Comunità energetica strumento di democrazia, ma servono i decreti attuativi
CSVnet è tra gli oltre 140 firmatari dell’appello lanciato da Next sulle pagine di Avvenire, con cui si chiede al Governo di non interrompere il processo normativo necessario per la creazione delle comunità e una reale transizione energetica, che metterebbe al riparo anche da rischi geopolitici
Una comunità energetica è un gruppo di soggetti, che possono essere imprese, amministrazioni locali, enti del terzo settore e singoli cittadini, che si associano per creare una rete locale di impianti che generano e condividono l’energia prodotta da fonti rinnovabili. Rappresenta, in buona sostanza, uno “strumento di cittadinanza attiva, oggi fondamentale per dare forza e vitalità alla società civile che è baluardo della democrazia di fronte alle tentazioni populiste”. È quanto si legge nell’appello - a cui anche CSVnet ha aderito - per rilanciare il valore delle comunità energetiche e l’esigenza di favorirne lo sviluppo.
Dopo il recepimento da parte del Parlamento italiano della Direttiva Europea sulle comunità energetica che ne ampia significativamente le possibilità di azione, è ora più che mai urgente “pubblicare rapidamente i decreti attuativi e i bandi del PNRR riservati ai piccoli comuni che sono fondamentali per fornire ai tanti operatori, cittadini, imprese, comunità pronti a realizzare progetti le coordinate di riferimento necessarie per la loro realizzazione”.
Con questa iniziativa, dunque, il primo firmatario Leonardo Becchetti - co-fondatore NeXt - Nuova Economia per Tutti e docente di Economia politica dell’Università di Roma Tor Vergata, insieme agli oltre 140 aderenti, vogliono spingere le istituzioni ad accelerare, anzi a non interrompere nonostante la recente crisi di governo che porterà ad elezioni anticipate, il processo normativo che crei le condizioni per una reale transizione ecologica.
“L’aggressione russa dell’Ucraina ha messo in luce quanto la dipendenza energetica dalle fonti fossili (e in particolare dal gas russo) sia un profondo fattore di debolezza per l’Italia e per l’Unione Europea. – spiega l’appello - E ha rafforzato, se ce ne fosse stato bisogno, la convinzione che l’obiettivo della transizione ecologica non è solo urgente per motivi di contrasto alla sempre più grave emergenza climatica, salute e lotta all’inquinamento, convenienza di prezzo (la produzione di energia da fonti rinnovabili è oggi la meno cara), ma anche per evitare di essere esposti a rischi geopolitici e ad una volatilità dei prezzi che è un grave fattore di rischio per le imprese”.
“Le comunità energetiche da sole non sono certo la soluzione di tutti i mali – si legge ancora nell’appello – ma concorrono in modo significativo alla strategia complessiva in modo originale e non replicabile rispetto ad altre soluzioni. Oltre al contributo in termini di aumento di quota di produzione da fonti rinnovabili esse rappresentano infatti un modello di produzione diffusa e partecipata di energia nel quale i cittadini superano lo steccato dell’essere solo consumatori, soggetti ai capricci delle bollette, ma diventano prosumer e godono potenzialmente di una parte dei benefici dei produttori”.
Leggi qui il testo completo dell’appello.