Circoli Noi e riforma del Terzo Settore
Riforma del terzo settore: anche i circoli del Noi territoriale di Padova in attesa dei decreti attuativi per capire come rendere realtà i principi della legge 117 del 2017. Tra tutto, una consapevolezza: i circoli saranno sempre più chiamati alla trasparenza e alla conoscibilità nel territorio.
I prossimi mesi saranno cruciali per il futuro non solo dei circoli del Noi territoriale di Padova, ma anche di 300 mila realtà che, in tutto il Paese, gravitano attorno al variegato mondo del terzo settore, una galassia in grado di produrre ogni anno 64 miliardi di euro in termini economici e ancor più frutti sotto forma di “capitale sociale”.
Gli interrogativi, però, restano ancora molti. La legge 117 del 2017, varata dal precedente Parlamento, ha mandato in pensione la vecchia legge 383 del 2000 che regolava il terzo settore. Le novità sono sostanziali e riguardano i circoli nella loro interezza: dallo statuto al bilancio, dagli obiettivi fino alla fiscalità. «Questa nuova legge – spiega il segretario di Noi Padova Davide Polito – va a qualificare un principio interessante. Si passa dalla sussidiarietà pura alla qualificazione dell’operato di una realtà sociale, se è in grado di dimostrare ciò che ha fatto e ciò che fa». Il principio è quello della “pubblicità”: «Ogni associazione, cooperativa o circolo dovrà pubblicare, come e dove ancora non si sa, il proprio bilancio. Questo è positivo. Ogni cittadino, accedendo a un portale, potrà verificare l’operato di ogni realtà del terzo settore, scoprendo che magari l’associazione poco conosciuta in realtà fa moltissimo o che un ente percepito come “scalcinato” invece ha un bilancio florido». Sarà attivo un registro unico, cioè un’anagrafe gigantesca del terzo settore italiano.
Fin qui, tutto chiaro. Il problema è che la legge si conosce fino a un certo punto: la vera anima di queste nuove direttive sarà inserita in una serie di decreti attuativi che dovrà pubblicare il Governo, in questo caso quello nuovo. Ma la palla, a oggi, è ferma a Bruxelles: «La riforma del terzo settore deve essere armonizzata con altre leggi. Sono molti i punti su cui l’Unione Europea è chiamata a far chiarezza. Ci sono i temi fiscali, come quelli relativi alla pubblicità: sappiamo che tutte le sponsorizzazioni devono ricevere una fattura, ma allo stesso momento i circoli Noi non possono più nemmeno avere una partita Iva. Sono tante le domande: una volta risolti questi quesiti, il Governo potrà pubblicare i suoi decreti». Resta ancora tra le ipotesi lo scenario peggiore: quello per cui Bruxelles trovi incompatibilità nella legge stessa, per cui bisognerebbe ritornare alle Camere.
La legge, però, resta valida, con tempistiche ben precise: «Come Noi Padova siamo chiamati, in questo periodo di incertezza, a gestire la fase di transizione. La legge ci dice che ci dobbiamo adeguare, ma non ci dice ancora come farlo». Si parte proprio dal principio di pubblicità: come andranno redatti i nuovi bilanci? «C’è una difficoltà oggettiva nel trascrivere in numeri le nostre realtà, così basate sul volontariato. Un bilancio economico è fatto di numeri e fatture, per questo noi speriamo ci sia la possibilità di allegare sempre ciò che noi già chiediamo di redarre, cioè un bilancio sociale in grado di dare vita ai numeri. Se un circolo fa la ginnastica dolce per gli anziani, la biciclettata, il torneo delle briscole, avrà sia delle spese che delle entrate che le accompagnano: il bilancio economico, da solo, non riuscirebbe a spiegare tutto».
Altro elemento fondamentale della nuova legge è la tassazione degli utili: «Il futuro delle attività dovranno essere sempre a somma zero, senza aver lucro. Se prima l’attività istituzionale era defiscalizzata, tra un po’ ogni disavanzo sarà soggetto a tassazione». Sotto i 130 mila euro di utile bisognerà pagare un’aliquota del 7 per cento, sotto i 300 mila euro del 10 per cento e per le grandi realtà si arriverà a pagare fino al 17 per cento. Ciò, ovviamente, comporterà anche degli adempimenti ulteriori. «Le quote delle tessere, non essendo commerciali, resteranno defiscalizzate. Bisognerà capire come comportarsi, non per eludere, ma per trasformare ciò che prima era una prassi comune in un’altra che sia egualmente corretta».
In autunno, poi, probabilmente tra settembre e ottobre, partirà la grande corsa all’adeguamento degli statuti secondo le novità contenute nei decreti attuativi. «Questi nuovi testi andranno approvati dalle assemblee dei soci e poi depositati presso l’Agenzia delle entrate. Certamente tutto questo comporterà un costo e un impegno, ma ancora non sappiamo come muoverci: al momento attuale nessuno studio e nessun consulente è in grado di fornire degli statuti, perché nessuno sa ancora come dovranno essere compilati».