Caritas: una persona su 10 in povertà assoluta. In dieci anni “aumento ininterrotto” e boom di famiglie povere al Nord (+97,2%)

Il Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia 2024 diffuso oggi da Caritas italiana: negli ultimi dieci anni il numero di poveri assoluti è salito dal 6,9% della popolazione nel 2014 al 9,7% del 2023, pari a 5 milioni 694 mila persone (2 milioni e 217 mila famiglie, l’8,4% dei nuclei). Il dato sulla povertà minorile di 1 milione 295 mila bambini poveri (il 13,8%) è ai massimi storici. In questi dieci anni sono raddoppiate anche le famiglie povere residenti al Nord (+97,2%), passando da 506mila nuclei familiari a quasi un milione. L’osservatorio dei centri di ascolto e servizi Caritas conferma i dati Istat: negli ultimi dieci anni il numero di persone sostenute è aumentato del 41,6% e del 5,4% nel 2023 rispetto all’anno precedente. La Caritas chiede di ripristinare “un sistema di sostegno universale e continuativo che eviti l’esclusione delle tante persone in povertà assoluta” in Italia

Caritas: una persona su 10 in povertà assoluta. In dieci anni “aumento ininterrotto” e boom di famiglie povere al Nord (+97,2%)

In Italia una persona su 10 vive in condizione di povertà assoluta, una cifra record che non accenna a diminuire. Negli ultimi dieci anni l’aumento è stato ininterrotto, passando dal 6,9% della popolazione nel 2014 al 9,7% del 2023, pari a 5 milioni 694 mila poveri assoluti (2 milioni e 217 mila famiglie, l’8,4% dei nuclei). Il dato sulla povertà minorile di 1 milione 295 mila bambini poveri (il 13,8%) è ai massimi storici. Era il 13,4% nel 2022. L’inaspettata notizia è che in questi dieci anni è raddoppiato il numero di famiglie povere residenti al Nord (+97,2%), passando da 506mila nuclei familiari a quasi un milione.  Il dato nazionale è di +42,8%. È quanto emerge dal Rapporto su povertà ed esclusione sociale 2024 di Caritas italiana, intitolato “Fili d’erba nelle crepe”, presentato oggi a Roma. L’osservatorio dei centri di ascolto e servizi Caritas conferma i dati Istat: negli ultimi dieci anni il numero di persone sostenute è aumentato del 41,6% e del 5,4% nel 2023 rispetto all’anno precedente. La povertà tocca anche l’8% degli occupati, è legata alla povertà educativa, si è cronicizzata ed è multidimensionale, ossia le persone hanno problemi diversi.  A fronte di questa situazione desolante – che richiederebbe interventi governativi massicci – la Caritas registra invece il dimezzamento delle persone raggiunte dalle due nuove misure nazionali di sostegno alla povertà che hanno sostituito il Reddito di cittadinanza: ricevono l’Assegno di inclusione (Adi) 697.640 nuclei familiari, ma

sono rimaste senza supporto 331.000 famiglie, molte delle quali residenti al Nord, in affitto o nuclei monocomponenti.

Il Supporto alla formazione e al lavoro ha avuto invece un impatto ridotto, con poche persone coinvolte e percorsi di tre/quattro mesi. Caritas italiana chiede perciò di “ampliare la copertura” di queste due misure, “semplificare l’accesso” e ripristinare “un sistema di sostegno universale e continuativo che eviti l’esclusione delle tante persone in povertà assoluta” in Italia.

Al Nord è boom di famiglie povere. Oggi in Italia il numero delle famiglie povere delle regioni del Nord supera quello di Sud e Isole complessivamente. Dal 2014 al 2023 il numero di famiglie povere residenti al Nord è praticamente raddoppiato (+97,2%); se si guarda al resto del Paese la crescita è stata molto più contenuta, +28,6% nelle aree del Centro e +12,1% in quelle del Mezzogiorno. L’incidenza percentuale continua a essere ancora più pronunciata nel Mezzogiorno (12% a fronte dell’8,9% del Nord), anche se la distanza appare molto assottigliata; nove anni fa la quota di poveri nelle aree del Meridione era più che doppia rispetto al Nord: 9,6% contro il 4,2%.

Il 34% di chi è cresciuto in famiglie svantaggiate rimane in condizioni finanziarie precarie. La “povertà ereditaria” è un circolo vizioso che colpisce il 20% degli adulti europei tra i 25 e i 59 anni che, a 14 anni, vivevano in una situazione economica difficile. In Italia, il dato sale al 34%, segno di un’eredità che pesa sul futuro. Valori più alti si raggiungono solo in Romania e Bulgaria (Eurostat).

In aumento anche i working poor. Continua a crescere in modo preoccupante la povertà tra chi lavora. Complessivamente tocca l’8% degli occupati (era il 7,7% nel 2022) anche se tra dirigenti, quadri o impiegati scende al 2,8%, mentre sale al 16,5% tra operai o assimilati (era il 14,7% del 2022).

Quasi 270 mila persone incontrate o sostenute dalla rete Caritas (+5,4%). Nel 2023 nei 3.124 centri di ascolto e servizi informatizzati della rete Caritas in 206 diocesi sono state supportate 269.689 persone. Si tratta di circa il 12% delle famiglie in stato di povertà assoluta registrate dall’Istat. Rispetto al 2022 si è registrato un incremento del 5,4% di assistiti, meno che negli anni passati ma pur sempre in aumento. Tra gli assistiti 1 persona su 4 (23%) ha un’occupazione. Se si allarga lo sguardo a un intervallo temporale più ampio il dato risulta impietoso:

dal 2015 ad oggi il numero di persone sostenute è cresciuto del 41,6%, soprattutto nel Sud e nelle Isole (+53,3%) e nel Nord Italia (+52,1%).

A fronte di un leggero calo dei nuovi poveri (dal 45%,3% al 41%), si rafforzano invece le povertà intermittenti e croniche: 1 persona su 4 è seguita da oltre 5 anni.

Carcere: incentivare le misure di comunità. Nel 2024 (fino al 30 settembre), i detenuti presenti nei 189 istituti penitenziari italiani risultano 61.862, a fronte dei 51.196 posti disponibili. Le persone in esubero sono dunque oltre 10mila. Nel 2024 (fino al 3 novembre) sono stati registrati 78 suicidi, un dato altissimo che si sta avvicinando a quello del 2022, quando furono 84. Caritas chiede di

“incentivare fortemente le misure di comunità perché abbassano la recidiva, sono strumento di reinserimento nella comunità, rappresentano una possibile risposta al sovraffollamento”.

Nel 2024 sono state finora 222.518 le persone in carico all’Uepe (Ufficio per l’esecuzione penale esterna) che stanno eseguendo o hanno richiesto le misure di comunità. Di questi: 50.189 sono le persone in messa alla prova (misure di comunità); 46.094 le persone in affidamento in prova al servizio sociale; 21.771 in detenzione domiciliare; 1.933 in uno stato di semilibertà.

Problema abitativo: riguarda un milione e mezzo di famiglie. In Italia un milione e mezzo di famiglie vive in abitazioni sovraffollate, poco luminose e senza servizi, come l’acqua corrente in bagno. Il 5% dei nuclei fa fatica a pagare le rate del mutuo o l’affitto e le bollette.

Nei centri di Ascolto Caritas la casa è il terzo tra i problemi riportati: coinvolge il 22,7% degli assistiti.

Una percentuale che aumenta al 27% se si considerano solo le persone straniere. Eppure, rileva il report Caritas, “le risposte istituzionali diminuiscono: dal 2022, i due pilastri delle politiche abitative socioassistenziali (Fondo locazioni e Fondo morosità incolpevole), non sono stati più rifinanziati”.

Ogni anno le Caritas diocesane implementano 70/80 progetti sul tema casa, coinvolgendo anche associazioni, cooperative o altri enti nei territori. In 6 anni (escluso il 2020 per la pandemia) sono stati realizzati 386 progetti, pari ad oltre 42 milioni di euro tra 8xmille e cofinanziamenti delle diocesi. I target di riferimento spaziano dagli anziani ai senza dimora, dalle famiglie straniere ai giovani studenti fuori sede.

Nel complesso, i progetti Caritas 8×1000 svolti nel 2023 sul territorio nazionale sono stati 430. Hanno riguardato per il 20% servizi socio-educativi per minori, adulti e anziani, centri diurni e attività per il contrasto alla povertà educativa. Il 18,6% è stato utilizzato per servizi di accoglienza, comunità e housing, il 18,3% per l’erogazione di cibo e aiuti materiali, mense ed empori. Il 14% dei progetti è stato dedicato ad attività di formazione professionale e inserimento lavorativo, il 5% alla formazione giovanile ed educazione sanitaria, il 3,7% ad attività finalizzate alla giustizia riparativa e sociale.

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Fonte: Sir