Una liberazione? La fine dell'anno scolastico, gli esami e le interminabili vacanze
Spesso per i ragazzi la fine della scuola si accompagna alla preoccupazione di non sapere assolutamente come gestire il tempo improvvisamente svuotato dai riti quotidiani.
Una liberazione? Un po’ di malinconia? Una grana in più da gestire?
Quante cose, sentimenti, problematiche, si “nascondono” dietro il suono dell’ultima campanella della scuola.
Già, perché, salvo alcune eccezioni, è finito un altro anno scolastico – almeno quella parte dedicata alle lezioni in aula – e di fronte a una marea di studenti, più o meno grandi – si apre un spazio enorme da riempire. E non solo per loro: le famiglie si trovano più o meno all’improvviso a dover gestire problematiche di non poco conto, soprattutto quelle con bambini ancora piccoli – i ragazzini della primaria – e con le incombenze del lavoro che portano i genitori fuori casa tutto il giorno. Non è facile trovare la quadra e soprattutto non è facile trovarla “che funzioni”, cioè individuare e offrire opportunità a minori che rischiano spesso di rimanere lasciati a loro stessi.
Ma se agli occhi degli adulti sono spesso le preoccupazioni a venire associate all’ultima campanella, non è tanto differente nemmeno per gli studenti. Chi ha in casa degli adolescenti è abituato da tempo a sentire il fatidico “non ce la faccio più”…. “Finalmente finisce”. Sa quanto è diventato sempre più difficile sollevare dal letto ragazze e ragazzi che in molti casi sono già fisicamente uomini, veri e propri “armadi” da spostare di forza. Perché i mesi passati sui banchi, la primavera, il caldo sempre “insopportabile” – anche con un meteo che in molte Regioni non è stato davvero finora così favorevole al sole – si infilano tutti insieme, di prepotenza, nell’imbuto del “fine scuola”. “Non se ne può più….”
Ma di cosa, in realtà? Perché, sempre con gli occhi degli studenti (adolescenti) non di rado questo atteggiamento di attesa spasmodica della “liberazione” si accompagna alla preoccupazione di non sapere assolutamente come gestire il tempo improvvisamente svuotato dai riti quotidiani. Sì, quelli pesanti, noiosi, insopportabili di ogni mattina, ma capaci di dare senso e significato alle giornate. Che fare, dunque? Come riempire il vuoto? Non che manchino, al giorno d’oggi, le opportunità, ma non è sempre facile – e torna in campo a responsabilità/capacità degli adulti – organizzare e proporre in modo credibile occasioni di esperienza lavorativa, di scambi di volontariato o chissà cos’altro. Certo gli adulti – ancora loro – non possono fare a meno di pensarci e di farlo possibilmente “insieme”, nel senso che attivare sinergie, cercare collaborazione, agire come una “comunità educante” resta la chiave di volta anche in tempo non scolastico.
Due parole, infine, su chi l’ultima campanella la vive come… penultima. Perché sa di avere davanti una tempo di esami. In particolare i più grandi che devono affrontare la maturità: si parte il 19 giugno.
E qui si apre un mondo, con mille e mille sfaccettature che vanno dall’ansia legittima di chi comprende il senso del “fine corsa”, della valutazione determinante, fino all’incoscienza di chi ancora non si è reso conto di dove si trova (esperienza incredibilmente comune). Ansie che coinvolgono ragazzi ed adulti in un intreccio perverso troppo intricato da districare in queste righe e che viene ampiamente amplificato dai media, tra consigli di studio e… di dieta.
Quindi, niente suggerimenti in più, se non un incoraggiamento: vale la pena di affrontare l’esame con lo spirito di chi si mette alla prova come in una competizione sportiva. Bisogna essersi allenati, è indubbio, ma anche confidare nelle proprie risorse. Coraggio e in bocca al lupo.
Alberto Campoleoni