tra questi tre dati conferma le preoccupazioni dell’Unhcr. Basta guardare il grafico per capire che il rischio di perdere la vita in mare per cercare di raggiungere l’Italia, nel 2019, è aumentato.
Giovanni Augello