Agenda 2030 e Pnrr, "14 obiettivi non saranno raggiunti"
Nel rapporto Asvis passi avanti ma anche numerose criticità: "Il Pnrr non invertirà il trend negativo per molti target dell’Agenda 2030". E su scuola d’infanzia, reti idriche, disuguaglianza del reddito e trasporto pubblico "l’Italia si sta allontanando". Tra le proposte, una legge annuale per lo sviluppo sostenibile
Passi avanti verso il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite ma anche numerose criticità che richiedono interventi urgenti e significativi per essere superate: il Piano nazionale di ripresa e resilienza del governo, inviato a Bruxelles il 30 aprile, sotto la lente d'ingrandimento dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) che oggi ha presentato il rapporto “Il Pnrr e l’Agenda 2030”. Elaborato da circa 800 esperti, espressione delle oltre 300 organizzazioni e reti aderenti all’Alleanza, il rapporto classifica e valuta interventi e riforme del Piano secondo i Target dell’Agenda 2030. Inoltre per la prima volta 28 obiettivi quantitativi, in gran parte definiti dall’Ue sono stati associati ai Target dell’Agenda 2030 e agli investimenti del Piano anche al fine di valutare il potenziale impatto che gli interventi avranno sulla capacità del paese di raggiungerli.
"Questa analisi, a causa della disponibilità di dati aggiornati, non tiene ancora conto degli effetti che la crisi pandemica avrà sulla capacità dell’Italia di raggiungere gli Obiettivi quantitativi. Ciononostante essa permette di valutare la direzione dell’Italia nel corso del tempo, utile anche al fine di calibrare le azioni da intraprendere per il conseguimento dei Target", spiegano gli osservatori.
Il risultato non è molto confortante. "Per due obiettivi - coltivazioni biologiche e tasso di riciclaggio - gli andamenti sono concordi col raggiungimento del Target. Anche per altri due - mortalità da malattie non trasmissibili e uscita precoce dal sistema di formazione - l’Italia si comporta in modo abbastanza positivo. Per otto invece, il paese mostra una contraddizione tra il breve e il lungo periodo. Ma per ben 14 emerge chiaramente che gli obiettivi fissati non saranno raggiunti. Per quattro addirittura di primaria importanza - partecipazione alla scuola d’infanzia; efficienza delle reti idriche; disuguaglianza del reddito disponibile; offerta del trasporto pubblico - l’Italia si sta allontanando dagli obiettivi dell’Agenda 2030".
"E’ certamente positivo che le Missioni siano state maggiormente focalizzate per utilizzare meglio le risorse. Che sia stato fatto un maggiore sforzo per cogliere appieno la trasversalità dei tre temi: giovani, sud e parità di genere, ben sapendo che poi molto dipenderà dallo svolgimento dei progetti e delle riforme. Che oltre al Pnrr siano state contemplate le altre fonti di finanziamento nazionali ed europee. Che siano state aggiunte le riforme della giustizia, della Pubblica Amministrazione, della concorrenza e di semplificazione, come l’ASviS aveva già auspicato nei mesi scorsi. - si legge in una nota dell'ASvis - Ma adesso bisognerà vedere come saranno realizzate. E in particolare, in materia di semplificazione delle procedure per investimenti nel settore delle costruzioni, è assolutamente indispensabile che avvengano nel più totale rispetto delle norme di tutela ambientale e dei diritti e della salute dei lavoratori".
Per gli esperti dell’ASviS adesso è "più leggibile la nuova Governance multilivello con la cabina di regia a Palazzo Chigi, il coordinamento del Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) e il coinvolgimento dei ministeri, delle Regioni e delle città". Non mancano però le criticità. Certamente nel PNRR sono assenti i riferimenti agli SDGs, gli obiettivi dell’Agenda 2030, che secondo l’ASviS dovrebbero costituire un quadro di riferimento privilegiato per garantire che le azioni a breve termine siano motivate da obiettivi a lungo termine. L’Alleanza chiede dunque che gli SDGs siano inclusi nella fase di implementazione per ciascun Ministero, Regione, Ente locale.
Fra le altre criticità rilevate: la mancanza di molti dettagli degli interventi, non ancora resi pubblici; la mancanza di elementi di sistema per la trasformazione del sistema produttivo in linea col Green Deal europeo; la mancanza di iniziative per garantire la partecipazione permanente della società civile. Inoltre le valutazioni macroeconomiche al 2026 sono formulate senza specificare in che modo e a quali condizioni gli investimenti e le riforme previste potranno garantire risultati duraturi nel tempo.
Gli esperti sottolineano inoltre che "nonostante le premesse, il Piano non invertirà il trend negativo per molti target dell’Agenda 2030 come il degrado degli ecosistemi e il consumo del suolo".
Fra le proposte, "l’organizzazione di una Conferenza nazionale dello Sviluppo sostenibile e la predisposizione di una legge annuale per lo Sviluppo sostenibile da approvare ogni anno entro giugno".