Classi violente. Il tema della violenza nei confronti del personale scolastico è fortemente attuale
La Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti del personale scolastico
E’ appena stata istituita la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti del personale scolastico. Incredibile che ce ne sia bisogno, verrebbe da pensare. Eppure è proprio così. Il ministro Giuseppe Valditara, incontrando nei giorni scorsi una rappresentanza, da tutte le regioni d’Italia, di dirigenti scolastici, docenti e personale Ata, proprio per istituire la Giornata nazionale, ha spiegato: “Oggi è una giornata importante perché per la prima volta viene dato rilievo istituzionale al tema del rispetto nei confronti del personale della scuola. Ed è anche significativo che le numerose misure siano avallate dai cittadini italiani: c’è consenso sul fatto che bisogna ridare autorevolezza nei confronti del personale della scuola e che le misure fin qui adottate vanno nella direzione giusta, penso alla sanzione pecuniaria da 500 a 10 mila euro per le aggressioni, penso alle attività di cittadinanza solidale”.
Purtroppo il tema della violenza nei confronti del personale scolastico è fortemente attuale. Sempre nel corso della presentazione della Giornata nazionale, sono stati diffusi alcuni dati statistici raccolti dal Ministero e la prima cosa che colpisce è l’aumento, negli anni, del fenomeno.
Vengono presi in considerazione i casi registrati nelle annate 2022-2023 e 2023-2024, oltre a un primo report sull’annata in corso, 2024-2025. Nelle prime due annate gli episodi di violenza sono quasi raddoppiati: da 36 a 68 casi segnalati. L’analisi statistica mostra come siano stati convolti principalmente i docenti ma in generale tutto il personale scolastico. Tutte vittime, mentre gli aggressori sono soprattutto gli studenti e i loro familiari. Per quanto riguarda l’annata in corso, cioè il 2024-25, sono già stati registrati casi di violenza: a dicembre ne risultano 19: 13 nel secondo ciclo di istruzione e 6 nel primo ciclo; 12 hanno coinvolto solo i docenti, 3 solo i dirigenti, 3 solo il personale Ata, mentre un caso ha coinvolto tutte e 3 le categorie; gli autori delle violenze sono stati in 9 casi uno studente, in 8 casi un familiare e in due casi l’autore è ignoto.
Naturalmente l’indagine del Ministero precisa anche tutti i dati relativi alle due annate precedenti a questa in corso e fa un po’ impressione vedere nero su bianco numeri e indicazioni precise su un fenomeno che spesso appare sui media, magari anche in modo eclatante, ma tuttavia sempre in modo episodico. Osservare i dati aggregati offre una panoramica che lascia inquieti e fa pensare come il mondo della scuola soffra di perdita di autorevolezza.
Sempre Valditara ha puntato il dito, sollevando tra l’altro il tema di una cultura violenta diffusa: “Pensiamo ai social – ha commentato –; nei social, anche grazie ai leoni da tastiera, prevalgono l’odio, le offese, le ingiurie, le minacce in alcuni casi. Pensiamo ai videogiochi in cui ammazzare una persona è una cosa normalissima. Capite che messaggio devastante? Di rispetto non c’è nulla”. E tornando sul tema scuola e sul rapporto con le famiglie ha sottolineato le difficoltà: “C’è la crisi del rapporto scuola-famiglia, con la famiglia che in molte occasioni non sa dire di no”. Proprio i “no”, secondo il Ministro, sono importanti: “Aiutano a creare rispetto verso tutti coloro che vivono in società. La scuola è un luogo strategico dove ricostruire questo valore fondamentale. Dobbiamo ripristinare l’autorevolezza di chi lavora per la scuola e dobbiamo anche ripristinare l’autorità del personale, che non ha nulla a che fare con l’autoritarismo”.
La scuola dovrebbe essere, ha infine sottolineato, “il luogo dove si impara il rispetto, la gentilezza, i valori contro l’arroganza, la prepotenza, la violenza”.
Lo sanno bene quanti lavorano sul campo e che, nonostante le difficoltà, non si lasciano scoraggiare e intimidire.