Campagna adesioni. L’Ac è una casa per tutti. Invitiamoli!
Lo slogan di quest’anno, “Extra large”, provoca l’associazione a uscire e andare in cerca delle persone: «Perché l’Ac è relazione». Per essere attraenti dobbiamo raccontarci con gioia
«C’è un gruppo giovanissimi di Ac, in una diocesi del centro Italia, che si dà appuntamento ogni settimana e nella prima mezz’ora in cui sta insieme... esce a bussare alle porte dei coetanei per invitarli al gruppo. Certo, forse non è possibile fare così ovunque, ma questi giovanissimi sperimentano ogni volta la missione. Missione a cui tutti noi, soci di Ac, siamo chiamati». A parlare è Diego Grando, responsabile nazionale area promozione associativa. Nel suo girare per l’Italia, incontrando associazioni parrocchiali e diocesane, si spende perché passi l’idea che pro-muovere l’Ac «vuol dire muoversi in avanti, andare oltre il “si è sempre fatto così”. Soprattutto, promuovere è andare verso le persone. Ciò che segna l’Ac, infatti, sono le relazioni. E l’incontrarsi, il fare gruppo – come i giovanissimi che citavo prima - non è solo uno strumento: è contenuto».
Su questo sfondo, che è fondativo, si muove la campagna adesioni di quest’anno. “Extra large. Ac casa per tutti” è lo slogan che traduce il tema dell’anno: abitare. «Anche se – sottolinea Grando – si tratta di abitare fuori, più che dentro. Si tratta di essere aperti sempre, come associazione e come gruppi, e non di chiudere le adesioni, ad esempio, il 31 gennaio. Se pensiamo che l’Ac fa bene alle persone, usciamo e andiamo a cercarle. Sempre!».
Ma come fare ad andare in cerca delle persone? Il centro nazionale ha predisposto tutta una serie di strumenti – locandina, t-shirt, palloncini – e «pure un segnalibro particolare, che si spezza in due: una parte resta a un socio e l’altra viene utilizzata come invito per un altro socio».
Accanto a questi strumenti pratici, Diego Grando ne individua un altro per pro-muovere l’associazione. È uno strumento valido sempre, non solo in campagna adesioni. «Penso alla “conversione narrativa”: dobbiamo raccontarci con gioia, perché solo così l’Azione cattolica potrà essere attraente. Questo non vuol dire, certo, nascondere fatiche, stanchezze, delusioni, perché fanno parte della vita... ma non possono essere il nostro alfabeto. L’associazione va vissuta con gioia. Il 50° anniversario dello Statuto e della nascita dell’Acr, che stiamo vivendo, ci provocano a trovare un linguaggio nuovo – come questi due eventi sono stati – per dirci con gioia alle persone e “allargare” la casa dell’Ac. Che è davvero per tutti!».