Una leggerezza serena. Il senso del vivere e del credere nelle parole di due artisti
Si rimane non poco sopresi, non sono teologi o filosofi a parlare delle “cose ultime” e qualche cosa potrebbe sfuggire al loro dire.
Di quando in quando lo sfogliare la lettura delle pagine di un giornale consente di incontrare pensieri imprevisti sul senso del vivere e del morire. È un incontro che non distoglie l’attenzione dalle fatiche e dalle ansie del tempo ma aiuta a leggerle e interpretarle in modo nuovo, certamente diverso da quello condizionato dalla frettolosità. Un modo leggero, visto che a proporli sono spesso uomini e donne dello spettacolo ma non così leggero da rimanere sospeso nell’aria o prigioniero delle nuvole.
Il 9 novembre Mogol, cioè Giulio Rapetti, autore dei testi di canzoni entrate nella quotidianità di tante persone è ospite in una trasmissione televisiva della Rai.
Gli viene chiesto se “crede” e lui così risponde: “Nel mio cammino di uomo e di artista ho sempre rafforzato la fede. Vivendo pienamente la fede mi sento un uomo migliore e le preghiere che mi ha insegnato da bambino mia madre le dico ancora tutti i giorni, e per tutti, specie per quelle vite che sono in pericolo”.
C’è silenzio nel pubblico anche quando, citando due suoi amici cantanti, risponde a una domanda più impegnativa, una domanda sulla morte: “…mi hanno fatto capire che l’aldilà è assai diverso da come ce lo immaginiamo. Intanto morendo non perdiamo la nostra identità e poi le persone care defunte hanno il potere di influenzare i nostri pensieri molto più di quanto non possono farlo i vivi che ci circondano…”.
Parole e pensieri di un uomo di 86 anni che ha camminato sulle strade delle canzoni e della musica come un viandante che sui sentieri della vita, propria e altrui, pensa alle “cose ultime”.
Pochi giorni dopo, 18 novembre, su un quotidiano nazionale appare un’intervista all’attrice e conduttrice tv Valentina Cenni che con il marito Stefano Bollani anima un programma televisivo serale dove la leggerezza di parole e suoni interrompe la pesantezza di tante notizie.
“La morte le fa paura?” chiede il giornalista. “Mi dispiace l’idea di lasciare questa vita – risponde lei – ma negli anni ho fatto una ricerca interiore profonda, vissuto esperienze fuori dall’ordinario che mi hanno cambiata. Non mi fa più così paura, sento che in realtà non finisce nulla, è un passaggio. Vivo un amore meraviglioso con tante persone care intorno. Il mio equilibrio ogni tanto traballa ma sento una pace che prima non avevo”.
Si rimane non poco sopresi, non sono teologi o filosofi a parlare delle “cose ultime” e qualche cosa potrebbe sfuggire al loro dire. Non sfugge però la leggerezza feconda di parole che interrompono la pesantezza della cronaca e aprono alla ricerca serena del senso del vivere e del credere.