Agricoltura, non solo cibo. I primi dati relativi al periodo estivo rilanciano la multifunzionalità agricola
Le imprese agricole che praticano anche l’agriturismo sono oltre 23mila; negli ultimi dieci anni questa attività è cresciuta con percentuali di crescita in doppia cifra.
Si chiama multifunzionalità ed è, da tempo ormai, l’orizzonte di sviluppo dell’agricoltura. Non solo cibo, ma benessere e tutela del territorio declinati in diversi modi. Con tutte le difficoltà del caso, ma anche con molti vantaggi; a partire dal poter contare su più fonti di reddito. Paradigma della multifunzionalità agricola è stato ed è l’agriturismo. Attività che negli anni è andata via via crescendo rendendosi più complessa e creando, soprattutto nel passato, più di un attrito con altri comparti. Ed è proprio sulla commistione – positiva -, di attività strettamente agricole con altre collegate all’ospitalità rurale che si sostiene ormai una parte significativa dei bilanci delle imprese del comparto. Che collezionano fra l’altro notevoli successi economici.
Per comprendere meglio di cosa si sta discorrendo, basta guardare alle ultime statistiche relative alla stagione turistica estiva che sta per iniziare. In controtendenza rispetto all’andamento generale, ha fatto notare Coldiretti (che insieme alle altre organizzazioni agricole ha creato da tempo associazioni ad hoc per l’agriturismo), crescono del 3% le presenze nelle aziende agricole nell’estate 2019. La motivazione è ormai quella consueta: la voglia di natura e di cibi genuini, la necessità di “staccare” dai ritmi forsennati della città, la possibilità di soggiornare in luoghi piacevoli ad un costo che, tutto sommato, è ancora spesso piuttosto contenuto.
Più che il dato numerico – calcolato sulla base delle prenotazioni delle strutture associate a Campagna Amica Coldiretti a integrazione dell’analisi effettuata da Cst-Assoturismo Confesercenti -, ciò che conta è la continua riqualificazione dell’offerta con, dice sempre l’organizzazione agricola, “gli agriturismi italiani che offrono servizi innovativi per sportivi, nostalgici, curiosi e ambientalisti, come l’equitazione, il tiro con l’arco, il trekking o attività culturali come la visita di percorsi archeologici o naturalistici, ma anche corsi di cucina e wellness”.
Cosa significhi tutto questo è presto detto. Le imprese agricole che praticano anche l’agriturismo sono oltre 23mila; negli ultimi dieci anni questa attività è cresciuta con percentuali di crescita in doppia cifra, dal numero di aziende (+32%) a quello dei posti a tavola (+37%), dai posti letto (+40%) alle piazzole di sosta (+67%). Un complesso di attività che, a conti fatti, significa un giro d’affari pari a 1,36 miliardi (+24% sempre in dieci anni). Non sorprende quindi che l’agriturismo sia da sempre nel mirino di albergatori e commercianti (tanto che ai suoi inizi la battaglia per ostacolarne la nascita e lo sviluppo ebbe toni anche aspri). E che in effetti vi siano molte attività “di confine” che si mascherano da aziende agricole, ma che tali non sono, per sfruttare le agevolazioni delle quali l’agriturismo beneficia, è un dato di fatto comune a tutto il Paese. Situazioni che fanno male alle imprese turistiche così come – e forse di più -, a quelle agricole. Per questo, da tempo, esistono regole severe, che proprio le associazioni agrituristiche fanno osservare con grande severità.
Al di là dei numeri, in ogni caso, quello che conta di più è il tratto di fondo indicato dalla multifunzionalità agricola: la grande capacità di rinnovamento e di resilienza di cui l’agricoltura è dotata. Una capacità che fa delle imprese agricole delle entità economiche a tutti gli effetti ma particolari, uniche nel loro genere, con bilanci d’impresa e cuore (spesso) di famiglia, immerse magari nei grandi mercati internazionali e contemporaneamente radicate in territori antichi. Nell’Italia agricola di oggi vi sono innumerevoli esempi di questo genere, che contribuiscono a rendere pressoché unico questo settore.