Coronavirus: a Bologna dormitori aperti e mense chiuse. “Distribuiremo pranzi al sacco”
Un’ordinanza regionale sospende attività scolastiche, manifestazioni e ogni forma di aggregazione in luogo pubblico o privato. Un provvedimento che colpisce anche i senza dimora: in Emilia-Romagna, al momento, i dormitori restano aperti e le mense, per oggi distribuiranno panini, in attesa di nuove indicazioni
BOLOGNA – Scuole, asili, musei, cinema, università. Anche in Emilia-Romagna un’ordinanza sospende, fino al primo marzo, le attività delle scuole di ogni ordine e grado, asili nido, Università; le manifestazioni, gli eventi e ogni forma di aggregazione in luogo pubblico o privato, oltre che le gite di istruzione e dei concorsi. Misure, hanno ribadito il Governatore Bonaccini e l’assessore uscente alle Politiche per la sanità Sergio Venturi, “assolutamente prudenziali”. Di fatto, però, hanno subito modificato le abitudini e scombussolato la quotidianità degli emiliano-romagnoli. A farne le spese, anche le persone senza fissa dimora. In regione, per ora i dormitori restano aperti: “Chiudere significherebbe mettere in strada molte persone, soprattutto ora che il piano freddo è attivo, e questo creerebbe il panico – afferma Antonina De Marinis, coordinatrice del centro Rostom –. All’interno del nostro dormitorio rispettiamo le indicazioni date dalla regione, ma non indossiamo mascherine: ospitiamo abitualmente persone malate di tubercolosi, il coronavirus non ci coglie impreparati. L’unica indicazione che abbiamo avuto è che, se un ospite presenta i sintomi, non bisogna portarlo in ospedale ma chiamare il numero verde regionale 800462340”.
Al momento i casi di contagi del nuovo coronavirus (SARS-CoV-2) in Italia sono 212, tutti concentrati nel nord Italia tra Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna (il bilancio è salito a 16) e Trentino-Alto Adige, mentre i morti accertati sono quattro.
Nell’ordinanza della Regione Emilia-Romagna per contrastare il coronavirus dovrebbero (il condizionale è d’obbligo, in attesa di indicazioni specifiche) rientrano anche le mense per i poveri, come quella della Caritas e dell’Antoniano, ma anche le tre Cucine popolari di Civibo che, di fatto, fino al primo marzo dovrebbero restare chiuse. “Oggi a pranzo distribuiamo panini e pranzi al sacco alla Cucina del Battiferro, le altre due resteranno chiuse – commenta Roberto Morgantini, fondatore delle Cucine popolari –. In questo primo giorno, abbiamo scelto di chiudere in nome della responsabilità collettiva. Oggi alle 14 ci sarà poi un incontro con i responsabili delle mense della città, per capire come procedere durante la settimana. È molto importante coordinarsi e scegliere una linea comune: non può rimanere aperta solo una struttura, altrimenti tutte le persone si riverserebbero lì”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche frate Giampaolo Cavalli, direttore dell’Antoniano: “Insieme stiamo valutando come sostenere queste persone in un momento così particolare. Vale lo stesso discorso sul versante accoglienza: faremo tutto il possibile”. Anche don Matteo Prosperini, direttore della Caritas di Bologna, rimanda ogni considerazione a questo pomeriggio, in attesa di indicazioni condivise e di una strategia comune.
Alice Facchini e Ambra Notari