Badanti e obbligo di green pass, Acli Bologna: “Il controllo non gravi solo sui datori di lavoro”
Le preoccupazioni di Chiara Pazzaglia, presidente: “Molti anziani non hanno lo smartphone per controllare. Ci sono badanti assistenti senza green pass che risiedono a casa dell’assistito, altre vaccinate con lo Sputnik. Le istituzioni intervengano, la priorità è la tutela della salute degli anziani”
Scatta da domani l’obbligo di green pass per tutti i lavoratori, inclusi quelli domestici. “La delicatezza del tipo di lavoro e le caratteristiche del datore di lavoro privato, quasi sempre un anziano o disabile bisognoso di assistenza, impongono una riflessione approfondita” osserva Chiara Pazzaglia, presidente provinciale delle Acli di Bologna. “Il settore è già stato messo in crisi dall’introduzione del reddito di cittadinanza. Infatti, alcune assistenti familiari straniere che hanno titolo per richiederlo, essendo in Italia regolarmente da più di 10 anni, hanno preferito questo sussidio al contratto di lavoro in regola, per pochi euro di differenza. Si aggiunge il timore che venga introdotto il salario minimo, di nuovo al centro del dibattito politico: anche questa misura, se coinvolgesse il lavoro domestico, favorirebbe il ‘nero’ e il ‘grigio’, al contrario della direzione di emersione di queste situazioni verso cui remiamo da tempo”.
Reddito di cittadinanza, salario minimo, green pass. “Un altro campanello d’allarme. Nei nostri uffici seguiamo circa 3.300 contratti l’anno. Negli ultimi giorni siamo alle prese con le richieste da parte dei datori di lavoro, familiari e amministratori di sostegno. Abbiamo risposto a un centinaio tra chiamate ed email solo nell’ultima settimana”. Le domande principali che vengono rivolte alle Acli riguardano le modalità di controllo del documento e delle possibili conseguenze per le lavoratrici che non rispettano l’obbligo: “Molti anziani non hanno lo smartphone e sono dunque impossibilitati a capire se la propria collaboratrice rispetti il requisito. Ci chiedono di delegare alle Acli il controllo periodico, ma diventerebbe molto complesso. I figli degli assistiti, poi, sono molto preoccupati per due ordini di problemi: ci sono badanti senza green pass che, però, risiedono a casa dell’assistito, dunque mantenendo il diritto alla residenza. Poi ci sono badanti che hanno fatto un vaccino non riconosciuto come valido in Italia per l’ottenimento della certificazione, come lo Sputnik. Si aggiunga che Stati come la Romania, da cui provengono molte lavoratrici, sono fanalino di coda in Europa per il numero di vaccinati e che, per il datore di lavoro, spesso la propria assistente è indispensabile e insostituibile, anche da un punto di vista affettivo ed emotivo. E la sanzione per gli inadempienti sarebbe inaffrontabile”.
Pazzaglia parla di problema sentito e urgente, “anche perché mette a rischio la salute degli anziani e delle persone con disabilità, le categorie più colpite dall’emergenza sanitaria. Chiediamo pertanto che per questa categoria possa essere prevista una modalità di controllo sanitario che non gravi solo sul datore di lavoro, dal momento che la priorità ci sembra, anzitutto, la tutela della salute degli anziani”.