Caritas. "Così le migrazioni definiscono una nuova Europa"
Presentato al Festival Sabir il rapporto Common Home, realizzato nell’ambito del progetto europeo Mind, che coinvolge 11 Caritas sul tema della migrazione e dello sviluppo. "Reagire per combattere l'indifferenza"
ROMA - Leggere le migrazioni come parte di un fenomeno più ampio di cambiamento e di sviluppo, a livello locale così come globale. È questo l’obiettivo del rapporto Common Home, promosso dal progetto europeo Mind che, dallo scorso anno, coinvolge 11 Caritas europee, tra cui Caritas italiana, sul tema della migrazione e dello sviluppo. Il Rapporto, promosso dal progetto europeo Mind, è l’occasione per riflettere su come il tema dei migranti e più in generale quello dello sviluppo, stiano contribuendo a definire una nuova Europa. “Per combattere l'indifferenza - si legge nella prefazione - che pervade trasversalmente le società moderne, è necessario reagire, stimolando la politica e le istituzioni affinché affrontino con serietà e lungimiranza questi fenomeni”. “Discutiamo i dati su dimensioni, caratteristiche e impatto della migrazione in parallelo con un'analisi delle percezioni pubbliche e delle decisioni politiche in materia di migrazione e sviluppo – scrive Caritas. La relazione tra questi tre livelli è complessa e problematica, dal momento che l'opinione pubblica non risponde necessariamente agli argomenti basati sui fatti, mentre la politica stessa non sempre segue criteri di efficacia e aderenza ai valori”.
Situazione italiana. Secondo il rapporto Common Home, nonostante il numero ancora limitato di stranieri in Italia (circa il 10% della popolazione), il nostro paese ha visto la crescita relativa più alta della sua popolazione migrante tra tutti i paesi europei, con un aumento di cinque volte negli ultimi venti anni. Il ritmo veloce di questa trasformazione ha indubbiamente contribuito a influenzare la percezione pubblica, offrendo inoltre ad alcuni attori politici l'opportunità di giustificare una retorica sempre più aggressiva. I dati, talvolta controversi, relativi al peso del fenomeno migratorio (in termini demografici, ma anche nelle sue implicazioni nelle trasformazioni economiche e socio-politiche) si uniscono ad una percezione comune spesso sfalsata della realtà da parte della pubblica opinione, ed a percorsi di formulazione delle politiche non sempre riconducibile a criteri di efficacia e di aderenza ai valori. “Si tratti di un cosiddetto 'migrante economico' o di un rifugiato – si legge nel rapporto - una persona che migra ci pone non solo la sfida dell’accoglienza, ma ci porta anche ad indagare su diverse aree (sociale, economica, ecologica, politica, culturale, spirituale). Ci invita a spostare lo sguardo oltre i nostri confini analizzando e comprendendo le cause profonde delle migrazioni da un lato e dall’altro ad approcciare il tema con la prospettiva di una cittadinanza globale. Ad esempio, l’urgenza di disporre di servizi di assistenza alla persona per una popolazione sempre più anziana nel nostro paese, rischia di ingenerare profonde fratture e fenomeni di abbandono nei paesi di provenienza, e nelle famiglie di coloro che trovano impiego in questo settore per noi fondamentale”.
Tra i punti toccati dal rapporto anche quello relativo alla trattazione del fenomeno migratorio. “Una sempre più radicata narrativa - anche politica - del 'noi Vs loro' distoglie l’attenzione dal fatto che migranti ed italiani si trovano nella realtà a fronteggiare gli stessi meccanismi che generano una società sempre più diseguale, fronteggiando lo stesso tipo di tensioni, problemi, disagi e disservizi. Alla crescita di fenomeni di precarizzazione, vulnerabilizzazione e iniquità che colpiscono tutti, si tratta di fronteggiare una vera e propria emergenza culturale. Un tale contesto (segnato anche da scenari di conflitto internazionali che hanno spinto/forzato molte persone a migrare e che ha quindi visto spesso l’Italia come Paese di primo approdo verso l’Europa) ha generato risposte politiche volte invece ad identificare nella migrazione la causa di ogni problema sperimentato nel nostro paese”.
Occupazione, tensioni sociali e Italia sempre più multi-etnica. Il rapporto poi evidenzia come l’Italia sia sempre più un paese di partenza. I dati Aire, infatti, mostrano come il numero di italiani residenti all’estero sia sostanzialmente pari al numero di stranieri residenti in Italia. Un contesto demografico stagnante (al lordo dei flussi di emigrazione/immigrazione) genera importanti conseguenze in termini economici, che si ripercuotono in modo significativo sul mercato del lavoro. Un'analisi delle dinamiche relative ai diversi ambiti di impiego mostra il contributo della popolazione migrante, per lo più in settori in cui la popolazione italiana tende a non fornire sufficiente offerta di manodopera, in segmenti occupazionali ancora non saturi ma tra i meno remunerati e protetti. “Su questo – si legge nel rapporto - si innestano forme di sfruttamento lavorativo o l’abbassamento delle condizioni contrattuali che colpisce la popolazione migrante ma anche fasce più vulnerabili di popolazione italiana. Le tensioni che nascono da tali dinamiche godono di alta visibilità presso l’opinione pubblica, oscurando di fatto la percezione relativa all’impatto positivo che i lavoratori migranti hanno sul nostro sistema di welfare, ed al contributo che il “lavoro migrante” sta attualmente dando al nostro sistema pensionistico”. I migranti inoltre sono anche portatori di vitalità sociale e culturale. “I numeri e le nazionalità presenti sul nostro territorio nazionale stanno portando l’Italia a diventare una società multi-etnica- spiega il rapporto Common Home. E questo comporta il dover gestire il cambiamento e le inevitabili tensioni ad esso connesse attraverso opportune politiche di integrazione positiva; queste però devono tenere conto della necessità di 'accogliere' e dare risposta al disagio presente soprattutto negli strati più vulnerabili della società italiana, non solo sotto il profilo economico, ma anche in una prospettiva valoriale e interculturale”.
Un altro aspetto sul quale fa luce la ricerca è quello del contesto sociale e politico attuale, che rappresenterebbe un ostacolo alla piena espressione dello sviluppo che i migranti possono portare. “La mancanza di una rappresentanza politico-sindacale, le difficoltà di accesso ad un’educazione di livello/specializzante, la diminuzione della solidarietà sociale – talvolta anche tra migranti stessi – impattano sulla capacità dei migranti di contribuire alla vita sociale, civile ed economica italiana. E' necessario un cammino di consapevolezza rispetto a trasformazioni il cui impatto non distinguono tra cittadini di ogni paese, migranti, residenti. Queste trasformazioni richiedono un governo dei fenomeni che sappia prenderne in conto la complessità”.