Alla prova dell’Europa. Il pericolo dei nazionalismi e dei sovranismi nelle parole di don Sturzo
I nazionalismi – o sovranismi che dir si voglia – sono stati sempre forieri di sciagure, come ammoniva già don Luigi Sturzo nei fatidici anni Venti del secolo scorso.
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Calendario alla mano, appare molto improbabile che già nel Consiglio europeo del 19 ottobre possa avvenire l’esordio ufficiale di Giorgia Meloni sulla scena della Ue. La nascita del nuovo governo – che entra in carica con il giuramento – richiede tempi tecnici e politici che mal si conciliano con una scadenza così ravvicinata. E forse, nel contesto delle trattative in corso, potrebbe essere persino nell’interesse della futura premier che sia Draghi a rappresentare ancora una volta l’Italia prima di passare la mano. Ma i riflettori europei (e non solo) sono puntati sulla leader di FdI già da mesi e soprattutto dopo l’esito del voto del 25 settembre. Le posizioni ripetutamente espresse da lei e dagli altri principali partner della coalizione (pur con alcune differenze tutt’altro che marginali), documentano un atteggiamento a dir poco euroscettico e questo è comprensibilmente motivo di preoccupazione (o di “curiosità” per adottare il termine usato da Draghi a margine dell’ultimo vertice Ue). Ora però ci sarà da valutare per la sua composizione e per i suoi atti un nuovo esecutivo, frutto di libere elezioni, e quindi risultano del tutto fuori posto certe dichiarazioni di esponenti di altri Stati.
“L’Italia sa badare a se stessa nel rispetto della sua Costituzione e dei valori dell’Unione Europea”, ha commentato autorevolmente il Presidente della Repubblica. Nelle asciutte e soppesate parole di Sergio Mattarella ci sono sia l’orgoglioso rifiuto di ingerenze e tutele, sia il richiamo inequivocabile a due pilastri fondamentali per ogni governo e per ogni parlamento. Del resto il ruolo dell’Italia in Europa, il suo protagonismo di grande Paese fondatore, la sua capacità di incidere nelle scelte che dovranno essere prese ora e nelle strategie per il futuro, dipendono in larga misura dalla credibilità che i nostri vertici politici sapranno dimostrare sul campo, non certo da atteggiamenti muscolari e ideologici.
I nazionalismi – o sovranismi che dir si voglia – sono stati sempre forieri di sciagure, come ammoniva già don Luigi Sturzo nei fatidici anni Venti del secolo scorso e come la realtà di questi mesi purtroppo drammaticamente conferma. “I nazionalismi sono l’opposto della bellezza dell’Europa”, ha sottolineato il cardinale Zuppi, presidente della Cei. E se l’Italia non può fare a meno dell’Europa, anche quest’ultima ha bisogno dell’Italia. Di fronte alle sfide epocali di questo tempo, la Ue ha alternato fasi di straordinaria energia costruttiva e momenti di ripiegamento egoistico e miope che rischiano di compromettere il senso stesso della costruzione europea. Il nostro interesse nazionale, allora, non si promuove architettando meccanismi giuridici difensivi e progettando nuove barriere ma fornendo un contributo vigoroso e realistico alla crescita di un’Europa che si sviluppi nella prospettiva della solidarietà, della giustizia e della pace. Con lo sguardo rivolto al futuro delle nuove generazioni e non ai tornaconti economico-finanziari di corto respiro.