Una domanda aperta. Alla fine dell’emergenza Covid dichiarata dall’Oms
L’ invito a non dimenticare si unisce a quello di custodire, cioè a coltivare alcuni insegnamenti sul senso e sullo scopo della vita.
Nel mondo le vittime del Covid sono state 20 milioni. Dietro un dato numerico ci sono persone e famiglie che hanno subito angosciate l’aggressività di un virus e si è affrontata una lotta affannosa per contrastarlo. Nello stesso tempo si è manifestata la solidarietà di tanti professionisti e volontari mentre l’inaspettata avanzata della tecnologia e della scienza fermava il mostro ma non la tempesta dei perché.
È trascorso poco tempo da quei momenti interminabili, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato la fine dell’emergenza Covid e si attende a breve la dichiarazione della fine pandemia.
L’estate che arriva contribuisce a fare della dichiarazione dell’Oms un motivo in più per mettere da parte una storia di sofferenza e di morte. E se questo è comprensibile non può essere che un passato così graffiante si dissolva del tutto.
Un primo appello che quest’esperienza rivolge a società e istituzioni riguarda la cura della sanità che sottoposta a uno sforzo immane ha bisogno di investimenti per fare fronte alle conseguenze e ai ritardi dovuti al Covid e, ancor più ampiamente, per rispondere all’art. 32 della Costituzione.
L’ invito a non dimenticare si unisce a quello di custodire, cioè a coltivare alcuni insegnamenti sul senso e sullo scopo della vita per non conservare la sofferenza vissuta in un archivio chiuso.
“Quando tutto finirà saremo migliori” si ripeteva in quegli anni e oggi ci si chiede se davvero questo cambiamento è avvenuto oppure se poco o nulla è rimasto di quella solidarietà e di quella consapevolezza del limite.
Quante fragilità a livello piscologico, anche nei più giovani, sono venute dalla prolungata e faticosa traversata della notte pandemica!
Ci sono domande che rimangono aperte e alle quali la scienza e la tecnologia hanno offerto e possono offrire risposte certamente positive ma non definitive.
Torna alla mente il monito di papa Francesco all’udienza generale del 26 agosto 2020: “Ma ricordatevi: da una crisi non si può uscire uguali. O usciamo migliori, o usciamo peggiori. Questa è la nostra opzione. Dopo la crisi, continueremo con questo sistema economico di ingiustizia sociale e di disprezzo per la cura dell’ambiente, del creato, della casa comune? Pensiamoci”.
Pensiamoci. Il rischio di smarrimento rimane, la dichiarazione dell’Oms sulla fine dell’emergenza Covid restituisce serenità e fiducia, chiede nel contempo di non abbassare la guardia e rilancia la domanda se dopo una crisi l’uomo sia diventato peggiore o migliore oppure tale e quale a prima.
La domanda sul senso della vita rimane aperta sollecitata da immagini e parole che vengono dal mondo vicino e lontano, dal mondo reale e da quello virtuale.