Covid-19: alti e bassi della risposta europea. Cronologia degli interventi Ue
La pandemia ha colto di sorpresa il mondo intero. Contagi, malattia e decessi stanno segnando anche l'Europa comunitaria, che sin dallo scorso anno ha cercato una risposta comune sul piano medico e vaccinale, ma anche economico (risposta alla recessione innescatasi dai primi mesi del 2020). Decidere e agire insieme è sembrata la logica di fondo: qualcosa ha funzionato, in altri casi le iniziative assunte non sono parse all'altezza della sfida
Se c’è una lezione che la pandemia sta insegnando è che affrontarla insieme è meglio che farlo da soli. E l’Unione europea ha dato prova di sapersi impegnare nella ricerca di soluzioni comuni. Questo racconta la “cronologia” pubblicata sul sito del Parlamento europeo che ha tenuto traccia, passo dopo passo, delle azioni decise e operate dall’Unione europea per contrastare la pandemia a partire dall’inizio del 2020 e lungo tutto il 2021. Vaccini e cure, economia, viaggi e trasporti, risposta globale dell’Ue sono le parole chiave di uno sforzo politico comune. Ripercorriamo le tappe principali di questo impegno che ha visto le istituzioni europee cercare strade per contrastare il Covid e le sue pesanti ricadute.
L’impegno più consistente è certamente stato quello per la vaccinazione.
Infatti il 2021 è iniziato con “l’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata nell’Ue” del vaccino anti Covid-19 Moderna, dopo la raccomandazione scientifica positiva condotta dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema). È stato il secondo ad essere autorizzato, dopo quello BioNTech-Pfizer (il 21 dicembre 2020). A fine gennaio arriva l’autorizzazione anche per il vaccino messo a punto da AstraZeneca. Poi a marzo il via libera al quarto vaccino della Johnson & Johnson, anche qui “un’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata”. Gli accordi che a fine 2020 la Commissione ha firmato con le case farmaceutiche, garantiscono un portafoglio di vaccini contenente fino a 2,3 miliardi di dosi, per soddisfare il fabbisogno di tutta la popolazione Ue, ma anche di fornire vaccini ai Paesi vicini o a basso reddito. È ancora gennaio quando il Parlamento europeo adotta un accordo per rendere disponibili risorse aggiuntive nel 2021 e nel 2022 per cibo e assistenza di base ai più bisognosi, cittadini colpiti dalla conseguente recessione economica e occupazionale, mentre la Commissione vara misure temporanee per consentire agli Stati membri di garantire che le imprese ottengano prestiti e sovvenzioni. E si lavora all’interoperabilità dei sistemi informatici per i certificati vaccinali.
Febbraio: arriva l’ok del Parlamento europeo sul dispositivo per la ripresa e la resilienza
– definito da un accordo interistituzionale – di 672,5 miliardi di euro, lo strumento chiave nel Piano per la ripresa. Sul fronte pandemico, il comparire delle varianti spinge la Commissione ad annunciare l’istituzione di un nuovo piano di preparazione alla difesa biologica, denominato “Hera Incubator”, per mobilitare risorse e mezzi allo scopo di prevenire e mitigare il potenziale impatto delle varianti e di darvi adeguata risposta. Intanto si accendono contrasti con le case farmaceutiche che faticano a rispettare le promesse di consegna delle dosi.
È marzo quando la Commissione europea propone la creazione di un certificato verde digitale
“per agevolare e rendere sicura la libera circolazione all’interno dell’Ue durante la pandemia”: il magico codice sarà prova del fatto che una persona ha ricevuto il vaccino contro il Covid, oppure è risultata negativa al test o è guarita dalla malattia. Negli stessi giorni l’Ue si attiva per aiutare la Romania nella consegna dei vaccini alla Moldavia e materiale sanitario alla Macedonia del Nord e al Montenegro. Nell’Europarlamento intanto si punta alla ripresa del turismo con una nuova strategia Ue.
Aprile vede la corsa contro il tempo per la produzione e la distribuzione dei vaccini:
si fanno pressioni sulle case farmaceutiche perché si acceleri la produzione delle fiale. Parlamento e Consiglio discutono le norme del certificato Covid-19: per gli eurodeputati è importante che il green pass tuteli da ulteriori restrizioni e chiedono “test universali, accessibili, rapidi e gratuiti”. L’Ue continua a mostrarsi attenta al resto del mondo e invia ossigeno, medicinali e attrezzature mediche all’India, che sta attraversando una fase drammatica della pandemia; destina 100 milioni di euro per migliorare la capacità di distribuzione, la logistica e la fornitura dei vaccini in Africa. 651mila dosi del vaccino BioNTech/Pfizer sono garantite per i Balcani occidentali. Al programma Orizzonte Europa per l’innovazione e la ricerca, vengono destinati 123 milioni di euro per gli studi sulle varianti Covid-19.
Tra maggio e giugno si arriva all’accordo sul green pass
e si fanno le prime prove tecniche di questo “simbolo di salvezza” che entrerà pienamente in funzione il 1° luglio. Cresce in Europa il dibattito, e lo scontro, sulla proposta di rinunciare ai brevetti per vaccini e medicinali contro il Covid-19, tra chi sostiene che l’iniziativa possa migliorare l’accesso a questi strumenti per i più svantaggiati, e chi pensa che l’iniziativa non possa portare a risultati in tempi utili.
Il 1° luglio è Ursula von der Leyen che, in giro per l’Europa per conoscere i Pnrr dei Paesi Ue, mostra sorridente il suo smartphone con il pass.
È in Slovenia, Paese che assume la presidenza di turno dell’Ue. In queste settimane l’Europa fa un passo significativo nel sostenere la produzione di vaccini nel mondo: a Dakar il suo “Team Europa”, uno dei principali donatori dello strumento Covax, iniziativa mondiale volta a garantire un accesso giusto ed equo ai vaccini contro la Covid-19 nei Paesi a basso e medio reddito, si impegna a sostenere un nuovo impianto di produzione che dovrebbe ridurre la dipendenza dell’Africa dalle importazioni di vaccini. Aiuti continuano a partire anche verso i Paesi del partenariato orientale, il Libano, la Tunisia, l’America latina e i Caraibi, il Medio Oriente e l’Asia, l’Unicef. Un nuovo contratto viene firmato con la casa Novavax per la produzione del quinto vaccino. Al 31 agosto la Commissione dichiara che il 70% della popolazione adulta dell’Ue (oltre 256 milioni di persone) è completamente vaccinato.
A settembre nasce l’Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (Hera)
annunciata a febbraio: “batterà sul tempo le minacce e le potenziali crisi sanitarie grazie alla raccolta di informazioni e al rafforzamento delle capacità di risposta necessarie”. Si lavora anche per estendere la collaborazione Ue-Usa per un’azione globale verso la vaccinazione mondiale. Si scontrano invece Consiglio e Parlamento sul bilancio 2022: Il Parlamento non sostiene i tagli effettuati dal Consiglio (1,43 miliardi di euro in totale), ma chiede aumenti nei finanziamenti a una serie di programmi e politiche che contribuiscono alla ripresa post-pandemica.
Nei mesi autunnali si arriva a rafforzare l’autorità dell’Ema
nella sua capacità di gestire le carenze di farmaci e apparecchiature mediche. Intanto l’agenzia lavora per valutare una decina di strumenti terapeutici promettenti (ad esempio Ronapreve e Regkirona). Un sostegno alla ripresa economica dei Paesi Ue arriva dalla Commissione che prolunga il quadro temporaneo per gli aiuti di Stato fino al 30 giugno 2022.
Mentre a novembre la variante Omicron si affaccia sulla scena mondiale creando nuovamente il caos,
la Commissione europea approva un nuovo contratto con la società farmaceutica Valneva per un nuovo vaccino. In realtà a partire dal 31 dicembre 2021 l’Ue non prorogherà il meccanismo di trasparenza e autorizzazione delle esportazioni dei vaccini contro il Covid-19: dal 1º gennaio 2022, la trasparenza delle esportazioni sarà garantita da un nuovo meccanismo di monitoraggio, che fornirà alla Commissione dati tempestivi e specifici per le singole società riguardo alle esportazioni di vaccini. Intanto l’Europarlamento ottiene che nel bilancio Ue 2022 ci siano 479,1 milioni di euro per i programmi e le politiche che contribuiscono alla ripresa post-pandemica.
Questa è solo una parte del racconto del 2021, quello istituzionale.
Mentre l’anno finisce e iniziano ad arrivare – anche in Italia – i soldi dei Pnrr, insieme alle dosi di vaccino, la situazione è tutt’altro che risolta. I contagi aumentano in maniera esponenziale in tutto il continente (e non solo); i Paesi Ue adottano talvolta misure nazionali restrittive per la libera circolazione in contrasto con quelle degli altri Stati membri, generando scontri politici; le divisioni sociali si accentuano, alimentate anche da un feroce dibattito sul fronte vaccini-no vax; tornano le restrizioni alla circolazione, e si teme per una nuova chiusura delle attività scolastiche; le economie faticano a riprendere fiato. E non si può dimenticare come nel resto del mondo gli effetti della pandemia influiscano pesantemente sulle popolazioni più povere e già segnate da altre “pandemie” (povertà, guerre, migrazioni forzate, minacce ambientali…).
La situazione sconvolgente e inedita generata dal virus arrivato da Whuan ha colto tutti di sorpresa,
ha contemporaneamente compattato e destabilizzato. Solo il tempo aiuterà a capire quanto di tutto ciò che è stato fatto per rispondervi è stato opportuno e necessario, quanto inefficace e sbagliato.