Bene comune: cresce la sensibilità dei giovani
Lo sciopero per il clima del 27 settembre ci parla di un fenomeno che oggi acquista – grazie ai social – un carattere sempre più globale. E mette in luce il desiderio di partecipazione dei giovani
Il movimentismo studentesco è un fenomeno sociale che si è sviluppato principalmente in Europa e in America nella seconda metà del 20° secolo, spesso focalizzato su temi legati al mondo dell’educazione e sull’organizzazione della scuola; tuttavia, specialmente negli ultimi decenni esso ha acquistato un respiro più ampio concretizzandosi nella formazione di gruppi giovanili di protesta su cause politiche, ambientali, economiche o sociali. Basti ricordare l’importanza dell’azione studentesca per l’abolizione dell’apartheid in Sudafrica; le pressioni per la caduta del Muro di Berlino e gli eventi legati a piazza Tienanmen, per citare i più famosi.
Tale fenomeno trova oggi una forte espressione anche attraverso i social e, a differenza di qualche anno fa, in cui aveva caratteristiche locali, oggi acquista un carattere sempre più globale, come dimostra la manifestazione mondiale per il clima e l’ambiente “Global climate strike for future” dello scorso 27 settembre. Si tratta di un fenomeno di grande rilevanza che da un lato evidenzia la riemersione di una sensibilità “politica” da parte dei giovani e un impegno per il bene comune, dall’altro, se non sostenuto da contenuti e valori, rischia di annacquare anche le migliori intenzioni in un colabrodo di affermazioni retoriche che, accompagnandosi a comportamenti non coerenti con le idee sostenute, svilisce il senso della partecipazione.
È quanto emerge dall’ascolto di studenti di entrambi gli schieramenti: coloro che vi hanno preso parte e coloro che invece hanno ritenuto prioritario il dovere feriale della presenza a scuola e hanno optato per forme diverse di protesta. Un’indagine interessante che, comunque, ha fatto emergere una sensibilità sociale non scontata nei nostri giovani, accompagnata dalla preoccupazione di non essere ascoltati e quindi di essere condannati all’insignificanza; dall’altro di essere “strumentalizzati” dalle fazioni politiche o dalle potenze economico-finanziarie, affinché nulla cambi.
Impressiona poi che pochi giovani conoscano almeno l’esistenza dell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco e, comunque, non le diano rilevanza: diverso è quando ne leggono alcuni passaggi e scoprono in essa non solo contenuti importanti per la causa ambientale ma si sentono chiamati in causa per un impegno coerente e lungimirante.