“Accoglienza senza confini”, a Roma uno spazio per dublinati e beneficiari dei corridoi umanitari
E’ il progetto cofinanziato dall’Esercito della Salvezza Internazionale, i cui fondi hanno permesso la ristrutturazione dello spazio, ricavato nella sede nazionale dell’ente a San Lorenzo
ROMA - Nuovi posti a Roma per i beneficiari dei corridoi umanitari e per i cosiddetti “dublinati”, persone che per effetto del Regolamento Dublino sono state costrette a tornare in Italia, primo paese di approdo. Succede nel quartiere San Lorenzo, negli spazi dell’Esercito della Salvezza, grazie al progetto “Accoglienza senza confini”, cofinanziato dall’Esercito della Salvezza Internazionale, i cui fondi hanno permesso la ristrutturazione dello spazio, ricavato nella sede nazionale dell’Esercito della Salvezza, mentre la Federazione delle Chiese evangeliche e Celi, la Chiesa Evangelica Luterana in Italia, cofinanzieranno le attività complessive del centro, che sarà dedicato all’accoglienza delle persone in difficoltà, senza alcuna distinzione di provenienza geografica e fede. Il centro è diretto in particolare ai 'dublinati', i richiedenti protezione internazionale giunti e registrati in un paese, poi trasferitisi altrove e riportatati nello Stato ove erano inizialmente giunti. Altri posti serviranno ad accogliere i beneficiari dei corridoi umanitari, il progetto che permette l’arrivo in completa sicurezza di persone, sottratte ai trafficanti di uomini e ai viaggi della speranza.
“Abbiamo deciso di fare questo nuovo corridoio umanitario insieme, ospitando le persone dentro la città di Roma, nel cuore di San Lorenzo, dimostrando che si può accogliere in sicurezza - spiega Francesca Danese, responsabile delle Relazioni esterne dell’ Ersercito della Salvezza -. Il messaggio che vogliamo lanciare è che la politica deve muoversi: noi accoglieremo anche i dublinanti, a Roma ce ne sono diversi anche tra i senza dimora. Sono persone che sono state costrette a ritornare in Italia perché qui avevano lasciato le impronte e ora non sanno dove andare. Noi vogliamo inserire queste persone in un contesto, attraverso un percorso di integrazione vera. Ci aspettiamo che anche la politica faccia la sua parte. Perché un’accoglienza senza confini si può fare così come si possono sottrarre le persone ai trafficanti attraverso i corridoi umanitari. Se lo facciamo noi lo possono fare anche le istituzioni”. Le prime persone che verranno ospitate nell’ambito del progetto sono tutte siriane e arriveranno tra due settimane dal Libano.