Adolescenti violenti? “Ci preoccupa di più il disagio silenzioso”

Dopo gli scontri con la polizia a Milano in piazza Selinunte, analisi di chi si occupa ogni giorno dei giovani: Valerio Pedroni (Forum terzo settore), don Stefano Guidi (Oratori Diocesi Milano) e Paolo Tartaglione (Cooperativa Arimo)

Adolescenti violenti? “Ci preoccupa di più il disagio silenzioso”

All'inizio dell'anno a Gallarate, in provincia di Varese, un centinaio di adolescenti si sono affrontati con mazze da baseball e bottiglie di vetro. Una settimana fa sassaiola contro le forze dell'ordine a Milano in piazzale Selinunte: protagonisti adolescenti e giovani che stavano seguendo le riprese in corso per un video del rapper Neima Rezza. Due episodi, ma non gli unici, per i quali è tornata nell'agenda dell'informazione la “questione giovanile”. “E in effetti abbiamo una gigantesca questione giovanile - spiega Valerio Pedroni, del Forum del Terzo Settore di Milano -. I giovani sono fuori controllo, ma di per sé il problema non sono loro, ma gli adulti. La normale tensione di fondo di adolescenti e giovani verso gli adulti, sta esplodendo”.
Quest'ultimo anno, caratterizzato dalla pandemia e dalle restrizioni, ha esacerbato, situazioni e tensioni già esistenti. “In questi mesi il mondo degli adulti ha ripetuto che bisogna proteggere i soggetti fragili, riferendosi agli anziani. E ovviamente questo è giusto, ma l'errore è non pensare anche agli adolescenti come fragili - sottolinea don Stefano Guidi, coordinatore degli Oratori Diocesi Lombarde -. Lo sono proprio perché sono in una fase particolare della loro crescita. Le necessarie limitazioni sanitarie adottate per contenere la pandemia, stanno davvero interferendo e ostacolando un processo di crescita normale”.

Le diocesi lombarde hanno avviato nei mesi scorsi il progetto “Giovani IN cammino 2020/21”, cofinanziato dalla Regione, nel corso del quale giovani tra i 18 e i 31 anni, impegnati come educatori negli oratori, hanno elaborato complessivamente 150 azioni attualmente in corso di cui beneficiano in maniera indiretta migliaia di ragazzi e famiglie: dai doposcuola per gli adolescenti, all’educativa di strada fino ai gruppi informali. E proprio a partire da queste esperienze inizierà una fase di ascolto dei bisogni del territorio e una formazione specifica. “Gli episodi di violenza sono la parte più visibile del disagio - sottolinea don Stefano -. E in realtà ci preoccupa di più il disagio quotidiano, strisciante, spesso silenzioso di tantissimi adolescenti”.

“Non siamo stupiti del fatto che i giovani si picchino -racconta Paolo Tartaglione della Cooperativa sociale Arimo, che si occupa di comunità di accoglienza, percorsi di inserimento lavorativo e di autonomia per giovani-. Ci dispiace, però, che si parli di giovani solo in questi casi. Gli adolescenti agiscono in questo modo proprio quando gli adulti non sanno ascoltare. Il reato, dice il nostro sistema penale minorile, è una richiesta di aiuto. Generando allarme gli adolescenti ottengono attenzione degli adulti”. E questa richiesta d'aiuto nasce proprio da un disagio che va quindi intercettato e sul quale bisogna lavorare. “Stiamo costruendo una società e un modo di pensare che toglie loro l'idea di avere un futuro -aggiunge Tartaglione-. Da bambini li facciamo sentire speciali, ma poi quando cominciano a scontrarsi con la realtà scoprono che non tutto è facile. E non trovano adulti e luoghi di crescita in cui, pur tra le difficoltà, siano incoraggiati e aiutati a investire su se stessi”.

Molte cose vanno cambiate, dalla scuola ai luoghi di aggregazione -aggiunge Valerio Pedroni-. Ma dobbiamo farlo con i giovani. E non è una questione solo per gli esperti o gli addetti ai lavori. Riguarda tutti: famiglie, politici, giornalisti e comunicatori, insegnanti, educatori... Nessuno può sentirsi escluso. Ma dobbiamo esserne convinti. E purtroppo non è così. Basti pensare al recovery plan. Ci riempiamo la bocca con le parole 'Next generation', ma stiamo facendo di tutto per escludere i giovani”.

Dario Paladini

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)