A Cazzago di Pianiga tanti riflessi della Sua Luce per la giornata mondiale dell'infanzia missionaria
Mancavano solo Giuseppe e Maria, per il resto, chi ha trascorso insieme a noi il pomeriggio di domenica 6 gennaio a Cazzago, si è sentito un po’ come a Betlemme, in adorazione di quel Bambino protagonista della scena. Tra i tanti personaggi, interpretati da alcuni abitanti del paese, (vestiti con abiti del tempo grazie alle laboriose mani del Gruppo Missionario), dai più piccolini ai più maturi, figuravano diversi modi per attendere quel Dio fattosi uomo.
Una contadinella con una cesta di verdure racconta di aver donato quel frutto della terra, segno della sua passione e dedizione al lavoro per la famiglia di Gesù, sostenendo che c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Un pastorello invece, dice di essere arrivato alla grotta suonando con il suo flauto, gioioso e spensierato, perché anche quando il cammino si fa pesante è bene cantare e guardare alle tante gioie della vita che ci circondano. Durante il cammino per arrivare alla grotta però, c’è lo spazio anche per una storia che sa un po' dello stesso sapore della storia di Paolo di Tarso, sa di conversione. È la storia di una lavandaia con la vestina bianca, che racconta di essere partita per il viaggio molto scettica nei confronti dei pastori. Lei di buona famiglia, curata nell’aspetto, mai si sarebbe mischiata a quella compagine di rozzi e puzzolenti pastori, avrebbe preferito partire sola; ma ecco che le sovviene alla mente il ricordo del padre che le ripeteva sin da piccina che “se avesse voluto andare veloce, avrebbe fatto meglio a partire sola, al contrario, per andare lontano, andare insieme sarebbe stata la mossa vincente”. L’odoraccio le divenne da quel momento profumo di condivisione.
Queste sono solo alcune delle storie dei pastori che si sono raccontati assieme ai Magi, tra i quali spicca il colore di pelle di uno di essi, immigrato, conosciuto dal gruppo di giovani del Vicariato di Dolo la scorsa estate durante il pellegrinaggio verso Roma. “La scelta di far interpretare Baldassarre al nostro amico Lammi – sottolineano gli organizzatori - non è stata casuale: anche una semplice rappresentazione teatrale di paese può diventare un’occasione di integrazione”.
Nel giorno della festa dell’Epifania, ricorre la “Giornata mondiale dell’infanzia missionaria”, che da tre anni a questa parte è animata in parrocchia dal Gruppo Missionario, che ha proposto un momento di preghiera per i ragazzi dei cinque continenti, durante il quale cinque ragazzini con un mantello del colore del relativo Paese, hanno acceso dei lumini di speranza per i loro coetanei nel mondo, ai quali non sono garantite le stesse possibilità.
Il pomeriggio di festa è poi proseguito con la premiazione del concorso presepi parrocchiale che quest’anno vestiva lo stesso tema del presepe allestito in chiesa e della rappresentazione teatrale con i pastori “nel PRESEPE tanti RIFLESSI della SUA LUCE”. Il bando del concorso diceva “La nascita di Gesù ci invita ad essere un riflesso della sua luce nel mondo. Quest’anno nel presepe farò attenzione nel posizionare personaggi particolarmente luminosi, in quanto riflesso della luce di Gesù”. E così è stato. Si dicono “meravigliati e pieni di gioia” gli educatori dell’ACR e le catechiste che hanno preso parte alla commissione esaminatrice del concorso visitando oltre 60 famiglie iscritte alla competizione. Hanno spiccato le qualità nei materiali e la creatività nel rispetto del tema del concorso. Alcuni di essi ricordano un presepe formato da tanti barconi di immigrati, con con uno al centro contenente la natività. Viene poi ricordato il racconto di un ragazzino vestito da pastore con un grosso sacco di farina in groppa che ha preparato il suo “dolce-presepe”, tutto a base di materiali commestibili, perché per lui “la dolcezza e la bontà sono riflesso della luce di Gesù nel mondo”. Una signora invece racconta di un imprevisto accaduto vicino alle feste. Dopo aver fratturato un arto, si trovava impossibilitata a realizzare il suo tradizionale presepe; così il figlio, le ha fatto un regalo nel giorno della Vigilia di Natale: giunto a casa della madre, ha pensato di realizzare per lei il presepe. Quest’ultima, tutta felice, dice che non sarebbe stato Natale senza il presepe. A tutti i concorrenti sono stati consegnati degli attestati di partecipazione, mentre ai premiati delle diverse categorie, degli oggetti elaborati a cura dei detenuti della casa circondariale “Santa Maria Maggiore” di Venezia.
A concludere il pomeriggio di preghiera e festa è stato poi il tradizionale falò allestito nel campo del Centro parrocchiale dall’Acli dove, simbolicamente, si è dato alle fiamme tutto ciò che impedisce di essere veri fratelli universali. In tanti hanno ringraziato per l’esperienza vissuta, per il contributo di ciascuno, per l’emozione sperimentata, per chi ha organizzato e diretto il tutto, permettendo di fare un’esperienza bella di Chiesa dove Gesù è Presenza viva e reale in mezzo a noi.
Leonardo Milan e Renata Bonato