Aperta perché missionaria. La Chiesa è posto per tutti. Scrive Andrea Tornielli
Papa Francesco a Lisbona ha fatto della Gmg un’occasione di annuncio a una generazione segnata dal Covid. E adesso l’abbraccio alla piccola Chiesa che è in Mongolia
C hi ha avuto modo di seguire, anche a distanza attraverso la tv e il web, la Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona non ha potuto non notare il vigore con cui papa Francesco l’ha vissuta. L’ottantaseienne Successore di Pietro è arrivato a questo impegnativo appuntamento – nel pieno dell’afa estiva e con undici discorsi da pronunciare in quattro giorni – dopo la crisi respiratoria dovuta all’infezione polmonare dello scorso 29 marzo e l’intervento chirurgico per laparocele dello scorso 7 giugno. Si è visto che Francesco sta meglio e nonostante il persistere dei problemi di deambulazione si è lasciato “contagiare” dall’entusiasmo dei giovani, mettendo quasi sempre da parte i testi scritti per improvvisare dialoghi e interventi. Si può dire che quest’anno il papa non ha fatto vacanze, dato che anche in luglio ha ricevuto in udienza persone e gruppi, e nel giro di quattro settimane ha messo in agenda due viaggi internazionali. Proprio su queste due trasferte fissiamo lo sguardo. La prima è un appuntamento ormai tradizionale: dopo le Gmg di Rio de Janeiro nel 2013, di Cracovia del 2016 e di Panama del 2019, Francesco ha rispettato l’appuntamento portoghese, slittato di un anno a causa della pandemia. E ne ha fatto una grande occasione di annuncio per una generazione fortemente segnata dai lockdown e dalle fughe nel mondo del digitale. Ai ragazzi che tornavano a vivere la prima grande esperienza di incontro personale e di cammino insieme dopo la stagione del Covid, il pontefice argentino ha voluto trasmettere un messaggio che rappresenta la sintesi di tutto il suo decennale pontificato. «La Chiesa – ha detto – è il posto per tutti... Tutti, tutti, tutti!». Perché «nessuno è inutile, nessuno è superfluo, c’è spazio per tutti. Così come siamo, tutti... “Padre, però io sono un disgraziato, sono una disgraziata: c’è posto per me?”: c’è posto per tutti». Perché «Dio ci ama, Dio ci ama come siamo, non come vorremmo essere o come la società vorrebbe che fossimo: come siamo. Ci ama con i difetti che abbiamo, con le limitazioni che abbiamo e con la voglia che abbiamo di andare avanti nella vita. Dio ci chiama così: abbiate fiducia perché Dio è padre, ed è un padre che ci ama, un padre che ci vuole bene». Nel tempo del digitale e dei social media, siamo tutti abituati a commentare, ma ci dimentichiamo di ascoltare, Francesco ha ricordato a un milione e mezzo di giovani che Qualcuno ci ama così come siamo, ci perdona sempre, sta lì ad attenderci a braccia aperte, ci precede disposto a inondarci di misericordia. Non ci sono condizioni previe per incontrare l’abbraccio misericordioso di Gesù. E proprio questo annuncio rappresenta oggi il cuore della missione, ciò per cui la Chiesa esiste. Di cos’altro infatti abbiamo bisogno noi e coloro che incontriamo nel nostro cammino se non di Qualcuno che ci abbracci così come siamo, facendoci sentire attesi, voluti, amati e perdonati? Di cos’altro abbiamo bisogno, noi e tutti, se non di sentirci dire: c’è posto anche per te, in qualunque condizione tu sia?
Eminentemente missionario è anche il viaggio che papa Francesco compie dal 31 agosto al 4 settembre prossimi, e che lo porta a Ulan Bator, capitale della Mongolia, in un Paese che confina con Russia e Cina, dove i cattolici sono poco più di un migliaio e c’è una Chiesa giovanissima. Una Chiesa, piccolo seme di speranza, che il vescovo di Roma vuole visitare e incoraggiare. Un pellegrinaggio simile a quello che san Paolo VI volle fare nel novembre 1970 fino alle Isole Samoa, nell’oceano Pacifico. Celebrando la messa nel villaggio di Leulumoega, papa Montini disse: «Non è il gusto di viaggiare e neppure un interesse qualsiasi che mi hanno portato presso di voi: io vengo perché noi tutti siamo fratelli, o meglio perché voi siete miei figli e figlie, ed è giusto che, come padre di famiglia, di questa famiglia che è la Chiesa cattolica, mostri a ciascuno ch’egli ha diritto ad un eguale affetto. Sapete che cosa significa “Chiesa Cattolica”? Significa che è fatta per l’intero universo, che è fatta per tutti, che non è estranea in nessuna parte: ciascun uomo, qualunque sia la sua nazione, la sua razza, la sua età o istruzione, trova posto in lei». Una Chiesa dove c’è posto per tutti, come ripete più di mezzo secolo dopo il suo successore. Dall’Evangelii nuntiandi all’Evangelii gaudium, un annuncio sempre nuovo, che si riverbera fino agli estremi confini della Terra.
Andrea Tornielli
Direttore Editoriale dei Media della Santa Sede