Trump presidente. Politi (Ndcf): “Il rischio maggiore è un graduale e silente disinteresse verso la Nato”
Alessandro Politi, direttore del Nato defence college foundation (Ndcg), commenta a caldo l’esito delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti che indubbiamente cambieranno la direzione nei rapporti internazionali e l’approccio ai grandi temi globali, a cominciare dal ruolo giocato nell’Alleanza Atlantica
Lo scenario non è limpido perché, anche se la vittoria è arrivata, le acque in casa sono turbolente. Al termine di una campagna elettorale segnata da colpi di scena e di pallottole, Donald Trump si appresta a tornare alla Casa Bianca circondato da malumori nel suo stesso partito, andando a governare un Paese profondamente diviso. Alessandro Politi, direttore del Nato defence college foundation (Ndcg), commenta a caldo l’esito delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti che indubbiamente cambieranno la direzione nei rapporti internazionali e l’approccio ai grandi temi globali, a cominciare dal ruolo giocato nell’Alleanza Atlantica, messo in discussione.
Direttore, Donald Trump è il 47° presidente americano e si appresta a tornare alla Casa Bianca per governare un Paese lacerato e diviso e con diversi malumori anche nel suo stesso partito. La stupisce il verdetto delle urne americane?
No, sapevo che sarebbe stata una lotta sino all’ultimo voto elettorale. Citando il Vangelo, menzionato dal presidente Abraham Lincoln nel 1858 in campagna elettorale per la presidenza: ‘Una casa divisa in parti contrapposte, non può stare in piedi’. Aggiunse pure: ‘Credo che questo governo possa continuare a permanere mezzo schiavo e mezzo libero’. Questo potrebbe essere il problema più grande di questa presidenza.
Secondo le promesse di Trump, i conflitti come quello fra Ucraina e Russia e fra Israele e Hamas dovrebbero terminare subito. Ci crede?
Visto quanto successo con l’Afghanistan, ci sono voluti due anni di negoziati.
Forse con la guerra in Ucraina, si può arrivare prima ad un cessate il fuoco, mentre con la questione palestinese ci vorrà forse di più.
Le modalità politico-diplomatiche promettono di essere speditive, ma visto quanto si è ottenuto con gli accordi di normalizzazione, c’è spazio per delle alternative. Molto dipende in ogni caso dalla squadra intorno a Trump.
Trump, fra i proclami che ha fatto in campagna elettorale, ha detto che vuole uscire dalla Nato. È uno scenario possibile? Dopo quello che è successo in tempi passati con la Francia (1966) e la Grecia (1974), entrambe uscite per un tempo più o meno lungo dalla struttura militare integrata, non si può escludere nulla in linea di principio. Tuttavia è un processo complicato senza una chiara maggioranza parlamentare e, probabilmente,
il rischio maggiore è un graduale, silente disinteresse verso l’Alleanza, rendendola sempre meno credibile.
D’altro canto, la questione della ripartizione degli oneri di spesa non è più così acuta, come durante il precedente mandato di Trump.
Maria Elisabetta Gramolini