Coronavirus, Bonafede: dopo il decreto 50 detenuti ai domiciliari
Sono 6 mila quelli che potrebbero lasciare il carcere per scontare la pena a casa. A marzo -2643 detenuti, 200 per il "Cura Italia". Ad oggi 15 i detenuti contagiati
A sette giorni dall'entrata in vigore del decreto "sono circa 50 i detenuti che hanno beneficiato della misura" sulla detenzione domiciliare per le pene fino a 18 mesi. Lo dice il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede rispondendo al question time alla Camera. "Sono 6000 quelli che potenzialmente potrebbero lasciare il carcere per passare alla detenzione domiciliare". Il numero oscillante "dipenderà da diversi requisiti e variabili che dovranno essere accertati dalla magistratura".
"Fino al 15 maggio è di 2600 l'effettiva disponibilità dei braccialetti elettronici da installare in via progressiva settimanalmente" dichiara il ministro della Giustizia
Riduzione da 61.235 a 58.592, 2.643 in meno. "Nelle prime tre settimane di marzo c’è stata una riduzione della popolazione detenuta in carcere", il dl Cura Italia "ha avuto un'incidenza stimata di circa 200 detenuti".
Alla data di oggi risultano contagiati su tutto il territorio 15 detenuti", dice il ministro.
Alla data del 19 marzo il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria ha consegnato ai Provveditorati Regionali “quasi duecentomila mascherine (199.127), nonché circa 770mila guanti di gomma monouso".
Per attenuare l'impatto delle restrizioni nei rapporti tra detenuti e familiari adottate per l'emergenza coronavirus "sono stati già acquisiti dall'Amministrazione Penitenziaria e da quella della Giustizia Minorile, a seguito di donazione, 1.600 telefoni cellulari e altri 1.600 sono in via di acquisizione".