Agroalimentare sempre più “mondiale”. Il comparto è ancora una volta al centro delle grandi politiche delle relazioni internazionali

La frutta fresca e la scatoletta partecipano di uno stesso comparto che mai come oggi è completamente immerso nei grandi giochi degli scambi internazionali.

Agroalimentare sempre più “mondiale”. Il comparto è ancora una volta al centro delle grandi politiche delle relazioni internazionali

Agricoltura locale, agricoltura mondiale. Non solo “spesa a chilometro zero” e mercatini dei contadini, ma prodotti che arrivano sugli scaffali dei supermercati da molto lontano. Entrambi – la frutta fresca e la scatoletta – partecipano di uno stesso comparto che mai come oggi, forse, è completamente immerso nei grandi giochi degli scambi internazionali. Una condizione della quale la gran parte dei consumatori non si accorge minimamente. La cronaca degli ultimi giorni riporta alcuni esempi che aiutano a capire.
Sono appena entrate in vigore le tariffe aggiuntive europee su alcuni prodotti Usa tra i quali alcuni agroalimentari come ketchup, formaggio cheddar, noccioline, cotone e patate americane che sono adesso gravati del 25% insieme a salmone, noci, pompelmi, vaniglia, frumento, tabacco, cacao, cioccolato, succhi di agrumi, liquori (solo per dire di quelli alimentari). Quanto accade è l’ultima battaglia della guerra commerciale che contrappone Usa ed Ue, e che è stata scatenata dagli aiuti pubblici Usa alla Boeing e Ue alla Airbus.
Per quanto riguarda l’altra parte del mondo, invece, ha fatto un passo in avanti l’intesa Ue-Cine che prevede una serie di agevolazioni allo scambio di prodotti alimentari. L’accordo, una volta in vigore, dovrebbe servire per il rilancio delle esportazioni agroalimentari europee verso la Cina, che nel 2019 ammontavano già a 14,5 miliardi di euro (più di 400 milioni di euro per la sola Italia). Tutelati dovrebbero essere anche alcuni dei migliori prodotti dell’agroalimentare nazionale.
L’evoluzione delle battaglie con l’altra sponda dell’Atlantico e degli accordi con la Cina, hanno due elementi in comune: da un lato coinvolgono l’Europa, dall’altro sono da mettere in relazione con l’ormai probabilissimo nuovo corso delle politiche statunitensi in fatto di relazioni internazionali e commerciali. L’avvicendamento alla Casa Bianca potrebbe davvero rimettere in discussione molti capisaldi della politica Usa degli ultimi anni (non solo quindi la posizione sul clima).

Per questo, in Europa uno dei più importanti sindacati agricoli come Coldiretti ha subito alzato l’attenzione sul tema degli scambi e degli accordi internazionali. “L’elezione di Joe Biden – ha detto il presidente dell’organizzazione agricola, Ettore Prandini, parlando proprio delle nuove tariffe Ue -, apre nuove prospettive che l’Unione Europea deve essere in grado di cogliere per avviare un dialogo costruttivo ed evitare uno scontro dagli scenari inediti e preoccupanti che rischia di determinare un pericoloso effetto valanga sull’economia e sulle relazioni tra Paesi alleati in un momento drammatico per gli effetti della pandemia”. Parole che hanno un preciso fondamento economico visto che “gli Usa sono il primo mercato extraeuropeo del Made in Italy e solo per i prodotti agroalimentari tricolori vale 4,7 miliardi nel 2019, con un ulteriore aumento del 3,8% nei primi otto mesi del 2020”. Quali siano gli sviluppi, tuttavia, è ancora da vedere. Mentre, tra l’altro, nemmeno il possibile accordo con la Cina soddisfa pienamente. Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia proprio con riferimento agli accordi con Pechino ha precisato: “Il problema è la mancata tutela dei nomi generici, pensiamo al tristemente noto Parmesan che in Nord America è considerato generico ed utilizzabile per indicare una categoria di prodotto, alla stregua di ‘mozzarella’ e questo genera confusione nella mente dei consumatori”.

Che occorra fare presto e bene è però convinzione di tutti. A confermarlo è, per esempio, il tracollo dopo decenni delle esportazioni di vini italiani nel mondo. Rimane poi il dato di fondo: l’agricoltura e l’agroalimentare sono ancora una volta al centro delle relazioni internazionali. Pensiamoci quando andiamo a fare la spesa.

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Fonte: Sir