Spreco alimentare, occorre fare di più e meglio. Necessario puntare su stili di vita e consumi alimentari più sani e consapevoli
All’indomani della Giornata nazionale di sensibilizzazione, numeri e fatti indicano che la strada verso un “consumo etico” è ancora lunga.
Meglio di una volta, ma pur sempre ancora troppo per un mondo che deve fare i conti con una forte crisi economica, con la necessità di parsimonia, con tensioni internazionali formidabili e con una incertezza diffusa e persistente. Lo spreco alimentare continua ad essere uno degli scandali universali. E occorre riparlarne all’indomani della Giornata nazionale dedicata proprio a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema.
Certo, l’Italia non è tra i paesi più virtuosi ma nemmeno tra quelli più disattenti. Stando ad una indagine di Coldiretti e Censis, con la crisi economica scatenata dal conflitto in Ucraina, il 58% degli italiani ha iniziato a cucinare pietanze utilizzando gli avanzi dei pasti precedenti. Pratica, quella di riutilizzare gli avanzi, che si è diffusa anche negli uffici, e che indica passi in avanti verso la consapevolezza della necessità di porre attenzione all’alimentazione.
Si chiama “strategia di consumo etico” quella che si sta diffondendo tra le persone. Che probabilmente stanno acquisendo maggiore attenzione nei confronti della parsimonia alimentare, ma che vengono spinte in questa direzione anche da una indubbia difficoltà economica che sta investendo sempre più famiglie. Sempre il Censis, a testimonianza di tutto questo, indica che l’81% degli italiani avrebbe preso l’abitudine di fare una lista ponderata degli acquisti da effettuare per mettere sotto controllo le spese d’impulso, evitando di farsi guidare troppo dalla molteplicità di stimoli che sono attivati nei punti vendita. E tra gli scaffali il 92% della popolazione è attento a controllare la data di scadenza per acquistare solo cibo da consumare nel breve periodo.
Sfida comunque ancora tutta da vincere quella contro lo spreco alimentare. Che, fa notare Confagricoltura, può essere vinta non solo con la sensibilizzazione e l’educazione ma anche con la tecnologia e la ricerca. Queste ultime, viene fatto notare dall’organizzazione agricola, insieme agli strumenti applicati all’agricoltura possono da un lato permettere maggiori produzioni preservando le risorse naturali, e, dall’altro, contribuire a combattere lo spreco alimentare lavorando sulla durata e la conservazione degli alimenti, sui packaging innovativi, sui trasporti.
Accanto a tutto questo, viene fatto rilevare dagli imprenditori agricoli, è necessario comunque puntare su stili di vita e consumi alimentari più sani e consapevoli, oltre ad acquisire maggiore coscienza sul ruolo che ognuno può avere nella riduzione dello spreco e nel contribuire alla sicurezza dell’approvvigionamento alimentare. In questa operazione di educazione al consumo – dice ancora l’organizzazione degli imprenditori agricoli – è necessaria la collaborazione e il dialogo tra le filiere direttamente impegnate nel processo produttivo, le organizzazioni di rappresentanza, le istituzioni, ma anche le scuole, le università e i consumatori.
Percorso sicuramente complesso è difficile, quest’ultimo. E, in attesa di abbattere ulteriormente le percentuali di spreco, rimangono comunque i numeri della situazione odierna. Coldiretti, Confagricoltura e altre organizzazioni degli agricoltori e dei consumatori, riportano tutte gli stessi dati. Secondo l’ultima rilevazione dell’Osservatorio Waste Watcher International, gli italiani sprecano il 12% in meno di cibo rispetto ad un anno fa, che si traduce in un valore complessivo pari a 6,48 miliardi di euro. Continuiamo però a sprecare quasi mezzo chilo di cibo a persona a settimana, in particolare frutta, pane, insalata, verdure, aglio e cipolle.