Carceri, è di 13 morti il bilancio dei disordini. Il problema dei centri di permanenza
Il Garante sta approfondendo la situazione delle oltre 1500 persone trasferite o in corso di trasferimento a seguito dei disordini. Delle persone morte, solo una è italiana e ben tre erano in attesa del primo grado di giudizio
ROMA - Quella di ieri è stata una giornata di calma relativa negli Istituti di pena italiani. A dirlo è il Garante nazionale, secondo il quale “permangono, tuttavia, una serie di problemi legati ai disordini e alle violenze dei giorni scorsi”. Il Garante sta approfondendo la situazione delle oltre 1500 persone trasferite o in corso di trasferimento a seguito dei disordini. Rispetto a un campione (di 65 persone) di criticità riscontrate a seguito degli eventi, su cui il Garante ha fatto uno specifico approfondimento, è emerso che in tredici casi è stata predisposta la visita in ospedale; due persone sono ricoverate e una è in rianimazione.
Da un più accurato esame, il numero dei decessi collegati agli eventi è risultato di 13. L’identità delle tredici persone è terreno attuale di azione di indagine, anche in considerazione del fatto che l’inserimento dei dati nell’Istituto di Modena si è fermata al momento degli incidenti; presumibilmente per il danneggiamento del sistema. “Al momento abbiamo l’identificazione certa – da parte nostra, mentre siamo certi che le autorità inquirenti abbiano tutte le informazioni in proposito – soltanto di dieci persone: solo una è italiana e ben tre erano in attesa del primo grado di giudizio; il più giovane aveva 29 anni e il più adulto 42. Un quadro più completo sarà fornito domani”, ricorda il Garante. “Come in casi simili, è stata avviata l’interlocuzione con le Procure (di Modena, Rieti, Parma, Alessandria, Verona, Bologna) per avere informazioni circa l’apertura di indagine al fine di presentarsi come persona offesa ai sensi dell’articolo 90 c.p.p”, continua.
In questo contesto, va segnalato ieri un suicidio (il dodicesimo dall’inizio dell’anno) avvenuto nell’Istituto di Novara: ancora una volta si tratta di un giovane straniero, egiziano, senza fissa dimora.
Segnalazioni. Il Garante nazionale evidenzia anche che “sono molte le segnalazioni che stanno arrivando da parte di familiari che hanno difficoltà ad avere contatti con i propri congiunti a causa dell’interruzione dei colloqui e del non pieno funzionamento del sistema delle telefonate e delle video telefonate. Il Garante ha chiarito all’Amministrazione penitenziaria che la possibilità di video-telefonate, in quanto sostitutiva di colloqui visivi diretti, è naturalmente estesa a tutti le persone detenute indipendentemente dal livello di sicurezza del circuito di appartenenza (nel numero previsto per tale circuito). Tale previsione è ancor più importante ora che i movimenti lungo la penisola sono soggetti a forte limitazione. Certamente i colloqui che avvengono con separazione completa per vetro divisorio non hanno ragione di essere limitati su base di possibile contagio diretto”.
Il Garante nazionale ha anche predisposto uno schema di comunicazione con tutti i Garanti territoriali per la condivisione delle informazioni relative allo svolgersi degli eventi nei diversi Istituti penitenziari per adulti e per minori, per quanto attiene sia i provvedimenti adottati localmente dopo il decreto-legge dell’8 marzo, sia le malaugurate ipotesi di presenza di contagio.
Inoltre, “continua il lavoro per la ricerca di possibili provvedimenti normativi e diffusione di buone prassi applicative delle norme esistenti, volti alla riduzione dell’incidenza dell’affollamento sulla difficile situazione attuale, in attesa di una nuova convocazione della cosiddetta ‘Task force’”.
Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr) – Il Garante nazionale ha avviato una interlocuzione con il Ministero dell’interno sulle persone trattenute nei Cpr il cui termine di trattenimento sia prossimo alla scadenza. A seguito dell’emergenza Covid-19, infatti, diversi Paesi hanno disposto il blocco dei voli da e per l’Italia, interrompendo quindi anche quelli di rimpatrio forzato. Pertanto, il Garante ha chiesto di valutare la necessità di una cessazione anticipata del trattenimento di coloro che, essendo in una situazione di impossibile effettivo rimpatrio, vedono configurarsi la propria posizione come “illecito trattenimento” ai sensi della stessa Direttiva rimpatri del 2008.
Quarantena – Con nota del Sottocomitato per la prevenzione della tortura (Spt) delle Nazioni Unite, a firma del suo Presidente, Sir Malcom Evans, è stato confermato ai Meccanismi nazionali di prevenzione (Npm) dei Paesi che hanno ratificato il Protocollo opzionale alla Convenzione Onu contro tortura e trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti (Opcat), e quindi per l’Italia al Garante nazionale, che la quarantena forzata su base sanitaria ricade nell’ambito del mandato loro istituzionalmente affidato. Ovviamente il Sottocomitato invita a valutare le modalità di visite e monitoraggi in strutture a ciò destinate, al fine di non interrompere la quarantena stessa e di non porre così in pericolo la complessiva sicurezza sanitaria. Precisa comunque che tale monitoraggio dovrà essere condotto e che ragioni di sanità collettiva non possono ridurre i diritti fondamentali delle persone poste in tale situazione, né gli obblighi degli Organi di controllo.
Residenze sanitarie per anziani (Rsa) – Viste le limitazioni previste alla lettera q) del Dpcm dell’8 marzo 2020, che prevede che «l’accesso di parenti e visitatori a strutture di ospitalità e lungo degenza, residenze sanitarie assistite (Rsa), hospice, strutture riabilitative e strutture residenziali per anziani autosufficienti e non, è limitato ai soli casi indicati dalla direzione sanitaria della struttura che è tenuta ad adottare le misure necessarie e prevenire le possibili trasmissioni di infezione», il Garante nazionale, pur ritenendo le restrizioni opportune al fine di prevenire la diffusione della pandemia, manifesta la propria preoccupazione in merito alle ripercussioni che tali limitazioni possono avere all’interno delle strutture per persone con disabilità e anziane, se non opportunamente monitorate e controllate. La situazione espone, infatti, a elevato stress sia gli ospiti che gli operatori. Questo comporta un incremento del rischio di comportamenti conflittuali, di maltrattamento o di abuso degli strumenti di contenzione. Il Garante nazionale sta studiando collaborazioni e modalità di vigilanza di comportamenti inaccettabili di questo tipo.
Il Garante ha comunque richiamato l’attenzione nel merito di coloro che operano nel settore socio-sanitario e socio-assistenziale, raccomandando a tutte le Direzioni delle strutture e alle Autorità regionali di controllo di vigilare sulle strutture con massima attenzione, data la drastica riduzione del controllo informale esercitato dalla comunità esterna conseguente alle restrizioni all’accesso.