Andrea Camilleri. La scrittrice Nadia Terranova: “In lui tutto coincideva, la letteratura e la coscienza civile”
"Per me è stato anche una bussola rispetto ai fatti dell’attualità. Rappresentava una voce di buon senso, autorevole, sempre molto forte". A parlare di Andrea Camilleri al Sir, nel giorno della sua morte, è la scrittrice messinese Nadia Terranova, tra i classificati nella cinquina del Premio Strega 2019
L’ironia e l’autorevolezza, l’altissimo spessore letterario e la coscienza civile.L’invenzione di una lingua nata da un miscuglio tra italiano e siciliano e lo sguardo rispettoso e profondamente ammirato verso l’universo femminile. Così la scrittrice messinese Nadia Terranova, autrice del libro “Addio fantasmi” (Einaudi), classificato quest’anno nella cinquina del Premio Strega, parla del grande scrittore Andrea Camilleri, morto questa mattina all’ospedale Santo Spirito di Roma. Nato a Porto Empedocle (Agrigento) nel 1925, il 6 settembre avrebbe compiuto 94 anni. Camilleri ha scritto oltre 100 libri, tra cui 27 romanzi sul commissario Salvo Montalbano (da cui la famosa serie televisiva) e venduto in tutto il mondo 31 milioni di copie. Una carriera prima come regista, sceneggiatore, autore teatrale e televisivo, culminata poi nella narrativa. Un successo letterario giunto solo in tarda età, che non si è più fermato, nonostante la cecità. Fino ad oggi. Il ricordo commosso di una scrittrice, donna e siciliana.
La morte di Camilleri è una grande perdita per il mondo della letteratura e per la società. Cosa ricorderà di più di questo grande scrittore?
L’ironia e l’autorevolezza. Non l’ho mai conosciuto di persona ma l’ho seguito molto attentamente attraverso i suoi libri, sono andata ad ascoltarlo in passato negli eventi pubblici. Ricordo una estate, poco dopo il boom del fenomeno Montalbano, in cui avevo recuperato tutti i suoi primi libri per leggerli tutti in una volta. Avevo poco più 20 anni e fu come passare una intera estate a Vigata. Di quell’anno non ricordo il mare del Conero, dov’ero in vacanza, ma il mare di Vigata. Per me è stato anche una bussola rispetto ai fatti dell’attualità. Rappresentava una voce di buon senso, autorevole, sempre molto forte.
E’ stato coscienza civile dentro una società sempre più incattivita?
Decisamente e con toni forti ma mai aggressivi. Si vedeva che non considerava l’avversario un nemico ma qualcuno contro cui dire cose molto forti ma sempre in maniera civile. Permetteva a tutti di rispecchiarsi non solo nei contenuti ma anche nei modi. In lui tutto coincideva, la letteratura e la coscienza civile.
Questo era incredibile. Aveva una grandissima capacità affabulatoria che chiaramente veniva fuori nelle storie che scriveva e quando parlava.
La sua capacità di narrare era veramente straordinaria. Come se avesse avuto un cilindro magico da cui tirava fuori storie sempre originali da raccontare.
La meraviglia di Camilleri è che ci vuole una vita intera per leggerlo. Dal punto di vista di uno scrittore, di una scrittrice, si prova anche una sorta di invidia per la quantità di libri scritti, mantenendo sempre una qualità molto alta, spaziando nei generi più diversi, perfino nelle favole, nel teatro. Come faceva a scrivere tanto e così bene? Di solito gli scrittori prolifici ogni tanto abbassano la qualità. Camilleri, come Simenon, è invece uno di quelli che qualsiasi libro scegli, scegli bene.
Uno scrittore completo. In molti libri ha calato anche fatti storici e cultura classica nella sicilianità. E ha continuato a produrre e a mostrarsi in pubblico nonostante la cecità.
Sì. Adesso non possiamo più pensare a Tiresia senza pensare a lui.
Camilleri passerà alla storia della letteratura anche per aver inventato una lingua, “il vigatese”, un miscuglio tra italiano e siciliano.
Mi ha sempre colpito che in tutta Italia, in Veneto, in Lombardia, in Piemonte, persone che non avrebbero capito una parola della lingua siciliana, comprendevano perfettamente il “camillerese”. I lettori di tutta Italia hanno una grandissima facilità ad entrare in quella lingua. Lui diceva che restituiva la lingua dei suoi nonni ma c’era anche tanta invenzione, come succede nelle famiglie. A casa mia, ad esempio, c’è stato un misto di termini dialettali e termini inventati. Di questo miscuglio ha fatto una sua lingua ed è stato grandioso nel restituirla sulla pagina, senza banalizzarla ma creando gli strumenti per farla comprenderla a tutti i lettori, di tutte le provenienze geografiche.
Chiunque può comprendere cos’è il “ralogio”. Come lettori, paradossalmente, siamo tutti nelle stesse condizioni, siciliani e non.
Forse un palermitano può capire il significato di “taliare” ma anche all’interno della Sicilia ci sono tante declinazioni dello stesso termine. Il lettore, da qualunque posto venga, entra nella pagina e diventa di Vigata.
E l’ironia di Camilleri, il filo sottile che avvolge tutti i suoi libri?
Bellissima. Ricordo una scena di un Montalbano in cui un personaggio femminile deve tirare indietro la pancia per entrare in ascensore e poi quando esce la rilascia. Ridevo come una pazza pensando a questa donna che prende la forma cubica dell’ascensore. Sembrava una scena di Achille Campanile. Alternava momenti in cui sulla pagina faceva proprio ridere ad una ironia lieve e allegra, anche quando si esprimeva sugli argomenti più duri dell’attualità.
Dalle sue pagine emerge anche un grande amore e rispetto per la bellezza femminile.
Sì, aveva lo sguardo del maschio meridionale novecentesco. Uno sguardo profondamente ammirato, rispettoso e incuriosito dal genere femminile. Quindi continui omaggi e una continua ammissione di soggezione rispetto al potere delle donne. Adesso antropologicamente quel tipo di uomo è in via di estinzione, purtroppo.
Anche se è difficilissimo scegliere, quale dei suoi libri ha amato di più?
Io sono appassionata anche di Montalbano, tra quelli che ho amato di più c’è “Vampa d’agosto”. Qui Camilleri racconta un Montalbano diventato “cinquantino”. L’ho letto in un momento in cui i 50 anni erano lontanissimi da me. Ricordo di avere capito esattamente questo passaggio del maschio alla mezza età. Lo trovo uno dei Montalbano più riusciti.
Sembra che Camilleri abbia consegnato anni fa alla sua casa editrice “Riccardino”, l’ultimo romanzo su Montalbano, da far uscire dopo la sua morte.
E’ una storia di cui si parla tanto, vedremo. Certo che avrei preferito non leggerlo mai.