Attentato a Mosca. Politi: “Russia e Usa collaborano ancora contro il terrorismo”
"Esaminando i fatti, per ora abbiamo: un attacco spettacolare vicino a Mosca, una smentita da parte dell’Ucraina, una rivendicazione dell’Isis-K, segnali da novembre che fosse probabile un attentato contro la Russia condivisi dagli americani e una dichiarazione enigmatica di Vucic. Le ultime notizie su X parlano di presunti terroristi tajiki intercettati a 100 km dalla frontiera con l’Ucraina, ovviamente da verificare", l'analisi del direttore della Nato Defense College Foundation
Il bilancio per ora è di oltre 90 vittime e più di 145 feriti. Ma le perdite rappresentano gli unici dati certi riguardo all’attentato avvenuto ieri intorno alle 18 (ora italiana) al Crocus City Hall di Mosca. A rivendicare l’attacco armato è stato il gruppo terroristico islamico Isis-k, un’ipotesi confermata anche dall’intelligence degli Stati Uniti nella notte. Oltre alle modalità del gesto e alle possibili conseguenze sulla guerra in Ucraina, c’è un altro fattore che interessa l’analisi di Alessandro Politi, direttore della Nato Defense College Foundation, raggiunto dal Sir: “L’avvertimento da parte dei servizi americani alla Russia da parte di un possibile attentato nei giorni scorsi fa supporre che la collaborazione fra i due Paesi nella lotta al terrorismo non si sia interrotta”.
Direttore, l’attacco di ieri, oltre alle vittime e ai feriti, che effetti avrà?
È un attentato che in Francia sarebbe stato chiamato “l’11 settembre nazionale”. Più di novanta morti e oltre cento feriti rappresentano un attacco importante, condotto con armi automatiche, divise paramilitari, esplosivi già visti in altri scenari.
C’è poi un interessante dettaglio: i servizi americani avevano allertato i servizi russi nei giorni scorsi e anche alcune ambasciate, non sappiamo ancora quali, di evitare gli assembramenti nei luoghi aperti al pubblico.
L’Isis-k ha rivendicato subito la responsabilità. È verosimile siano stati loro?
La formazione terroristica è mutata molto negli anni “internazionalizzandosi” con 4.431 morti e feriti nell’ultimo anno in tutte le sue “provincie” (i più in Africa Occidentale). Altra cosa è la dichiarazione del presidente serbo, Aleksandar Vucic, riportata dall’agenzia di stampa turca il quale afferma che non è importante da dove vengano i combattenti, l’importante è l’organizzatore, facendo riferimento a una super potenza, escludendo subito gli Stati Uniti, e indicando solo una super potenza che ha questa modalità d’azione. È una dichiarazione sibillina. Vucic non cerca il titolo e anticipa un inasprimento della guerra in Ucraina sino alla soglia di una guerra generale. Il Gur ucraino (servizi militari) parla invece apertamente di una provocazione interna per precipitare una mobilitazione contro Kiev.
Chi sono i terroristi dell’Isis-k?
Sono gruppi terroristici che hanno subito mutazioni in Afghanistan, dove i talebani non sono riusciti a neutralizzarli. Come detto si sono “internazionalizzati” con baricentri in Asia e Africa. Il 7 marzo c’è stato un tentato attacco a Kaluga, in Russia, e ore dopo l’ambasciata americana ha lanciato l’allarme a non frequentare zone con assembramenti, ma c’erano avvisaglie da novembre. Come dicono pochi media più attenti, l’Isis potrebbe aver attaccato i russi per i loro rapporti con i talebani, le loro collaborazioni antiterroriste in Asia Centrale e la loro decisiva presenza in Siria. Sono due anni che il gruppo attacca in maniera propagandistica Putin.
Quindi è da avvalorare l’ipotesi siano stati loro?
Esaminando i fatti, per ora abbiamo: un attacco spettacolare vicino a Mosca, una smentita da parte dell’Ucraina, una rivendicazione dell’Isis-K, segnali da novembre che fosse probabile un attentato contro la Russia condivisi dagli americani e una dichiarazione enigmatica di Vucic. Le ultime notizie su X parlano di presunti terroristi tajiki intercettati a 100 km dalla frontiera con l’Ucraina, ovviamente da verificare.
Ciò che desumo è che il filo di collaborazione fra Stati Uniti e Russia nella lotta al terrorismo continua e questa è la prova evidente;
significa che altre aree di collaborazione con la Russia potrebbero essere attive, almeno a livello americano. La guerra in Ucraina è importante ma sembra ci siano temi con i russi che non vengano messi in discussione.
C’è anche un effetto di formale solidarietà politica verso la Russia da parte di diversi Paesi non amici, che indica come il limite della totale disumanizzazione dell’avversario non è stato superato. Non è un fatto scontato.
Arriva questo attentato in un momento particolare, Putin è stato appena rieletto.
Putin gode di una fetta importante di consenso in patria, al netto di opposizioni visibili ed apatia invisibile. L’attacco rinsalderà il legame della popolazione intorno a lui ma è comunque un segnale di fragilità diffusa in Russia.
Nel suo discorso elettorale ha parlato molto delle questioni interne e della ricostruzione del paese, così come fanno Biden o Trump.
L’attacco avrà ripercussioni sul conflitto in Ucraina?
Se questo attentato porterà a una escalation della guerra è presto per dirlo. In realtà, Putin poteva già considerare luce verde per una mobilitazione allargata il risultato elettorale stesso.
L’attentato, se dovesse avere ripercussioni sulla guerra, significherà che i russi aumenteranno la pressione sugli ucraini, il che sta già accadendo.
Chi sia dietro all’Isis dietro è tutta un’altra storia: come avvenne in Siria e Yemen, non escluderei che continuino i finanziamenti statali sottobanco.
Elisabetta Gramolini