Un passo dopo l’altro, come insegna la montagna. Un anno fa la tragedia della Marmolada
Il cuore di Alessandra è rimasto lì, su quella che era la montagna che Tommaso amava più di tutte, il luogo come si immaginava il Paradiso.
“Ricordo che eravamo scesi dal ghiacciaio, ci eravamo tolti i ramponi e mancava poco per arrivare al rifugio, dopo una splendida giornata trascorsa lassù”.
È trascorso un anno da quel 3 luglio e le ferite nella roccia e nell’anima sono ancora vive.
Era una bella domenica di sole, una giornata ideale per andare in montagna. Alessandra De Camilli e Tommaso Carollo amavano vivere insieme la montagna. Lei architetto 51enne di Schio, lui manager 48enne di Zané, trascorrevano spesso il tempo libero in alta quota. Amavano e rispettavano la montagna, dove tra sentieri, rifugi e ferrate si sentivano a casa. Il 26 giugno avevano raggiunto la grande croce di vetta della Tofana di Rozes, a 3.225 metri, e da lì avevano spinto il loro sguardo verso l’infinito, lasciandosi cullare da candide e soffici nuvole tinte di sole, abbracciati nella bellezza delle Dolomiti.
Una settimana dopo, il 3 luglio, erano saliti sulla regina delle Dolomiti, la Marmolada.
Stavano facendo ritorno al rifugio, quando alle 13.43 l’aria viene squarciata da un boato.
“Il ghiaccio e le rocce che scendevano ad una velocità impressionante – ricorda oggi Alessandra sul suo profilo Ig – ho guardato negli occhi Tommaso e ho capito immediatamente la gravità di ciò che stava accadendo”.
Un seracco, 64mila tonnellate di ghiaccio e detriti, si stacca dal ghiacciaio di Punta Rocca, travolgendo a 300 km orari alcune cordate di alpinisti, tra cui anche Alessandra e Tommaso.
Erano uno accanto all’altra, come sempre. Mezzo metro di distanza, non di più. Ancora venti minuti e sarebbero arrivati al rifugio. Erano in un punto scoperto, dove non c’erano rocce dove ripararsi. Tommaso urla “via!” e poi getta la donna per terra, nel disperato tentativo di proteggerla col suo corpo.
Pochi istanti e vengono travolti da pietre, pezzi di ghiaccio e neve che rotolano a valle.
“Pochi istanti ed il buio, i ricordi frammentari dei momenti successivi. La paura, il dolore, i soccorsi, il sentirmi sola e persa”.
Alessandra perde i sensi. A risvegliarla sono i soccorritori. A un metro e mezzo da lei c’era il caschetto di Tommaso. Ma lui non c’era più.
Alessandra riporta diverse fratture. Appena le è possibile, dalla camera dell’ospedale S. Chiara di Trento, dove è ricoverata, affida a Ig e Fb il ricordo del suo compagno: “Ora che affiora qualche ricordo e qualche particolare in più, posso ragionevolmente pensare che, se sono viva è forse grazie a te. Tutti devono sapere che persona onesta, seria, corretta e altruista fossi. Con te mi sentivo sempre al sicuro”.
“È stato difficile fare un ordine ai ricordi e colmare i momenti di cui non avevo memoria – scrive Alessandra oggi, ad un anno di distanza, su Ig – ho ricostruito tutto dopo il racconto di chi mi ha soccorso per primo e dopo aver visto alcuni video e foto di quei momenti. È stato un anno difficile, fatto di dolore e di difficoltà, di cure, di mancanza, di una vita totalmente diversa da prima. Di ferite e cicatrici fisiche e psicologiche. Di una parziale invalidità che mi rimarrà per sempre. Di una persona che non sarà mai più la stessa”.
“Ma nello stesso tempo – prosegue Alessandra – questo è stato anche un anno di piccole riconquiste ed è stato come rinascere ad ogni piccolo progresso”.
Fin da subito aveva assicurato che appena fosse stata nuovamente in grado di camminare sarebbe tornata in montagna. E sarebbe tornata sulla Marmolada. Perché il suo cuore è rimasto lì, su quella che era la montagna che Tommaso amava più di tutte, il luogo come si immaginava il Paradiso.
Un anno dopo quella terribile giornata, Alessandra è tornata sulla Marmolada. Ci è tornata insieme al figlio di Tommaso.
“È passato un anno ed ho voluto tornare lì – scrive su Ig –. Riguardare quella montagna che tanto mi ha tolto, che mi ha fatto capire cosa significhi essere piccoli e mortali di fronte a tanta maestosità. E ho rivisto il punto esatto da dove è caduto il ghiacciaio, ancora aperto come una ferita. Con dolore ho rivissuto tutto, ma nello stesso tempo mi sono rappacificata con quei luoghi. Avevo bisogno di tornare lì per fare i conti di quello che è stato. Per dimostrare alla Regina che mi sono rialzata. Che la vita è un dono e io non posso sprecarla”.
Undici le vittime della tragedia della Marmolada: Liliana Bertoldi (58 anni), Nicolò Zavatta (22), la guida alpina Paolo Dani (52), Davide Miotti (51) e sua moglie Erica Campagnaro (44), Gian Marco Gallina (32) e la sua fidanzata Emanuela Piran (36), Filippo Bari (27), Martin Onuda (48) e la moglie Dana Pavel (46) della Repubblica Ceca, e Tommaso Carollo (48).
“Di fronte alla Marmolada – prosegue Alessandra su Ig – ho sentito che non la odio, che lì resterà sempre una parte di me. È stata l’ultima cima che ho fatto e non ne potrò fare altre. 11 persone sono lì per sempre. Io non sono più la stessa persona dell’anno scorso, ma ero di nuovo lì, ed è stato importante. Grazie a chi quest’anno mi è stato vicino. Grazie agli amici e alle amiche di sempre, che hanno accettato e condiviso la mia nuova situazione. Grazie a chi mi ha conosciuta dopo e mi è vicino nonostante la mia situazione non facile. Grazie alla mia famiglia. Grazie ai soccorritori ed ai medici. Grazie a chi mi ha accompagnata in Marmolada in questo weekend difficile. Grazie anche a chi non c’è stato, perché mi ha dato la possibilità di dimostrare che posso essere forte”.
La Procura di Trento ha deciso di archiviare il caso sulle possibili responsabilità del disastro. “La tragedia è stata ritenuta non prevedibile – aggiunge amareggiata Alessandra – e in un anno non si è fatto nessun passo avanti per evitarne altre. Spero che quanto accaduto a noi possa essere di insegnamento e sensibilizzazione”.
“03-07-2022 03.07-2023 – di nuovo qui, un passo dopo l’altro, come insegna la montagna”. Una manciata di parole che Alessandra ha scelto per accompagnare oggi le foto della Regina delle Dolomiti.
“Non è colpa della montagna ciò che è successo – scriveva il 19 agosto dello scorso anno – ma del destino, di un brutto destino. Ora sei su una vetta che non posso ancora raggiungere. Sono sempre stata meno veloce di te, ti seguivo, eri sempre tu davanti a dirmi come procedere ed anche questa volta sarà così, ma aspettami, prima o poi ti riabbraccerò, sulla vetta più bella, e questa volta sarà per sempre”.