Agricoltura, equilibrio e rispetto per avere un futuro. La grande complessità della produzione alimentare impronte sempre di più una grande attenzione
Si è svolta in questi giorni, a Torino, l’edizione 2024 di “Terra Madre Salone del Gusto”
Per comprendere che cosa davvero sia l’agricoltura occorre guardarsi attorno per essere presto colpiti “dalla estrema e spesso incredibile varietà del mondo agricolo, assai più complesso (…) del mondo industriale”. Il consiglio è di Mario Bandini un economista di qualche decennio fa, ma si tratta di un consiglio assolutamente valido ancora oggi e che, proprio in questi giorni, a Torino, ha trovato una concreta esemplificazione nell’edizione 2024 di “Terra Madre Salone del Gusto”, la manifestazione che ogni anno il movimento di Slow Food organizza con grande successo.
Tante agricolture, dunque. E tanti modi di intendere il cibo e l’alimentazione. Con tutto quello che ne consegue. Una varietà che, tuttavia, non deve essere strumentalizzata, e la cui immagine, soprattutto, non deve mai trarre in inganno.
Gli organizzatori della manifestazione spiegano con ragione: “Terra Madre è un invito a cambiare paradigma. Le parole chiave di questo cambiamento devono essere cooperazione, dialogo, condivisione, responsabilità ed educazione alimentare. In 20 anni di Terra Madre, a Torino si sono incontrati oltre 40.000 delegati: persone che nei loro territori hanno poi realizzato progetti tangibili. Siamo una straordinaria comunità che dovrà diventare ancora più rappresentativa sotto il profilo politico, per dare a questa moltitudine di persone la giusta dimensione”. Affermazioni importanti e condivisibili, che devono fare i conti con la commercializzazione dell’agroalimentare, con le mode del cibo, con la spasmodica ricerca del prodotto tipico a tutti i costi, con i molti cibi-spazzatura che occupano gli scaffali dei punti vendita. E senza dimenticare le contraddizioni di un mondo che ospita, da un lato, milioni di persone sovrappeso e alle prese con un’alimentazione squilibrata e, dall’altro, milioni di persone che non sanno se riusciranno a mangiare qualcosa in un’intera giornata.
Il messaggio che torna con insistenza è poi uno solo: fare agricoltura sana e produrre cibo genuino per tutti. Rispettando le culture e le tradizioni, dando da lavorare e da vivere ad ogni contadino così come da mangiare ad ogni essere umano. Il tema è di quelli importanti, di quelli però che cozzano con le dimensioni dei mercati alimentari mondiali, con la necessità davvero di produrre cibo per tutti e non solo per pochi, con l’obbligo di rispettare l’ambiente ma di non sottostare ai mutamenti climatici che rischiano di far retrocedere il mondo.
Così, proprio da Terra Madre – così come da altre manifestazioni simili – si capisce tutta la complessità del tema: produrre cibo per tutti in un mondo che non considera tutti allo stesso livello. E senza cedere più di tanto alle suggestioni bucoliche così come all’illusione che tutto si possa fare senza le più moderne tecnologie (che vanno comunque adoperate con attenzione e giudizio).
Da Terra Madre arrivano anche alcuni esempi importanti che raccontano bene quanto sia vario e complesso il tema della produzione alimentare. Tra gli argomenti nei giorni della manifestazione – solo per dare qualche esempio – si sono alternati le analisi contro “il potere delle multinazionali che affama il pianeta”, i dibattiti sulla pastorizia in montagna sempre più bistrattata e difficile, i racconti di quanto possa essere efficace insegnare l’agricoltura rispettosa dell’ambiente nelle carceri, nelle scuole e negli ospedali, il “potere buono” dell’agricoltura sociale, le narrazioni delle decine e decine di “piccoli prodotti” ottenuti dai contadini di tutto il mondo e poi ancora la possibilità di produrre cibo rispettando l’ambiente e le persone.
Equilibrio e rispetto appaiono così essere le “parole d’ordine” per affrontare con responsabilità la produzione di cibo nel mondo. Un equilibrio e un rispetto che – occorre dirlo – spesso pare vengano persi cadendo ora dall’uno ora dall’altro versante dell’agroalimentare, inteso di volta in volta come “industriale e basta” oppure come “l’ultimo paradiso perduto”. Un equilibrio e un rispetto che, comunque, vanno perseguiti con caparbia volontà di fare bene. Non a caso Papa Francesco, nel messaggio inviato in occasione dell’apertura della manifestazione, ha scritto: “Tutto quello che ci circonda è un dono e noi abbiamo il dovere di rispettarlo e preservarlo”.