Coronavirus: Il Cuamm effettua il tampone in via preventiva ai volontari in partenza
Anche Medici con l’Africa Cuamm ha deciso di correre ai ripari e di rispettare le basilari norme sanitarie per il contenimento della diffusione del Coronavirus per evitare di essere, senza volerlo, responsabile della trasmissione del contagio in terra africana.
«Se il contagio dovesse diffondersi - spiega Giovanni Putoto, responsabile della programmazione dell'ong - l'Africa sarebbe in ginocchio».
Di concerto con la Regione Veneto l’ong padovana si sta organizzando proprio in questi giorni per effettuare il tampone sui volontari che sono in partenza verso uno dei sette Paesi in cui opera il Cuamm.
«Anche l’Africa sta cominciando a gestire l’emergenza – racconta Giovanni Putoto – Dopo i primi casi scoperti in Egitto e Algeria, alcuni Paesi hanno iniziato ad applicare le misure precauzionali, come il semplice controllo della temperatura agli scali internazionali e predisponendo negli ospedali i kit per la diagnosi del Coronavirus nei casi sospetti o nei soggetti a rischio».
In Africa, comunque, il quadro epidemiologico è ancora in una fase embrionale perché sebbene siano rilevanti gli scambi commerciali con la Cina di certo non raggiungono i livelli di quelli con l’Europa. Ciò che desta preoccupazione è ovviamente l’estrema fragilità dei sistemi sanitari.
Lo sa bene Giovanni Putoto, anche seolo perché nel 2014 fu in prima linea con Medici con l’Africa Cuamm contro il virus Ebola in Sierra Leone: l'epidemia, partita dalla Guinea a febbraio di quell’anno si diffuse anche in Liberia, Sierra Leone e Nigeria provocando la morte di oltre 11 mila persone. È considerata l’infezione più mortale di tutta la storia per numero di casi (oltre 25 mila) e decessi. «Se il Coronavirus dovesse diffondersi in Africa sarebbe il disastro. Il Cuamm continua il suo impegno per il consolidamento dei sistemi sanitari, perché gli ospedali e i centri di salute siano preparati a gestire il contagio, soprattutto rafforzando i 23 ospedali dove siamo presenti con i nostri operatori sanitari perché è lì che è urgente alzare le difese, migliorando la prevenzione contro le infezioni e la cura delle patologie respiratorie. Di fatto si tratta di applicare le stesse norme igieniche che vengono indicate anche in Italia: il lavaggio delle mani, le gestione accurata dei rifiuti sanitari, l’isolamento dei casi sospetti...». Non c’è altro da fare. E sperare che la trasmissione della malattia non diventi endemica anche perché la disponibilità dei mezzi economici e sanitari che abbiamo nel nostro Paese, in Africa non esiste. «E prima che di Coronavirus, in Sud Sudan, ad esempio, si muore di ben altro: malaria, parto, hiv, patologie croniche non curate come malnutrizione, diabete...».
Giovanni Putoto, abituato a ben altro rispetto all’emergenza che stiamo vivendo qui in Italia, dunque sente il dovere di lanciare un appello:
«È tempo di abbassare i toni, evitare le polemiche inutili e le ripicche. Non nego il pericolo però va detto che non solo la politica, ma anche la comunità scientifica ha le sue responsabilità in merito alla situazione d’allarme che si è creata. Dobbiamo esercitare il “principio precauzionale” soprattutto nei confronti dei più fragili, gli anziani, gli immunodepressi, le persone malate, ma dobbiamo ritornare alla vita normale, attenendoci con buonsenso alle indicazioni delle istituzioni. L’Italia ce la farà. Ce la farà di sicuro».