Assegno unico, “iter ancora lontano dall’essere concluso”. Nodo risorse
L'obiettivo di varare l’assegno unico entro luglio è "un impegno politico, ma non un risultato già acquisito”. Focus di Openpolis, che analizza i passaggi ancora necessari e pone la questione dei servizi: "Senza, un'erogazione in denaro non serve a ridurre le distanze"
Un “iter ancora lontano dall’essere concluso” quello per arrivare a varare l’assegno unico entro luglio, obiettivo da considerare “come un impegno politico, ma non un risultato già acquisito”. Lo sottolinea Openpolis che dedica un focus alla misura approvata lo scorso 30 marzo, che prevede l’introduzione dell’assegno unico a favore delle famiglie con figli a carico. Un “passaggio parlamentare celebrato come l’atto finale dell’iter”, ma che in realtà riguarda la delega attraverso cui il governo viene incaricato a produrre, attraverso uno o più decreti legislativi, tutte le norme necessarie per la messa in atto del provvedimento. La legge approvata quindi definisce solamente alcuni profili generali a cui l’esecutivo si dovrà attenere ma sarà poi quest’ultimo a definire come funzionerà in concreto la nuova misura.
La misura era contenuta all’interno di un disegno più ampio, il cosiddetto Family act, proposta, lanciata da Italia viva nel 2019 che, oltre all’assegno per i figli, prevedeva il sostegno economico per le spese educative, la riforma dei congedi parentali, gli incentivi al lavoro femminile e altro ancora. Ma l'assegno universale e il resto della proposta hanno preso strade diverse, ricostruisce Openpolis: il disegno di legge sul Family act è oggi fermo in parlamento, in commissione affari sociali della camera, e si è deciso di portare avanti la singola misura dell'assegno unico fra quelle contenute nel progetto originario. La proposta di legge delega , a prima firma di Graziano Delrioè stata presentata alla camera lo scorso 4 giugno (7 giorni prima del consiglio dei ministri in cui era stato approvato il disegno di legge del governo), approvata da Montecitorio il 21 luglio e poi passata all'esame del senato e approvata a fine marzo.
"Dal primo annuncio all’approvazione della delega sono dunque passati più di 300 giorni"
Gli osservatori individuano "molti ostacoli che potrebbero rendere difficile il traguardo di luglio per l’effettiva entrata in vigore del provvedimento". "In primo luogo, il testo approvato fa riferimento a 'uno o più' decreti legislativi.
La legge delega quindi ammette la possibilità che un singolo atto non sia sufficiente per mettere a punto la nuova misura. - evidenziano - In secondo luogo, i testi dei decreti legislativi vedranno direttamente coinvolti nella stesura ben tre ministeri: non solo quello della famiglia ma anche quello del lavoro guidato dal dem Andrea Orlando e quello dell’economia che ha a capo il tecnico Daniele Franco. Innanzitutto dovrà dunque essere trovato un accordo tra questi tre ministri e, successivamente, con tutto il governo. Inoltre i testi dovranno comunque essere condivisi sia con le commissioni parlamentari competenti sia con la conferenza unificata, cioè l’assemblea che riunisce tutti i rappresentanti degli enti locali. Se a tutto ciò aggiungiamo il fatto che per implementare la nuova misura potrebbe essere necessaria anche la pubblicazione di decreti attuativi, ci possiamo rendere conto di quanta strada debba essere ancora percorsa prima che la norma possa entrare effettivamente in vigore"
Il nodo delle risorse
Sia Draghi che Delrio hanno parlato di un massimo di 250 euro ma nel testo approvato non c’è alcun riferimento a questa cifra. Un "impegno politico da parte di governo e maggioranza parlamentare" ma non non si tratta di una cifra certa sancita dalla legge. Quello che è certo è che un primo stanziamento è stato previsto dalla legge di bilancio per il 2020 che istituisce un fondo per l'assegno unico da 1 miliardo per il 2021 e da 1,2 miliardi dal 2022. E poi previsto che sei misure esistenti - tra assegni familiari, bonus e detrazioni - saranno gradualmente soppresse o accorpate nell'assegno unico e sarà l'esecutivo a doverne definire le modalità. "Se da un lato dunque è positivo il tentativo di riorganizzare in un unico strumento varie forme di sostegno alle famiglie, - sottolinea l'analisi - dall'altro bisogna comunque tenere presente che le risorse stanziate vengono prese almeno in parte da misure già esistenti".
“Il dibattito pubblico non può fermarsi con l'approvazione della legge delega. I passaggi decisivi devono ancora arrivare”
Sarà il governo nei prossimi mesi a decidere come rimodulare l'intera materia, adottando uno o più decreti legislativi in base alla legge delega. Decisivo in questa fase stabilire i criteri di erogazione o reperire le risorse aggiuntive, il cui stanziamento dovrà comunque essere approvato con provvedimenti legislativi ad hoc.
E I SERVIZI?
“E’ prevedibile che il dibattito si focalizzerà solo sull’entità finale del contributo che ogni famiglia riceverà. – sottolinea Openpolis - Si tratta ovviamente di una questione fondamentale, ma non esclusiva quando parliamo di misure contro la denatalità e per il sostegno ai minori. Concentrarsi solo su questo aspetto significa evitare una riflessione complessiva sul sistema di welfare nel nostro paese, di cui invece l’assegno unico dovrebbe essere il primo tassello”. Un esempio su tutti il divario di offerta di asili nido nel paese: 32 posti ogni bambini nel centro-nord (oltre la metà pubblici) contro 13,5 nel mezzogiorno (6,4 pubblici). “Una erogazione in denaro, se si scontra con un contesto sociale senza servizi, non serve a ridurre queste distanze”.