Coronavirus Covid-19. Ceresoli (L’Eco di Bergamo): “È come essere in guerra”
Parla il direttore del giornale che in questi giorni ha destato l’attenzione di tutti i media per l’impressionante aumento delle pagine di necrologi, dovuto alle tante vittime in città da Coronavirus Covid-19: "C’è anche la Bergamo dei medici, degli infermieri, degli operatori sanitari impegnati 24 ore mettendo in pericolo la propria vita per gli altri. Noi raccontiamo anche la fatica e i drammi di queste persone che quotidianamente si spendono per una comunità”
“Come ormai è chiaro a tutta Italia, Bergamo è l’epicentro italiano di questa epidemia di Covid-19.
È come essere in guerra. Ogni giorno è una battaglia dove c’è un bollettino che, ahimè, il mio giornale registra quotidianamente”.
È il racconto, crudo, fatto al Sir da Alberto Ceresoli, direttore de “L’Eco di Bergamo”, principale quotidiano della provincia che in questi giorni ha destato l’attenzione di tutti i media per l’impressionante aumento delle pagine di necrologi, dovuto alle tante vittime in città da Coronavirus Covid-19.
“Anche questa mattina abbiamo una decina di pagine di necrologi – rivela Ceresoli – che sono, purtroppo, la drammatica fotografia del dramma che sta vivendo la collettività bergamasca, ma anche noi come singoli uomini e donne di una redazione chiamata tutti i giorni a spiegare ai cittadini cosa succede. Attraverso questa cosa dei necrologi fotografiamo con crudezza e profonda angoscia, anche per noi che facciamo questo mestiere, una realtà drammatica.
Una realtà drammatica che per il direttore
“non registra ‘soltanto’ il numero dei morti, ma registra anche una modalità di morte e di funerali che non esistono più tremenda, veramente tremenda. Non so nemmeno più io come dirlo, queste persone muoiono sole, e vengono sepolte sole. È molto triste”.
Poi il racconto dell’attività di cronista in una situazione così difficile. Senza dubbio per Ceresoli queste sono “le pagine più difficili per un giornale e per un suo direttore”. “Sono pagine di necrologi –spiega -, ma poi noi abbiamo altrettante pagine al giorno in cui raccontiamo le storie di questi bergamaschi che perdono i propri cari, le storie dei medici impegnati in prima linea negli ospedali”.
Una vera e propria guerra in corso, che però si sta combattendo anche “grande cuore”.
“Bergamo anche questa volta non si è sottratta alla solidarietà. Sono state avviate tantissime iniziative a favore degli ospedali e delle associazioni di volontariato che vanno in giro a distribuire pasti, medicine, bombole di ossigeno – che iniziano a scarseggiare anche nelle abitazioni – agli anziani che non possono uscire.C’è anche la Bergamo dei medici, degli infermieri, degli operatori sanitari impegnati 24 ore al giorno nelle case di riposo, in strada, molti senza presidi, senza mascherine, occhiali, guanti. Mettono in pericolo la propria vita per gli altri. Noi raccontiamo sì i morti, ma anche la fatica e i drammi di queste persone che quotidianamente si spendono per una comunità”.Una città che tutto sommato sta reagendo bene: “Dopo un primo momento di grande e comprensibile paura riemerge con grande forza il carattere dei bergamaschi quindi, per quello che già si può fare adesso, le persone si sono già rimboccate le maniche in una fase difficilissima. Siamo tutti in attesa che ricominci un’altra vita, non sappiamo quando, si ipotizza dieci giorni. Anche se le terapie intensive saranno meno piene la gente continuerà purtroppo ad ammalarsi. Sarà però più facile accedere agli ospedali.Ci saranno macerie e macerie, che ora noi dalla finestra non vediamo, ma saranno le stesse che fa una guerra. Macerie sociali, macerie economiche, cambieranno le regole della convivenza, del lavoro e dei rapporti sociali”.
“Bergamo, però, nel suo piccolo e con la sua grande forza – conclude il direttore – ha già iniziato a ricostruire da queste macerie”.
Andrea Regimenti