Caporalato. Piano da 30 milioni per il Sud, via libera dalla Commissione europea
A dare la notizia il prefetto di Macerata (ex Commissario straordinario in Capitanata), Iolanda Rolli, durate l’audizione in Commissioni riunite Lavoro e Agricoltura sul fenomeno del caporalato. Ascoltato anche il prefetto di Reggio Calabria, Massimo Mariani che su San Ferdinando parla di “superamento della tendopoli”
ROMA - La Commissione europea ha dato il via libera al piano di interventi da 30 milioni rivolto alle regioni del Sud Italia per combattere il caporalato e lo sfruttamento nel settore agricolo. A darne notizia è Iolanda Rolli, attuale prefetto di Macerata ed ex Commissario straordinario del governo per l’area del comune di Manfredonia, in Capitanata, durante l’audizione tenutasi ieri in Commissioni riunite Lavoro e Agricoltura nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul fenomeno del caporalato in agricoltura. “Cinque regioni del Sud, con capofila la regione Puglia, avranno a disposizione 30 milioni, cioè circa 6 milioni per ogni regione per mettere in atto dei piani di integrazione - ha spiegato Rolli -. Non sono soltanto piani per la costruzione di villaggi come era stato immaginato all’inizio, ma tutta una serie di azioni che potranno consentire non solo ai migranti ma anche ai lavoratori locali in situazione di vulnerabilità come i disoccupati, ex detenuti, cassaintegrati, di trovare forme di formazione mirata”.
Per il prefetto Rolli, occorre lavorare su la realizzazione di “una banca dati dove possono essere inseriti tutti i dati in possesso di tutte le amministrazioni che possa far puntare i controlli laddove viene evidenziato un allarme - ha aggiunto durante l’audizione -; poi una forma di intermediazione e di trasporto e un modello sperimentale di accoglienza: dei villaggi dove ci sia anche l’avviamento al lavoro, la possibilità di trovare dei servizi, di trovare assistenza giuridica e sanitaria”.Durante l’audizione è stato ascoltato anche Massimo Mariani, prefetto di Reggio Calabria e Commissario straordinario di Governo per il superamento delle situazioni di particolare degrado dell'area del Comune di San Ferdinando. Una realtà, quella calabrese, che negli ultimi mesi è stata spesso tra le pagine di cronaca dei giornali per gli incendi che hanno interessato sia la baraccopoli, sgomberata a marzo, che la stessa tendopoli allestita dalle autorità e che oggi ospita circa 370 persone. “La demolizione della baraccopoli è solo un punto di passaggio, non di arrivo - ha sottolineato Mariani -. Perché queste situazioni possano essere risolte, e san Ferdinando è solamente una parte della realtà, è necessario un intervento di sistema che veda il coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali interessati a vario titolo. A maggio abbiamo fatto un protocollo d’intesa con la Regione, enti locali e sindacati per pianificare questi interventi. Noi prevediamo di arrivare al superamento della tendopoli e abbiamo già cominciato a rimuovere le tende mano a mano che i numeri diminuiscono”. Secondo Mariani, in Calabria si sta lavorando alla promozione di una “forma di ospitalità diffusa che non si esaurisce solamente in moduli abitativi presso i comuni che aderiscono a questa nostra idea - ha aggiunto il prefetto -, ma anche attraverso forme di sostegno per quanto riguarda gli affitti. È necessario incentivare il trasporto, che è un tema fondamentale se si vuole contrastare il caporalato. A livello normativo questo tema è già disciplinato: è già previsto con la Rete del lavoro agricolo di qualità che si possano organizzare queste forme di trasporto per i lavoratori”. Tuttavia è proprio la Rete del lavoro agricolo di qualità a rappresentare un punto debole per il territorio calabrese. “In provincia di Reggio Calabria si sono iscritte nella rete esattamente 12 imprese - ha spiegato Mariani - e la sezione territoriale non è ancora partita perché mancano le designazioni di un sindacato e dell’agenzia delle entrate”. Sul piano della repressione, “le attività sono continue e in costante crescita per quanto riguarda la provincia di Reggio Calabria - ha spiegato il prefetto -. Nei primi sei mesi di quest’anno sono state elevate sanzioni per quasi 700 mila euro”. Tuttavia, la repressione da sola non basta. “Credo che per il decollo della Rete sia necessario spingere molto sul profilo dell’incentivazione - ha aggiunto -. Se è certamente auspicabile e necessario che il sistema entri a pieno regime anche a Reggio Calabria, è altrettanto vero che il momento della repressione, per quanto rilevante, deve essere associato al momento dell’incentivazione. Ad esempio, con l’invenzione di un marchio etico o qualche forma di premialità per le ditte presenti secondo le decisioni che spettano al Parlamento, ma è necessario che si spinga in questa direzione. Se vogliamo confrontarci con questo tema non possiamo dimenticare che non è solamente un problema di rispetto delle normative in materia di collocamento in agricoltura, è anche una questione di valutazione generale del mercato agricolo”.(ga)